Recensione: Future World

Di Thrashing_Rage - 20 Agosto 2004 - 0:00
Future World
Band: Pretty Maids
Etichetta:
Genere:
Anno: 1987
Nazione:
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90

I danesi Pretty Maids negli anni’80 sono sempre stati considerati come una band di confine fra l’hard rock e l’heavy metal, una band amata sia dai seguaci del sound cromato e anche dai fans del metallo più raw e loud. Quindi come potrete ben capire da queste prime frasi, ci troviamo di fronte ad una band veramente grande, in grado di riunire il maggior numero di fans grazie al proprio sound cromato ma ultra-heavy.
Future World esce nel 1987, e la band memore di un debut-album stellare come Red Hot and Heavy che però peccava nella produzione, si trasferisce negli States per dare alla luce un disco perfetto in ogni suo aspetto, un lavoro che contiene riempitivi, solo sano Rock duro.
Si parte con l’anthem per eccellenza, Future World irromperà nelle vostre casse con la sua sontuosa carica euro-metal che vi proietterà proprio in un mondo futuro, fatto di macchine volanti, modelle-robot e palazzi che toccano il cielo (guardate il magnifico artwork per capire quello che dico), si prosegue con la marziale We came to rock (una vera e propria dichiarazione d’amore alla musica che tutti noi amiamo) e si arriva alla bellissima Love Games (da Love Games e da Future World furono girati due video-clip molto carini e coinvolgenti) dove chitarre ruggenti e tastiere pirotecniche si inseguono per creare un vortice ad alto tasso metallico. La voce di Ron Atkins è il massimo per intonare le strofe di questo class-metal masterpiece.
L’inizio di Yellow Rain sembra preludere ad una power ballad futuristica (per i temi trattati sull’ambiente), invece un riffone in pieno stile TNT trasforma la song in un puro heavy metal tour de force. Con la seguente Loud N’Proud (con un titolo cosi poteva essere solo un pezzo stellare) i Pretty Maids ci regalano ancora momenti magici, grazie al loro “tiro” cosi preciso e al ritornello che non vi uscirà mai dalla testa.
Rodeo e Long Way to Go si assestano su toni più sbarazzini e più rockeggianti, mentre Needles in the dark torna sui binari dell’heavy rock più epico. Un arpeggio morbido e in pieno stile eighties apre la dolcissima Eye of the Storm, qua la voce di Ronnie Atkins sembra imitare quella del suo collega Joey Tempest, e anche la song segue gli stilemi della famosa Open Your Heart degli Europe, ma resta il fatto che i Pretty Maids hanno saputo ben 17 anni fa, confezionare un disco perfetto, al passo coi tempi, un disco che è entrato nel cuore ad ogni sostenitore del heavy rock.

Tracklist:
1.Future World
2.We came to Rock
3.Love Games
4.Yellow Rain
5.Loud N’Proud
6.Rodeo
7.Needles in the dark
8.Eye of the storm
9.Long way to go

Line Up:
Ronnie Atkins – vocals
Ken Hammer – guitars
Allan De Long – bass
Phil Moorhead – drums
Alan Owen – keyboards

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