Recensione: Harbinger

Di Andrea Bacigalupo - 5 Settembre 2025 - 8:30
Harbinger
Etichetta: CDN Records
Genere: Thrash 
Anno: 2025
Nazione:
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75

Thrash Till Death!”, questa è la regola fondamentale e gli statunitensi Electrocutioner la seguono alla grande, senza il minimo indugio.

La band è nata cinque anni fa in quel di Long Island e dopo aver scelto di assumere il nome di uno dei nemici di Batman, una sorta di antieroe un po’ criminale ed un po’ giustiziare, ha cominciato la sua carriera dando vita prima ad un paio di EP e poi un primo Full-Length dal titolo ‘False Idols’, uscito nel 2023.

Ora è la volta di ‘Harbinger’, nuovo album disponibile dal 5 settembre 2025 e distribuito da CDN Records.

C’è poco da dire, il loro è indubbiamente il Thrash di una volta, quello che ci ostiniamo a chiamare Old School ma che, forse, sarebbe più giusto definire “One School” perché, se ci si pensa bene, è nato oltre 40 anni fa da un manipolo di manigoldi (musicalmente parlando, ma anche no) già incazzati con il mondo che andavano ancora a scuola e da allora così è rimasto.

Whiplash, Possessed, Destruction, i primi Exodus … anche i Venom qua e là, questo porta alla mente ‘Harbinger’. Il suo pregio ma anche il suo difetto, bisogna dire: gli Electrocutioner hanno sicuramente una loro personalità, ma che, purtroppo, si perde nel mare dei molti e non traspare. Cerchiamo di spiegarci meglio: i gruppi principali degli esordi, come Metallica, Slayer, Megadeth, Anthrax … ma anche molti altri (mettiamo assieme quelle che vengono definite la prima e la seconda ondata Thrash, per fare un po’ i tecnici) erano riconoscibili ancora prima che la puntina calasse sui solchi, avevano ognuno un forte tratto distintivo.

Ora, se si prendono una cinquantina tra i CD delle nuove leve apparse negli ultimi 10 anni, gli si toglie la copertina e si mischiano, difficilmente poi si riescono a rimettere a posto, tranne che per qualche eccezione naturalmente.

Il movimento oggi è così … tantissima gente suona Thrash Metal, ed anche molto bene, ma, escludendo i vecchi leoni, pochissimi sono quelli che riescono a distinguersi.

Gli Electrocutioner appartengono a questa categoria: il loro prodotto e validissimo ma dal punto di vista della novità è “0 assoluto”.

Và beh! Pazienza. Soprattutto peccato, questa band ha un potenziale enorme: ‘Harbinger’ è ruvido, feroce ed abrasivo, una serie di missili ad alta dirompenza che cozzano contro una lastra metallica di forte spessore.

Gli Electrocutioner scrutano il lato scuro dell’uomo mettendosi nei panni di chi sta subendo un torto o di chi sta avendo un’esperienza comunque terribile, aguzzino od oppresso che sia, prendendo ad esempio personaggi di fantasia od anche realmente esistiti, come il dittatore di un regno post-apocalittico che non riesce a tenere i suoi sudditi sotto controllo (‘Doomsday Device’), il bambino Inca sacrificato agli dei (‘Lightning Sacrifice’), un membro di Heaven’s Gate (che fu una setta ufologica di San Diego coinvolta in un suicidio di massa) che spiega perché si sta uccidendo (‘Heaven’s Gate’), un angelo/demone (‘Harbinger’), i Davidiani durante l’assedio di Waco (‘Seven Seals of Koresh’).

Lo fanno in modo truce, senza tregua, con pezzi che viaggiano veloci, carichi di una furia cieca e indomabile che innalza un muro sonoro pazzesco, intriso di una melodia infernale che ne accentua il carattere indomito e sovversivo.

Sembrano non volersi fermare mai, la puntina sui solchi sfrigola generando un’atmosfera cupa e rovente: i riff si susseguono furiosamente, la voce è malvagiamente carica del riverbero dell’inferno ed i cori sono prepotenti e, per quanto il songwriting non sia variatissimo od innovativo, questo disco non ha momenti di stallo, va e brucia! Un vero assalto.

Alla fine, preso a sé, ‘Harbinger’ è un ottimo disco, con il solo difetto di essere uscito in un periodo storico in cui che ce n’è troppi così e nessuno riesce a superare chi c’è dall’inizio. Cosa ci possiamo fare? Nulla se non ascoltarlo e dare una chance agli Electrocutioner, mettendo per un po’ di tempo il CD con lo scheletro dell’essere alieno che brucia in copertina per primo sulla nostra pila.

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