Recensione: Grey Sky Over Black Town

Di Daniele D'Adamo - 31 Maggio 2016 - 20:14
Grey Sky Over Black Town
Band: Illdisposed
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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76

Venticinque anni di vita, quattordici album in studio. Questo, in estrema sintesi, l’invidiabile palmarès degli Illdisposed, paladini del death metal senza compromessi. Death metal senza compromessi, però, che sfugge dall’underground per piazzarsi, disco dopo disco, nelle chart danesi e tedesche.

Nel 2014 era il turno di “With the Lost Souls on Our Side”. Ora, dopo l’avvicendamento di Kim Jensen con Rasmus Schmidt alla batteria, è quello di “Grey Sky Over Black Town”.

Uno strano caso, quello del quintetto di Aarhus. Un discreto, anzi buon successo internazionale, la costante presenza fra i migliori epigoni di Charles Michael “Chuck” Schuldiner, una solidità di musicisti impressionante come dimostrano, per l’appunto, i pochi dati più su riportati. Dati che dipingono una formazione sempre sul pezzo, sempre sulla breccia, sempre tosta e, soprattutto, anti-commerciale. Sì, poiché il loro sound è tutto fuorché easy, fruibile ai più. 

Anzi, la caratteristica del suono dei Nostri è proprio insita in un’endemica mancanza di melodia, tale da escludere nel modo più assoluto ritornelli accattivanti, catchy o similari. Eppure, Bo Summer (detto non a caso “Subwoofer” per via dei suoi polmoni baritonali) e compagni sono sempre lì, sulla cresta dell’onda. Pronti a sciorinare le loro song sparse in così tanti dischi da rendere evidente il loro talento compositivo.

Un talento compositivo tuttavia non assolutamente eccelso che, probabilmente, rappresenta il loro (unico) tallone d’Achille sin dagli esordi. “Grey Sky Over Black Town”, esattamente come i suoi predecessori, è una poderosa mazzata sui denti. Spacca la schiena, spezza le ginocchia. Talmente è debordante, come da tradizione dell’ensemble stesso, l’energia che sprizza da ogni poro del platter. Tuttavia, pare mancare quel pelino in più tale da rendere gli Illdisposed davvero parte principale della Storia del death metal.

Ovviamente è una sensazione a pelle di chi scrive, poiché, obiettivamente, brani come ‘I Tried to Live’ e soprattutto ‘I’m Not One’ sono coriacei come le Montagne Rocciose. Arcigni, dal ritmo devastante, seppur si sfori raramente la barriera dei temuti blast-beats. Autentiche martellate di Thor sulla schiena. Terremoti che sconquassano terra, aria e mare. ‘I’m Not One’, in particolare, è un pauroso assalto a 360°, con main riff da capovolgere un continente. Svolta spinta oltre i limiti dell’allucinazione, e cioè dei ridetti blast-beats. Con l’inumana ugola (?) di Bo a condurre il terminale attacco fonico.

“Grey Sky Over Black Town”, allora, si può dipingere, in modo semplice e immediato, come la propaggine in avanti di “With the Lost Souls on Our Side”. Non troppo avanti, ma nemmeno indietro. E, questo, forse, dopo così tanto tempo sulla breccia, è un bel biglietto da visita, per gli Illdisposed e la loro nuova creatura.

Daniele D’Adamo

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