Recensione: Forgotten Tales

Di Alessandro Calvi - 17 Febbraio 2002 - 0:00
Forgotten Tales
Etichetta:
Genere:
Anno: 1996
Nazione:
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80

Disco atipico questo Forgotten Tales.
Infatti non è un disco nel senso vero e proprio del termine, è qualcosa di strano. Nel dipanarsi delle tracce troviamo un gran numero di cover realizzate dal gruppo tedesco nel corso degli anni riprese da tanti generi diversi, tutte però rese con il classico stile dei Guardian. Ma non si tratta solo di un disco di cover.

Infatti c’è dell’altro.
Interessanti, molto interessanti, sono alcune delle canzoni storiche dei Guardian risuonate con un diverso arrangiamento, in genere più melodico, quasi da unplugged che ci restituiscono delle canzoni ormai divenute dei classici power, in una veste più classica. La cosa che si nota subito è che queste canzoni non perdono nulla della bellezza che le aveva caratterizzate in precendenza, anzi acquistano spesso una maggiore personalità.
E’ quindi difficile in un caso come questo fare una disamina delle canzoni, trattandosi di cover o di loro canzoni risuonate con un diverso arragiamento, mi limiterò quindi semplicemente ad attirare l’attenzione su alcuni brani particolarmente significativi. Sicuramente la prima canzone merita di essere ricordata quella Mr. Sandman comparsa inizialmente solo sul singolo omonimo, poi la successiva Surfin’ USA, potentissima cover dei Beach Boys , che ci regala uno Stauch alla batteria mai in così splendida forma.
Si passa alla quarta Lord of the Rings dal disco Tales from the Twilight World, con un nuovo arrangiamento che ne esalta le caratteristiche, veramente bellissima.
Tante sono le canzoni bellissime e menzioni particolari vanno alla versione acustica di Mordred’s Song, indimenticato capolavoro da Imaginations from the Other Side e alla nuova versione di Black Chamber da Somewhere Far Beyond.
Dallo stesso disco ci viene presentata la versione Live di The Bard’s Song – In the Forest, bellissimi i cori del pubblico, al punto che Kursch non canta neanche limitandosi a lasciar loro tutto lo spazio che vogliono.
Infine l’ultima canzone ci regala un brivido in più donandoci Theatre of Pain in versione strumentale come suonata da un’orchestra classica senza il cantato ma con la sola musica. Un solo commento: è quasi più bella così che nella versione originale.

Per concludere direi che mi sento di consigliare questo disco a tutti quelli che come me sono accaniti fan della prima ora del gruppo tedesco. Per gli altri forse è meglio cominciare ad ascoltare i Guardian da qualcosa d’altro. Un disco solo per aficionados per cui anche il voto è da interpretarsi come dato da un appassionato, senza nulla togliere però alle doti tecniche e alla validità dei brani proposti.

Tracklist:

01 Mr. Sandman
02 Surfin’ USA
03 Bright Eyes
04 The Lord of the Rings
05 The Wizard
06 Spread Your Wings
07 Mordred’s Song
08 Black Chamber
09 The Bard’s Song (live)
10 Barbara Ann/Long Tall Sally
11 A Past and Future Secret
12 To France
13 Theatre of Pain

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