Recensione: Frostbane’s Gate

Di Alberto Fittarelli - 10 Novembre 2003 - 0:00
Frostbane’s Gate
Band: Cold Void
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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80

E’ ancora il Piemonte a regalarci un nuovo esempio di black metal di prima classe, un genere che sembra essersi contratto quantitativamente ma che, almeno in Italia, riesce a sfornare produzioni ed autoproduzioni davvero degne di nota: i Cold Void (ex-Frostbane) si vanno ad aggiungere alla lista con una proposta classica ma notevole.

La band torinese è in attività già da qualche anno, strettamente connessa a quell’altra grande realtà musicale rappresentata dai melodic deathsters Disarmonia Mundi per alcune vicissitudini di line-up; finalmente stabilizzatisi, registrano e pubblicano questo Frostbane’s gate EP, un dischetto di 5 pezzi propri ed una cover. Lo stile della band si indirizza in verità su un black metal che, come già accennavo prima, possiede tutti i canoni della classicità norvegese: in questo caso siamo su tempi mai veloci, con un suono di chitarra freddo ma fortunatamente pieno e ben curato ed uno screaming roco, malvagio, qualcosa a metà tra i Satyricon ed i Carpathian Forest. E proprio quest’ultimo sembra essere il gruppo di riferimento principale dei 4 torinesi, tanto da far sì che il combo dedichi loro una cover della bella He’s turning blue: l’unico problema dato dalla resa di questa canzone è che risulta sin troppo simile all’originale, quindi nulla più che un buon tributo ai norvegesi.
Ma il tutto resta indietro di fronte alla qualità dei pezzi scritti dai Cold Void: su tutte la title-track, ottimo esempio di black ragionato ma gelido, con dei riffs semplici ed efficaci. Nulla di nuovo, per carità, ma sia la scelta dei suoni che la composizione in sè rendono il pezzo adattissimo lla riproposizione su un debut album, a mio parere…

Tra le restanti songs a spiccare vi è la terza Midwinter Awakening, di nuovo lenta ed angosciante, con lunghi e dolenti riffs chitarristici e le ottime parti vocali di Necronamtar ad incastrarsi perfettamente nella metrica del pezzo. Come già detto, su tutto il demo è comunque la registrazione a giocare una parte fondamentale: finalmente dei musicisti black che si rendono conto dell’importanza di un suono nitido, per quanto freddo, e che curano anche gli arrangiamenti di ogni singolo suono con una grande attenzione; piccolezze da cui si può dedurre la maturità del gruppo stesso.
Detto questo, trovo un po’ superflua la riproposizione della title-track con la stessa base musicale, ma con liriche (probabilmente) in norvegese: ma prendiamola come un pezzo bonus, nulla che vada a togliere punti al dischetto, anche perchè si tratta pur sempre di un’ottima canzone.

Questo è quindi un gruppo destinato a fare molto in futuro, se saprà definire e riconoscere a pieno le proprie capacità: una band che può evolversi parecchio e dare molto al black metal, anche senza per forza snaturare il proprio sound ma mantenendolo nei canoni qui proposti, se lo vorranno. Nel frattempo cercate questo Frostbane’s Gate, non ve ne pentirete.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Contatti:
necrodaemon@coldvoid.net
www.coldvoid.net

 

Tracklist:

1. Freezing Touch
2. Frostbane’s gate
3. Midwinter awakening
4. He’s turning blue (Carpathian Forest cover)
5. Magical correspondances
6. Fordevest I Frost

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