Recensione: Her Chariot Awaits

Di Francesco Sgrò - 24 Maggio 2020 - 19:10
Her Chariot Awaits
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Heavy 
Anno: 2020
Nazione:
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74

Elegante e focoso come una colata lavica che scaturisce da un vulcano in eruzione. Una forte ed eloquente immagine che è già di per se sufficiente nel presentare il debutto degli Her Chariot Awaits, primo e omonimo album nato dal sodalizio artistico suggellato dalla bellissima Ailyn (vocalist spagnola ex dei Sirenia) e Mike Orlando (chitarrista degli Adrenaline Mob).
Una delle tante band “esperimento” nate quasi per gioco che tuttavia, riescono spesso ad offrire qualche buon quarto d’ora di musica interessante.
Magari non di qualità stellare, ma comunque utile nel trascorrere un po’ di tempo in discreta compagnia.

Arricchito da un artwork tanto essenziale quanto maestoso e, come da tradizione per tutte le uscite targate Frontiers Music, confezionato ad arte da una produzione cristallina e potente, il debutto dei neonati Her Chariot Awaits ruggisce fin dai primi istanti di musica, scanditi dalla dirompente “Misery”. L’opener pone in perfetta simbiosi il granitico lavoro chitarristico di Orlando con le magnetiche melodie vocali condotte dall’ugola della cantante spagnola, protagonista di un refrain orecchiabile e di grande impatto.
Maggiormente cadenzata, ma, non per questo meno potente, è la successiva “Dead Game”, anch’essa molto strutturata e sorretta da una sezione ritmica tagliente ed in prima linea. L’ipnotica “Screaming Misfire” conferma la bontà di un songwriting compatto e sin qui abbastanza ispirato.

Le ritmiche terzinate formano la spina dorsale della piacevole “Stolen Heart”, contraddistinta da uno schema melodico diretto e studiato per colpire l’attenzione del fruitore istantaneamente.
Le sognanti note che caratterizzano la più introspettiva “Constant Craving” presentano invece l’anima più romantica e inaspettata del quartetto di musicisti.
Riff ruvidi e melodie essenziali si affacciano con decisione nelle graffianti “Say No” e “Line Of Fire”, che se da una parte non apportano nessuna sostanziale novità al sound delle tante band analoghe ai Her Chariot Awaits, dall’altra sono comunque in grado di offrire una buona dose di sano divertimento.
Il disco scorre quindi sino alla futuristica “Turning The Page”, ben confezionata, ma ancorata a velocità eccessivamente controllate che, invero, mancano di conferire quella maggiore spinta determinante a garantire il decollo definitivo di un disco sino a questo punto gradevole ma tutto sommato ordinario.

Incisiva ma pure piuttosto prevedibile è “Take Me Higher”, mentre un velo di romanticismo torna nelle suggestioni ruffiane e per lo più piacevoli della dolce “Just Remember”.
Finale e chiusura del sipario con la cadenzata “Forgive Me Dear”, conclusione di un esordio tecnicamente inappuntabile, ma altresì caratterizzato a tratti da una certa staticità di fondo che, di fatto, non permette al debutto del quartetto ispanico-statunitense di tramutarsi in un album realmente memorabile o davvero imperdibile.
L’auspicio è, date le buone avvisaglie e le indubitabili doti, di sperimentare la bravura degli Her Chariot Awaits in un secondo capitolo discografico in cui rivedere e perfezionare la formula proposta.
Il potenziale è notevole: merita di essere sfruttato ancor meglio di quanto fatto in questo comunque più che accettabile debutto.

 

 

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