Recensione: Gentlemans Pistols

Di Gaetano Loffredo - 19 Settembre 2007 - 0:00
Gentlemans Pistols
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Anno: 2007
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68

Torniamo sulla macchina del tempo, viaggeremo a ritroso di una trentina d’anni quando due generi come il blues e l’hard rock vivevano, mano nella mano, il loro magico momento.
Non saranno i mitici Led Zeppelin, gli scanzonati The Sweet e nemmeno gli eletrizzanti Free, certo, ma questi Gentlemans Pistols hanno gran voglia di riscoprire e di immortalare la tradizione britannica offrendo una mezz’oretta di musica d’altri tempi.
E se ascoltandoli vi sembrerà di riassaporare le canzoni di Sir Lord Balthimore o dei Groundhogs non preoccupatevi, è il tipico retrogusto alla inglese rilasciato da un disco come quello che stiamo testando, un album il cui significato è scritto nelle pagine ingiallite di un libro sul rock & roll degli anni settanta.

L’esordio dei Gentlemans Pistols è sostanzialmente un confronto con la storia del rock blues, e se da una parte il gruppo tenta di “saccheggiare” la sostanza di un repertorio mai andato fuori moda, dall’altra prova a offrire qualche piccolo spunto personale, pochi ma buoni. Non mancano, purtroppo, le palesi scopiazzature.

Chris Rogers, il Jimmy Page della situazione, si destreggia (con una certa professionalità) con la sei corde “vintage” e gli assoli, anche se a volte eccessivi come nel caso del brano conclusivo, Parking Banshee, garantiscono le ordinarie dosi di energia e di vitalità.
Il timbro di James Atkinson piace, eccome se piace, sentitelo sbizzarrirsi sulla incalzante Just a Fraction, sulla frenetica Out Of The Eye o sulla distensiva Heavy Petting: non un livello tecnico eccezionale, intendiamoci, ma convince la genuinità dell’interpretazione. Ne consegue una linea vocale sfacciata e a tratti irriverente, in perfetto seventies style.

Il disco ha un fascino del tutto particolare tant’è che sembra registrato in presa diretta, senza nessuna sovra-incisione, una filosofia che la dice lunga sull’affiatamento e sulle capacità tecniche del quartetto britannico e la produzione, benché corredata (evidentemente) da suoni retrò, è certamente all’avanguardia.
I testi, sebbene non ci siano pretese intellettualistiche, sono il lato più trascurabile: la stragrande maggioranza “dedicati” alle donne e ricolmi di frasi a doppio senso che a volte scadono nella misoginia (anch’essi riconducibili ai Led Zeppelin degli early days, ricordate?).

I Gentlemans Pistols si concentrano sul recupero del lato più intenso del rock & roll e sulla sua attitudine: entrare nel cuore della gente con semplicità, magari divertendo.
Terminata l’apoteosi del primissimo ascolto e nonostante si stia parlando di un prodotto che ha come caratteristica principale l’immediatezza, è bene sottolineare come il debutto soffra della mancanza di composizioni davvero seducenti o di un riff memorabile, quanto basta per doversi accontentare di un voto “soltanto” discreto. In ogni caso, dategli almeno un ascolto.

Gaetano Loffredo
 

Tracklist:
01.Just A Fraction 
02.Out Of The Eye 
03.Heavy Petting 
04.Widow Maker 
05.The Lady 
06.Lying & Fooling 
07.Mistress Mistrust 
08.Creamy Lid 
09.Vivid Wonder 
10.Parking Banshee

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