Recensione: Harvest

Di Tiziano Marasco - 1 Giugno 2012 - 0:00
Harvest
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Anno: 2011
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70

Sembra una strana, e anche piuttosto divertente, incongruenza quella che cela, dietro al nome di una pianta carnivora tropicale, sei omoni provenienti dalla terra dei mille laghi. O, più presumibilmente, i Man-eating tree hanno scelto questo monicker per richiamarsi ad uno scenario da film horror, ottima cornice per il gothic metal che i nostri ci propongono.

Risalendo ulteriormente alle radici della pianta, veniamo inoltre a scoprire che fondatore della band è Vesa Rantar, già attivo coi Sentenced alla batteria. Non bastasse questo, scopriamo poi che in formazione ha militato anche Miika Tenkula, prima che l’albero della vita non ce lo portasse via.
Nati appena nel 2009, con “Harvest” i nostri arrivano al loro secondo full-length, una prova nella quale dimostrano come l’esperienza Sentenced non sia stata dimenticata e che, come insegna il proverbio, la classe non è acqua.
Quello che viene fuori è, infatti, un gustosissimo mix tra gli Antimatter più metallizzati (quelli di “Leaving Eden”), uniti alla leggerezza dei migliori HIM (o “To Die For” se il gruppo di Ville Valo vi fa venir l’orchite). Il tutto si traduce in un’ora di musica certo pesante, eppure riflessiva e maestosa. Una musica che dosa con estrema sapienza momenti dolci ad altri più aggressivi.
Né è splendido esempio “At the Gates of Country Chapel”, che assieme all’intro costituisce una imponente entità di circa 8 minuti, in cui si uniscono ritmiche misurate, tastiere angeliche e chitarre massicce. Il tutto coronato da un refrain maestoso e spettacolare che concquista sin dal primo ascolto: un brano davvero fantastico.
Di tutt’altro tenore, quasi all’opposto, il singolo “Armed”, rapido e veloce, con un ritornello “drammatico” che sicuramente non mancherà di frantumare i cuori delle ragazzine finlandesi. Una canzone che pur tuttavia segnala degli arpeggi che son presi in prestito ai migliori Katatonia, quelli di “Last Fair Deal Gone Down” e “Tonight’s Decision”.
Proprio in questo sta un altro grande merito di questa band. Pur dando vita a song di facilissima assimilazione, infatti, i nostri sono in possesso di un gusto e di una capacità compositiva non comune, una band che produce musica semplice e, al contempo, con diversi livelli di lettura. A tal proposito è straordinaria l’intesa delle due chitarre, che riescono spesso ad intrecciare una base heavy-dark a riff pigolanti, nella migliore tradizione, appunto, di Miika Tenkula.
Nel contempo diverse canzoni risultano anche piuttosto strutturate, come “Code of Surrender”, che cambia spesso ritmo senza mai risultare banale. O come “All You Kept Free”, che, partendo ancora da riff alla Katatonia, si evolve in un pezzo atmosferico magistralmente concluso da una parte di tastiere. Si può citare anche “Like Mute Companions”, che somministra con grande equilibrio una strofa dolcissima, un refrain più tirato ed un assolo abbacinante. Mentre solo dolcezza esprime la strumentale “Karsikko”, con un pianoforte decisamente sugli scudi; chiusura perfetta per un disco compatto, senza sbavature.
Infine una bonus track che è un’ennesima sorpresa. La canzone si chiama “Everything Dies”. Al primo ascolto si nota qualcosa di diverso, qualcosa di non appartenente al gruppo. Ma è solo l’ascolto del testo che identifica questo pezzo come la cover di un brano dei leggendari “Type O Negative”, a riprova del fatto che le radici del Man-Eating Tree sono profonde e vanno ben oltre ciò che l’orecchio può sentire. Proprio questo riferimento ai “Type O Negative” fa, infatti, comprendere lo strano connubio tra atmosfere oscure tipicamente gotiche e la struttura del songwriting che col gothic attuale ha ben poco da spartire.

Insomma, un album tutt’altro che impegnativo, anche perché, una volta tanto, “Harvest” non è supportato dalle produzioni magniloquenti tipiche del gothic. Si tratta, però, anche un album maturo e di qualità decisamente sopra la media. Infine ci troviamo, soprattutto, davanti ad un lavoro che esemplifica al massimo l’idea di musica intesa come svago, senza scadere nello stucchevole o nell’infinita riproposizione di cliché ampiamente sperimentati. Consigliatissimo per riposarsi, magari dopo aver attraversato le giungle del prog o i deserti (di ghiaccio) del black.

Tuomas Tuominen – Vocals
Janne Markus – Guitars
Antti Karhu – Guitar
Mikko Uusimaa – Bass
Heidi Määttä – Keyboards
Vesa Ranta – Drums

Tracklist:
01 Harvest Bell
02 At the Green Country Chapel
03 Code of Surrender
04 Armed
05 Like Mute Companions
06 Exhaled
07 Down to the Color of the Eye
08 Incendere
09 All You Kept Free
10 Karsikko
11 Everything Dies (Bonustrack)

Tiziano “Vlkodlak” Marasco

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