Recensione: Glacial Inferno and Revenge

Di Matteo Donati - 22 Luglio 2007 - 0:00
Glacial Inferno and Revenge
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Anno: 2007
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78

La fama di Vitalij Kuprij è tale da creare una certa aspettativa per ogni suo lavoro e questo “Glacial Inferno and Revenge” è sicuramente un’opera degna di nota per mole e cura nella sua realizzazione.
Ci troviamo dinanzi infatti ad un album doppio (composto da “Glacial Inferno” e la ristampa del disco del 2005 “Revenge” appunto) in cui il celebre tastierista si è avvalso di numerose collaborazioni per completare il suo progetto.

Prima di formulare un giudizio globale su quest’ultima fatica vediamo analiticamente i singoli dischi che lo compongono. Revenge incorpora ritmiche incalzanti che ricordano sonorità dei primi anni ’90, quasi a mezza via tra lo street-metal da una parte e il neoclassico di alcuni lavori di Malmsteen (“Fire and Ice” in particolare) dall’altra: si ha l’impressione che questo CD si rifaccia molto a un periodo passato e lo rievochi con una notevole intensità. Non è infatti un caso che tra i vocalist presenti in “Revenge” vi siano appunto volti noti agli appassionati dell’axeman scandinavo: Joe Linn Turner, Goran Edman e Doogie White, cui si affiancano i volti un po’ meno noti di Apollo Papathanasio, Chris Catena e Shaun Leathy. Naturalmente la complessità tastieristica che  Kuprij apporta a diversi brani come “Into the Void”  e le batterie di John Macaluso rimandano sempre a contesti musicali progressive, senza dimenticare la classe inconfondibili di Michael Harris alle sei corde.  Nonostante ciò, alcune soluzioni del passato, care a diversi gruppi alieni alla scena prog come Stratovarious e Malmsteen stesso, vengono ripetutamente ripescate: mi riferisco ai duetti tastiera/chitarra in cui si avvicenda dapprima la contemporaneità degli strumenti e, successivamente, una rapida alternanza verso il crescendo finale. Questo è quanto accade nella title track “Revenge” probabilmente scelta per il titolo di facile richiamo piuttosto che per la rappresentatività dell’album. Alcuni pezzi sono ben realizzati e vantano chitarre acustiche davvero gradevoli ma sono spogli di elementi originali (sia per ciò che riguarda i testi che per le sonorità) come nel caso di “Just Another Day” che funge, a mio avviso, quasi da riempitivo nel disco.
Il genio e l’abilità di Kuprij riescono comunque a emergere da questo “Revenge” e a ricordarci che l’autore padroneggia tastiere e pianoforte come una naturale estensione delle sue mani, magnifica infatti la traccia strumentale di solo piano “Excerpt from Sonata in E Minor” di Haydn.
Infine arriviamo al picco di complessità ed armonia di questo disco: “Classic War”. Il brano strumentale in questione vanta una lunghezza di ben nove minuti e quarantuno secondi, qui  si vedranno in parte ripresi i temi di “Excerpt”, sviluppati in un cameo che miscelerà elementi classici/metal/progressive con gusto ed originalità. Si ha la sensazione che le precedenti 6 tracce di “Revenge” fossero solamente un assaggio ed un preludio alla complessità ed il furore di un Kuprij che, quasi svincolato da necessità commerciali, compie un excursus tra generi opposti padroneggiandoli con intensità e rara inventiva. L’impressione di fondo è che il Kuprij più genuino e libero da clichè sia quello che opera unicamente nei brani privi di voce.
Ad abbassare di non poco il tono dell’opera sono  invece brani come “Emperor’s will” in cui il gusto è marcatamente anni ’80 e dove l’apporto di Vitalij è pressoché nullo, le atmosfere cupe mal si conciliano con un cantato lento e trascinato la cui amalgama finale tradisce un generale senso di già sentito. Ci si domanda il perché si sia deciso di includere un brano del genere così fuori contesto. A guarnire il resto di “Revenge” sono brani come “Stand up and fight” e “Follow your heart” che si lasciano ascoltare bene, privi di personalità forse, ma entrambi abbelliti da complessi, seppur brevi, assoli di Kubrij.
In chiusura un pregevole duetto chitarra/piano accompagna il lento “Let The Future Unfold”, ancora una volta però i pregi strumentali vengono, a mio avviso, messi in ombra da una scelta opinabile del vocalist, certamente dotato, ma eccessivamente autocompiacente nei suoi gorgheggi quasi “pavarottiani”.

Veniamo ora ad esaminare “Glacial Inferno”, l’altra metà dell’opera. Uno splendida “Overture” del disco ci proietta con un’incalzante suonata di piano e tastiera verso ritmiche più complesse, decise e marcatamente prog metal di quanto visto in “Revenge”. “Symphonic Force” grida all’ascoltatore le capacità compositive ed esecutive di Kuprij, ideale proseguo di questa è la traccia successiva “Liquid Rain”, anch’essa strumentale e vorticosa nella sua evoluzione costituita da ritmiche dispari e deliranti tastiere. Anche in questo caso l’alternanza di elementi classici, di piano con tastiera, e i richiami ad un tema principale mai del tutto abbandonato,  contribuiscono a far brillare l’opera di una luce propria anche se non priva d’influenze. Altra nota positiva va alle capacità dell’autore di misurarsi e completarsi con le chitarre di Harris: “Fire in the Sun” ne è un magnifico esempio. Dal titolo della traccia e da alcuni passaggi di stampo neoclassico (presenti anche clavicembali e chitarre classiche) non si può non pensare che anche Kuprij abbia subito il fascino delle opere di Malmsteen (cui oltre che reclutare il cantante, ne apostrofa gli arpeggi in svariati passaggi… e richiama forse anche il nome dell’album “Fire and Ice”). In difesa del nostro Autore possiamo comunque affermare che la sommatoria ultima dei cromatismi ottenuti si distingue piuttosto bene dai lavori di Yngwie, mantenendo così un profilo distinto. Sempre riguardo a contaminazioni, più curiose quelle presenti in “Divided Horizon”, alcune vicine al jazz ed alla fusion ma perfettamente amalgamate anche questa volta nella corrente progressive del pezzo.
Come accaduto per “Revenge” anche in “Glacial Inferno” la title track risulta piuttosto comune, priva di un reale mordente, anche se ben realizzata e forte di chitarre molto capaci. Un assaggio di “ipertecnicismo” invece arriva con la complessa “Dancing Flame” costituita da ritmiche esasperatamente dispari e duelli batteria-tastiera degni di nota. I richiami in questo caso forse sono più vicini ai “Dream Theather” di “Awake”, una cosa è certa: i musicisti di cui si è avvalso Kuprij per la realizzazione di questo doppio album sono indiscutibilmente di prim’ordine. Da segnalare in chiusura la bonus track “Theme by Albioni”, una versione tastiera del celebre tema: scelta curiosa sia per il generale tono aggressivo di “Glacial Inferno” sia per il tipo di campionamento adottato per le tastiere in questo brano dal gusto piuttosto retro.

“Glacial Inferno” e “Revenge” sono due dischi che non definirei complementari: non è infatti di un’unica opera  spezzata in due parti che stiamo parlando. “Glacial Inferno” vanta unicamente brani strumentali, vede in primo piano Kuprij e le sue indubbie doti messe in luce in un’opera complessa ed aggressiva, piacevole dal primo pezzo all’ultimo. “Revenge” ha più il carattere di un “omaggio” a sonorità e gruppi del passato, lo stesso Vitalij si limita sovente ad accompagnare (seppure in maniera più che pregevole) quelli che sono i temi portanti, molto orecchiabili tra l’altro, del disco.
A difesa di “Revenge” ricordiamo la splendida “Classic War” che da sola potrebbe valere l’acquisto dell’intero album. Per i fan di vecchia data di Kuprij penso che l’opera principale risulterà indubbiamente “Glacial Inferno” ma non disdegneranno la ristampa di “Revenge” cui però, temo, non dedicheranno che pochi ascolti.

La doppia uscita nella sua globalità rimane comunque vasta, complessa e meritevole dell’attenzione di chiunque abbia a cuore il genere progressive/neoclassico, di cui Kuprij è indiscusso maestro. Le perplessità vengono sicuramente da “Revenge”, inserito forse come supplemento al nuovo album nel tentativo di fornirgli una maggiore visibilità. Qualcuno potrebbe decidere per questo di limitarsi ad acquistare una copia del solo “Glacial Inferno”. Ciò non toglie che in ogni caso il box-set rimanga nel complesso meritevole di tutta l’attenzione degli appassionati del genere.

Tracklist:

Glacial Inferno
1. Symphonic Force
2. Liquid Rain
3. Fire In The Sun
4. Glacial Inferno 
5. Divided Horizon
6. Dancing Flame
7. Forgive
8. Dying to Live
9. Burning Ice

Revenge [reissue]
1. Burning My Soul 
2. I Don’t Believe in Love 
3. Into the Void
4. Revenge 
5. Just Another Day
6. J. Haydn – Excerpt From Sonata in E. Minor
7. Classic War 
8. Emperor’s Will 
9. Follow Your Heart 
10. Stand Up and Fight 
11. Let the Future Unfold

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