Recensione: Grim Tales

Di Davide Iori - 10 Febbraio 2009 - 0:00
Grim Tales

Conclusa la collaborazione con Nuclear Blast records dopo due dischi giudicati dai più come un mediocre tentativo di far fruttare il nome di Johan Lindstrand buttandosi in un genere commercialoide con il supporto di una grande casa discografica, gli one Man Army and The Undead Quartet ripartono da zero ottenendo un contratto con Massacre Records e dimostrano innanzi tutto una cosa: se avevano una produzione eccezionale prima non era certo per merito dei soldi della più grossa etichetta metal del mondo, in quanto anche il lavoro oggetto di questa recensione, Grim Tales, mostra suoni ben oltre la media ed una cura maniacale del dettaglio. Sfatata dunque la diceria che affermava che i nostri si stavano avvalendo dei potenti mezzi di Nuclear Blast per ottenere un prodotto-disco ed una visibilità oltre quello che avrebbero meritato possiamo concentrarci sulla musica, dicendo immediatamente che siamo di fronte ad un gran bel disco.

Gli One Man Army And The Undead Quartet dimostrano di aver capito che oramai siamo nel nuovo millennio da quasi dieci anni e che, anche volendo rimanere fedeli alle origini del death, non è più possibile continuare a proporre un certo tipo di musica facendo finta di essere ancora negli anni 90. Sebbene ad oggi abusati, espedienti come i breakdown, i riff a nota singola senza power chords e l’alternanza tra cantato pulito ed estremo sono oramai diventati degli standard con cui non si può evitare di confrontarsi. I nostri decidono dunque di rimanere in un certo qual modo fedeli alla tradizione svedese del death metal (ad oggi, a parere di chi scrive, adeguatamente rappresentata solo dai sempre più sorprendenti Bloodbath), cercando però al contempo di innovarla come si dovrebbe in un’epoca dove o si tiene dietro ai ritmi della concorrenza oppure si corre il rischio di essere sorpassati da una marea di ragazzini in grado di proporre ottima musica ad età in cui un tempo si andava ancora a scuola ed al massimo si usava la chitarra per far colpo su qualche coetanea (i Trigger the Bloodshed sono solo un esempio tra i tanti possibili). In questo Grim Tales dunque si può ascoltare una serie di canzoni di pregevole fattura, prodotte e suonate alla perfezione da gente che sa il fatto proprio e, soprattutto, si sa giostrare con maestria non indifferente tra vecchio e nuovo, evitando i soliti “ritornelli cantabili”, ma inserendo una grossissima dose di melodia in canzoni che comunque partono da una base veramente aggressiva, la quale riesce a non suonare eccessivamente scontata o derivativa in un’epoca in cui tantissime band credono di essere originali prendendo elementi da varie correnti musicali e mischiandoli in maniera a volte coerente, ma nemmeno sempre.

Un’ottima prova dunque da parte degli One Man Army and the Undead Quartet questa, la quale ha come unico, evidente difetto, la mancanza di una hit degna di questo nome, la classica canzone con cui far impazzire la gente ai concerti, quella da fare aspettare in modo che la gente urli il suo titolo per tutto lo show richiedendola a gran voce. Se questo elemento non permette ai nostri di raggiungere vette assolute, tuttavia non toglie nulla ad un disco che è superiore alla media delle uscire recenti in ambito core-modern-melodic… consigliato.

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Tracklist:
1- Black Clouds
2- Misfit With a Machine Gun
3- Saint Lucifer
4- Cursed By The Knife
5- Date With Suicide
6- Death Makes it All Go Away
7- Dominator of the Flesh
8- Bonebraker Propaganda
9- Make Them Die Slowly
10- The Frisco Reaper
11- Bastards of Monstrosity