Recensione: Haunting The Chapel

Di Xtatrank - 20 Maggio 2002 - 0:00
Haunting The Chapel
Band: Slayer
Etichetta:
Genere:
Anno: 1984
Nazione:
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70

Gli Slayer sono una delle band storiche nell’ambito Thrash metal e di tutto l’heavy metal in generale. Dopo il terremotante esordio datato 1983 “Show No Mercy”, che resta ancora un classico della band, gli Slayer ritornano con un EP breve, di quattro canzoni, ma sufficientemente devastante per meritare un ascolto. In queste quattro canzoni c’è tutta la furia devastante del four-piece americano, fatta di sonorità violente ed intransigenti. La produzione non è proprio perfetta, e toglie un pò la potenza al suono, ma è solo una nota a margine. Passo ora a descriverle una per una.

Un riffing in crescendo introduce Chemical Warfare, le ritmiche dopo poco diventano iperfrenetiche come è classico degli Slayer. La canzone è lunga, cosa insolita per questo gruppo. Araya canta a tratti posato e a tratti esasperato, le chitarre non stanno ferme un secondo e tessono riff potenti ed oscuri. A 2:56 un brevissimo assolo (e non sarà l’unico), claustrofobico e velocissimo come tutti gli assoli slayeriani. Segue Captor of Sin, che immediatamente ci propina un assolo di ben 30 secondi, poi le chitarre tornano a graffiare, supportate da un’ottima e potente ritmica e dalla straziante voce di Araya. Ne viene fuori un altro brano devastante, ma anche complesso negli sviluppi. Arriviamo dunque alla title-track: introdotta da un riffing e da un drumming simile a quelli della prima traccia, è un brano veloce e frenetico che non lascia scampo, specialmente nella parte centrale-finale. Gli assoli sono particolarmente claustrofobici. Ultimo brano, Aggressive Perfector, iniziante con fruscii di piatti e rulli di tamburi, per poi diventare un altro brano molto incazzato e veloce. Araya canta con una tonalità leggermente più alta mostrando le potenzialità della sua voce e le chitarre tessono riff meno dark. Anche gli assoli sono meno esasperati, pur sempre essendo velocissimi, formando il brano più slegato del contesto.

Finito. Che ne dite, vale la pena averlo? Non sarà una pietra miliare, e forse qualcuno lo ascolterà una volta e poi lo dimenticherà, ma un ascolto lo merita. Inutile dire che per i thrashers più incalliti un ascolto è doveroso.

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