Recensione: Fragments Of The Ageless

Di Vittorio Cafiero - 9 Marzo 2024 - 11:23
Fragments Of The Ageless
Genere: Death 
Anno: 2024
Nazione:
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75

Anno Domini 2024, se prendiamo come punto di riferimento i primi tentativi di Death e Possessed di dare vita al genere, quest’anno il Death Metal entra negli “anta” ed è ancora in perfetta forma. Merito soprattutto della sua capacità di rigenerarsi (sono innumerevoli al giorno d’oggi le correnti, i sottogeneri, le contaminazioni), ma anche di un buon numero di band lontane anagraficamente dalla vecchia scuola che riescono tuttavia a proporre uno stile e paradigmi sonori assolutamente classici. Una sorta di new wave of old school heavy metal, se permettete l’espressione eccessivamente didascalica, ma che esprime bene il concetto. Tra i massimi rappresentanti di questa ondata, ci sono sicuramente i californiani Skeletal Remains, usciti in questi giorni con “Fragments Of The Ageless”, il loro quinto lavoro (e secondo su Century Media), a quattro anni dall’eccellente “The Entombment Of Chaos”, album presente in molte top list di fine anno e tra i titoli del genere più significativi dell’ultimo lustro.

Quattro anni di tour per il globo, di intensa attività on-line e a livello di merchandising (elementi ormai imprescindibili se si vuole lasciare il segno nell’ambiente musicale odierno) che hanno consentito alla band di rafforzare ulteriormente quella che forse è la sua caratteristica principale, ossia l’abilità di costruire un sound perfettamente strutturato, organico e consistente, dove tutti gli elementi sono amalgamati a dovere e contribuiscono a creare una sinergia vincente. Nessun orpello, nessuna necessità di stupire con esagerazioni o effetti speciali, solo e soltanto death metal nella sua forma primordiale, ma perfettamente al passo con i tempi. Gli Skeletal Remains sanno suonare moderni all’interno delle loro soluzioni classiche, asso nella manica per essere realmente intergenerazionali a livello di pubblico. Anche “Fragments Of The Ageless” riesce perfettamente in questo. Nove pezzi (più la cover bonus di “Messiah Of Rage” degli Hate Eternal) assolutamente integrati l’uno con l’altro, con l’unico intermezzo strumentale rappresentato da “Ceremony Of Impiety” che ha il compito di dare un momento di tregua all’ascoltatore con atmosfere sinfoniche à la Fleshgod Apocalypse. Ma è comunque una breve pausa, perché con la successiva “Void Of Despair” (tra l’altro, pezzo scelto come primo singolo) si riparte con l’assalto sonoro, ed è una buona scelta perché si tatta di un pezzo che sarebbe stato un’ottima traccia d’apertura: posizionato dopo lo strumentale dà la sensazione di ripartenza a pieno regime, rinvigorendo sensibilmente l’album (non che ce ne fosse bisogno).

Ma la qualità è costante tra i solchi digitali di “Fragments Of The Ageless”, impressionano in particolare le strutture ritmiche e le ripartenze di “Cybernetic Harvest” e la carica cadenzata di “Verminous Embodiment”, che sfocia in una fase solistica splendidamente costruita: ecco, gli Skeletal Remains sono in grado di elaborare strutture death metal perfettamente equilibrate, architetture fatte di brutalità controllata, riduzione degli eccessi inutili e grande equilibrio delle singole parti. Un altro ottimo esempio in questo senso è la strumentale finale “…Evocation (The Rebirth)” dove il quartetto californiano sfoggia una masterclass della sua grande maturità a livello compositivo. Di musica estrema sicuramente si parla, ma che veramente tutti gli amanti del metal fatto con gusto e con la testa possono apprezzare, grazie soprattutto ai due principali songwriter Chris Monroy e Mike De La O.

Decisamente un ulteriore centro da parte degli Skeletal Remains, con un’uscita discografica che ha forse l’unica mancanza di non avere canzoni davvero anthemiche o che risaltino sulle altre, come lo erano state “Illusive Divinity” o “Tombs Of Chaos” del precedente album (ma questo potrebbe davvero essere un punto di vista soggettivo). Titolo da inserire subito nelle vostre già intasatissime wishlist!

Vittorio Cafiero

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