Recensione: From Western Shores

Di Stefano Usardi - 22 Marzo 2023 - 10:00
From Western Shores
Band: Gatekeeper
Etichetta: Cruz del Sur
Genere: Heavy 
Anno: 2023
Nazione:
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82

Aspettavo da tempo questo “From Western Shores”: più o meno dal 2019, quando i canadesi Gatekeeper, cioè, diedero alle stampe il loro EP “Grey Maiden”, un appetitoso spuntino arrivato a un solo anno dall’ottimo debutto “East of Sun” (vi avevo parlato di entrambi qui). Nonostante gli avvicendamenti in formazione – chitarra e voce – la ricetta dei nostri si mantiene coerente col passato, che per chi li conosce significa una sola cosa: un heavy metal muscolare, roccioso e dal taglio epico. Niente di nuovo sotto il sole, insomma, ma nonostante la prevedibilità latente che affiora di tanto in tanto durante l’ascolto di “From Western Shores”, va riconosciuta ai nostri la capacità di mantenere viva l’attenzione pur restando entro i limiti che l’ortodossia Trve impone. Ciò grazie a composizioni solide, dal piglio sanguigno ed appassionato e dotate della giusta verve: quanto basta per arrivare più che soddisfatti alla fine dell’ascolto. Per quel che concerne i nuovi entrati, Tyler si fa notare per una voce meno forzata rispetto a Jean Pierre, più limpida, pur mantenendo una ruvidità di fondo che non fa rimpiangere il predecessore, mentre la chitarra di Adam dona al quintetto un’attitudine più dinamica e maggiore fluidità. Questo si traduce in un lavoro più concentrato del debutto, con una scaletta che nonostante una maggiore omogeneità e l’assenza di schegge impazzite (come le rasoiate di “Blade of Cimmeria”, di cui ammetto di sentire la mancanza) guadagna parecchio in accessibilità senza perdere troppo in robustezza grazie al perfetto bilanciamento tra veemenza ed enfasi, ricordandomi quanto fatto qualche tempo fa dai Visigoth.

From Western Shores” si apre col rumore delle onde che introducono l’imponente title track: i ritmi sono quelli scanditi della marcia evocativa, poderosa, fatta di melodie maschie che offrono il destro all’avvento di cori melodici dall’intenso profumo eroico. “Death on Black Wings” si apre su un riff più dinamico: i nostri alzano di poco i giri del motore per dar vita a una bella sgroppata, i cui rimandi maideniani vengono rielaborati secondo un gusto più sanguigno senza perdere di vista la melodia. Con la strutturata “Shadow and Stone”, invece, si torna a calcare il terreno dell’epicità muscolare. I ritmi tornano quadrati, insistenti, miscelando abilmente fraseggi dilatati e dal lirismo fiero ad improvvise martellate incombenti. Un arpeggio languido ma colmo di aspettativa apre “Exiled King”, incentrata sulla figura di Harald Hardrada. Il pezzo mantiene i tratti della marcia bellicosa punteggiata da rapide incursioni trionfali, aprendosi in una sezione centrale dimessa, a metà tra solennità e malinconia sognante prima di tornare all’epos in tempo per il finale. “Nomads” introduce nella materia sonora dei Gatekeeper sporadiche note d’urgenza, pur all’interno di un pezzo dai ritmi blandi, quasi compassati. Il rallentamento centrale apre a una sezione solista d’effetto, dalle venature progressive, capace di passare dall’indolenza languida alla carica propulsiva prima di cedere il passo al finale nuovamente stentoreo. Un riff classicamente rock apre “Twisted Towers”, pezzo propositivo in cui i nostri abbandonano la consueta incombenza bellicosa per indulgere in un fare più sfacciato. Ciò crea una cavalcata iperattiva, avvolgente, che nonostante i ritmi non proprio fulminanti non resta ferma un attimo. “Desert Winds” tira il freno a mano per tornare sui più canonici binari della marcia solenne venata di carica battagliera, enfatizzata qua e là dai cori maestosi. L’intermezzo languido spezza la tensione, insinuando melodie compassate nella matrice dei nostri e screziandola di un accenno di progressive prima del finale nuovamente enfatico. “From Western Shores” si chiude con la lunga “Keepers of the Gate”, dedicata ai fan del gruppo. Com’era lecito aspettarsi, la traccia mette in luce gli elementi chiave dei canadesi, tra ritmi pulsanti, melodie maestose e trionfalismo a profusione. L’improvvisa impennata che apre la seconda metà trasforma il pezzo in una bella cavalcata, battagliera ed eroica, salvo poi tornare di colpo a velocità più contenute in tempo per il climax su cui cala il sipario.

From Western Shores” conferma le qualità dei Gatekeeper: sacrificando l’impulsività del debutto e togliendo un po’ di grasso superfluo, i canadesi confezionano un lavoro organico e scorrevole che mantiene inalterate passione e voglia di fare e le integra con l’esperienza maturata in questi anni. Un lavoro in cui cuore e muscoli sono al posto giusto, insomma, che di certo farà la felicità di tutti gli amanti del metallo più eroico.

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