Recensione: Glory Or Death
L’embrione dei Lost Legion risale al 1998, quando gli Allain bros – Frank Xavier ‘Swordmaster Decado’ (lead & rhythm guitars, backing vocals) e Adam ‘Battlemaster Dace’ (rhythm guitars, backing vocals – danno vita ai The Clan Of Steel, un combo di HM puro, in quel di Londra, figlio di quanto scritto in precedenza da Manowar, Judas Priest e Blind Guardian. Testimonianza vivente di quel periodo è l’Ep The Wanderers. Negli anni successivi la band si allarga, entrano Mark ‘Shadak the Merciless’ Harrington (bass) e Tom ‘Connavar the Demonblade’ Williams (lead & backing vocals) in prima battuta, per poi completare la line-up con l’innesto di Sterghios ‘Grymauch the Hammer of the North’ Moschos (drums). Il cambio di monicker, a quel punto, è dietro l’angolo: nascono i Lost Legion e Glory Or Death rappresenta il Loro esordio su full length, precisamente per la label inglese Iron Age Records.
I quasi cinquantacinque minuti del disco forniscono antichi brividi figli della tradizione segnata da band immortali come Omen, Warlord, Cirith Ungol, Manilla Road, Virgin Steele nonchè i nostrani Doomsword – non a caso citati dai Nostri fra le influenze – nonché Wotan. Qui scoppiettamenti vari non ve ne sono, i cori sono maschi ma carichi il giusto, privi delle bombastiche – e artefatte – impennate tanto care a certo Epic altisonante, peraltro rispettabilissimo. Il viaggio inizia con l’eroica Riders Of The Mark che da sola definisce le coordinate cavalleresche del Lost Legion, si prosegue fra gli incalzanti riff all’americana di This Day I Die per poi incrociare lo spettro dei Virgin Steele nelle feroci e dirette The Atrocity e Blademaster. Carnage On The Walls Of Delnoch è di una solennità devastante, per certi aspetti vicina ai Medieval Steel mentre Stranger scorre senza lasciare traccia alcuna. In Gellan’s Lament fuoriesce il vecchio sangue britanno dei Nostri, fra duelli di fiere asce HM e urla di battaglia dirette discendenti dei vecchi, sacri maestri dell’Epic Metal. La saga continua, e poi si chiude, fra l’altalenante Behold The Runesword e l’immensa The Last Scion: nove minuti di imperitura estasi metallica trasognata e trasognante, da gustarsi con l’Excalibur – ben lucidata e dai risvolti cromatici verdini scintillanti – al cielo, sotto i riflettori da 75 watt della stanzetta d’ascolto.
Lost Legion è un combo costituito da cinque persone che intendono la vita e il concetto di heavy metal nella stessa maniera, viceversa sarebbe impossibile riuscire a comporre dei brani adulti come la traccia numero nove sopra descritta, dove i Nostri suggellano la prestazione, con Tom Williams, il singer, sugli scudi. Il Loro suono è un monolite, laddove la coesione dà il proprio meglio, incarnando il significato più profondo di band, scevro quindi da protagonismi fuori luogo. In certi passaggi il songwriting è assolutamente migliorabile, così come logo e packaging – il booklet è davvero troppo scarno – ma soprattutto lascia a desiderare la resa sonora: minimale, farraginosa e piatta. Va bene rifarsi agli anni Ottanta, ma altri esempi illustri ci hanno insegnato che ci si può mantenere barbari senza macchia e senza paura anche con un sound più “vendibile”.
Glory Or Death?
Glory, cari Lost Legion… Glory, no doubt!
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. Riders Of The Mark
2. This Day I Die
3. The Atrocity
4. Blademaster
5. Carnage On The Walls Of Delnoch
6. Stranger
7. Gellan’s Lament
8. Behold The Runesword
9. The Last Scion
Line-up:
Tom ‘Connavar the Demonblade’ Williams – lead & backing vocals
Frank Xavier ‘Swordmaster Decado’ Allain – lead & rhythm guitars, backing vocals
Adam ‘Battlemaster Dace’ Allain – rhythm guitars, backing vocals
Mark ‘Shadak the Merciless’ Harrington – bass guitar
Sterghios ‘Grymauch the Hammer of the North’ Moschos – drums and percussion