Recensione: Heart Of The Hurricane

Di Roberto Gelmi - 10 Settembre 2018 - 10:00
Heart Of The Hurricane
Etichetta:
Genere: Gothic 
Anno: 2018
Nazione:
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75

When every lie is only mirrored verity
And every sin a cry for help
When you say things you never wanted to be said
You know it’s time to walk ahead

(da “Breeze”)

 

Terzo studio album in quattro anni di attività per una delle band tedesche più di tendenza nel panorama gothic/symphonic. I Beyond The Black tornano con il loro “flamboyant melodic metal”, avvalendosi della perizia di Sascha Paeth come produttore e riproponendo quella che la stampa definisce senza giri di parole una metal efficiency in high-end precision. La band teutonica ha cambiato pelle e in line-up ritroviamo solo l’ammaliante Jennifer Haben, leader indiscussa del combo. Dietro al nuovo album c’è un lavoro di mesi, da circa 30 idee si sono selezionate tredici canzoni, inclusa la title-track, colonna sonora ideale per dipingere il nuovo inizio del gruppo (“We felt like we were in the eye of the hurricane”, commenta guarda caso Jennifer). Sappiamo di essere di fronte a un album commerciale, non per questo, però, la nostra curiosità parte prevenuta.

Il disco si apre con un opener catchy dal ritornello facile facile. “Hysteria” è l’hit che ci aspettavamo dai BtB, non ha la raffinatezza di una “Lost in Forever” ma la voce potente e suadente di Jennifer Haben è protagonista e dialoga magnificamente con gli arrangiamenti metal, che non escludono un break semiacustico a metà brano. La title-track, invece, è tra i pezzi più corti in scaletta e vicino alle sonorità dei cugini olandesi Delain. Un pezzo pop che ci resterà in mente per la sua facilità melodica (“I can feel the thunder/Running through my veins, running through my veins/I can feel the thunder”), ma risulta fin troppo effimero, nonostante il valore simbolico dei testi. Ballatona tirata la successiva “Through the Mirror”, con tanta enfasi nelle linee vocali (e testi che puntano su un senso di protezione ridondante (“When you’re all alone /Let me be your home /Keep you warm /Inside the storm”), ma comunque una canzone discreta rispetto alla scialba “Million Lightyears” (addirittura singolo), composizione con terribili seconde voci maschili.
Song for the Godless” (traccia più lunga del full-length) inizia come un pezzo dei Blackmore’s Night e rivela qualche potenzialità; si torna su lidi più ortodossi con “Escape from the Earth”, traccia accostabile di nuovo alla band di Ritchie Blackmore o ai Within Temptation. Tastiere magniloquenti in “Beneath a Blackened Sky”, composizione più gothic che power, Tarja avrebbe potuto essere una gradita ospite; i testi sono poco cosa. “Fairytale of Doom” graffia un minimo con le chitarre droppate, tanto pathos e i giusti tempi d’inserimento del refrain. La pecca dell’album, però, resta la discontinuità qualitativa, così in nona posizione troviamo la ruffiana “My God Is Dead”, che avrebbe armonie accattivanti, non fosse, di nuovo, per l’inutile presenza di voci maschili troppo calcate. Ma come fare a odiare i BtB? La successiva “Dear Death” è un’altra hit ficcante e catchy, a metà tra Amaranthe e Delain. Il ritornello è un altro centro: “You can’t take away the meaning of it all/You can’t take away the feeling – that I keep deep in the core!”. Gli ultimi dieci minuti del platter regalano tre pezzi discreti, con tanto di pseudo-growl in “Scream for Me” e “Freedom” (uno dei brani più tirati del lotto), il tutto coronato dalla toccante ballad acustica “Breeze”, cinematica alla Nightwish. Niente di che le due bonus track, ma si lasciano ascoltare.

I Beyond The Black si confermano su buoni livelli dopo aver mutate pelle. Sono rimasti i refrain magnetici, le chitarre pesanti, la voce fatata ed eclettica di Jennifer Haben, l’album è ben confezionato e prodotto sontuosamente. La perplessità principale resta il fatto che la band non è ancora maturata tanto da proporre un sound con un pizzico di originalità in più e anche i testi sono piuttosto inflazionati e prevedibili. I BtB, pur restando nel filone symphonic, suonano diversi sia dagli Epica, sia da band come Edendridge o Within Temptation; la loro riconoscibilità vive della voce della Haben, ma quanto può bastare in futuro? Sicuramente Heart of The Hurricane sarà un successo di vendite, però si lascia alle spalle qualche chiaroscuro di troppo e poco ben augurante.

 

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