Recensione: Hero-Nation

Di Lucio De Rogatis - 3 Maggio 2002 - 0:00
Hero-Nation
Band: Metalium
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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65

Il ritorno dei quattro guerrieri del metallo più incontaminato non avrebbe potuto concretizzarsi con un titolo ed una copertina più adeguata! Il prode guardiano, colui che è stato scelto per portare l’heavy metal nel nuovo millennio, viene qui raffigurato come un moderno Atlante, intento a sostenete un globo terrestre composto interamente di metallo (tanto per cambiare… ).

Con queste premesse non è certo lecito aspettarsi una sorprendente virata di stile da parte della band, ed infatti i Metalium non tradiscono le aspettative presentandosi al pubblico con l’ormai ben rodata formula incentrata su un power metal decisamente aggressivo dalle tinte moderne, soprattutto per le scelte concernenti l’incisiva produzione, e a tratti venato da soluzioni quasi hard rock, vicine agli ultimi Sinner e ai Primal Fear più pacati. L’ugola di Henne Basse si conferma fra le più convincenti nella scena odierna, ed i numerosi ospiti presenti su questo disco, nomi di prestigio come Don Airey (Ozzy Osbourne, Rainbow), Ken Hensley (Uriah Heep) e la talentuosa soprano Carolin Fortenbacher, presente nell’intensa “Infinite Love” (incentrata sul tema di Romeo e Giulietta), donano un notevole spessore ad un concept che, giunto al suo terzo capitoli, inizia a mostrare la corda a causa di una spaventosa carenza d’originalità. “Hero-Nation” narra le vicende del prescelto, destinato a reincarnarsi nelle anime di importanti figure storiche e mitologiche(Giovanna D’Arco, Odino, Rasputin e Nerone sono solo alcuni esempi), continuando così la saga sviluppatasi nei due capitoli precedenti.

In “Hero:Nation” il combo tedesco sembra privilegiare i mid tempo rocciosi a discapito delle sfuriate che sin dagli esordi avevano contraddistinto il sound dei Metalium, brani come “Fate Conquered The Power” e “Accuded To Be A Witch” potrebbero essere l’ideale manifesto di questo nuovo lavoro. Peccato che la band non riesca a staccarsi dai clichès che minano in maniera grave la loro proposta, risultando così, alla lunga, veramente troppo limitata e scontata e portando il prodotto su livelli che non vanno oltre la sufficienza.

Un disco che di certo non tradirà le aspettative dei fan più intransigenti, ma che non lascia intravedere molti spiragli d’originalità e d’ispirazione nel processo compositivo della band, attualmente ancorata in maniera eccessivamente testarda sulle proprie posizioni.

Trackslit:

01) Source of souls
02) Revenge of tizona
03) In the name of blood
04) Rasputin
05) Odins spell
06) Accused to be a witch
07) Throne in the sky
08) Odyssey
09) Fate conquered the power
10) Infinite power
11) Hero nation

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