Recensione: Highway to Hell

Di Abbadon - 29 Gennaio 2003 - 0:00
Highway to Hell
Band: AC/DC
Etichetta:
Genere:
Anno: 1979
Nazione:
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95

Uscito sul mercato nel 1979, Highway to Hell è l’ultimo album che Angus Young e soci compongono in compagnia del loro primo cantante storico, Bon Scott, deceduto poco dopo e sostituito dall’altrettanto bravo, e al tempo apprezzato dallo stesso Bon, Brian Johnson. Questo disco, che non fa altro che confermare ed aumentare la popolarità e il prestigio degli Ac/Dc nel mondo, è sicuramente uno dei migliori tre/quattro prodotti che la band australiana abbia mai composto nella sua pluridecennale carriera sulle scene musicali, per una serie di buoni motivi che ne fanno uno dei Cd pilastro dell’hard rock mondiale. Innanzitutto l’esperienza passata, che ovviamente portava la band a migliorarsi sempre, spesso riuscendoci; secondo l’ormai consolidato e riconosciutissimo stile musicale che caratterizzava il gruppo, basato sui riff della inconfondibile
chitarra del genio Angus Young, vera e propria icona per tantissimi chitarristi in tutto il mondo, e sulla sempre puntuale precisione e intonazione di Bon Scott a sposare i detti riff con le sue parole. Terzo motivo, il fatto che nonostante il netto predominio delle due personalità della band, gli altri 3 membri (Malcolm Young, Cliff Williams e Phil Rudd) si intergravano comunque alla perfezione coi due prim’attori, fornendo una formula di sicuro successo, come si può ben vedere anche oggi.
Ma torniamo al disco. Highway to Hell e un prodotto tecnicamente eccellente, e soprattutto discretamente vario, per smentire gli eterni critici degli Ac/Dc che dicono che l’unica cosa che cambia nei loro album sono i titoli delle canzoni, perchè le musiche sono uguali. Invece qui, sebbene le tonalità musicali e le scale usate sono in effetti simili, i pezzi sono abbastanza distinti fra loro, in ritmo e musica, pur mantenendo lo stile caratteristico della band, descritto sopra.

Contenente 10 tracce, Highway to Hell si presenta subito all’ascoltatore con una canzone che è una perla di storia per la band e per il rock intero, ovvero la title track. Il pezzo è molto ben ritmato, con dei riff controllati e non troppo sopra le righe, ma tremendamente coinvolgenti, Bon è molto intonato, e ci accompagna verso un grande ritornello, semplice strumentalmente eppure unico. Molto bello anche l’assolo del come sempre perfetto Angus, ottimamente accompagnato dai suoi compagni. Molto enfatizzata la conclusione, ma di effetto. Finita Highway to Hell, attaccano
subito dei giri di chitarra abbastanza veloci e frizzanti, che caratterizzano “Girls got Rhythm”. Il pezzo è abbastanza corto, ma fa veramente ballare, in quanto, seppur senza una grande melodia, dà una grande carica, come del resto miglior tradizione per la ditta Ac/Dc.
Molto più lenta e imponente è l’introduzione a “Walk All Over You”, almeno inizialmente, poichè presto si trasforma in un pezzo rapido, anche se un pò più pesante dei precedenti due brani. Appena discreta la voce di Bon, che mi pare non molto in sintonia col suonato, e ritornello anche lui un pò pesante, per una track nel complesso discreta, anche grazie al pregevole assolo, ma sicuramente inferiore alle due precedenti. Dopo una song un pò sotto media arriva invece la seconda vera perla dell’album, ovvero “Touch Too Much”. La chitarra viene solo pizzicata (rispetto al solito) nella strofa iniziale, compensata da una pregevole batteria, che produce un pezzo di gran ritmo, che esplode poi nel magnetico (nel senso che attira tanto) e stupendamente suonato e cantato ritornello, che rende la canzone davvero intoccabile, specie perchè da lì attaccano i riff pure nelle strofe.
Fatto bene l’assolo, le backing vocals e l’intreccio tonalità vocale/suoanto, che fanno davvero di questo pezzo il mio preferito di tutto il CD, meglio anche della title track, sebbene i più potrebbero essermi contro in questa affermazione. Parte subito velocissima e aggressiva “Beating Around the bush”, canzone dove il parlato è abbastanza urlato rispetto al resto del disco e dove le tonalità sono molto alte e squillanti, cose che comunque rendono Beating davvero singolare, forse la song con la sonorità più vicina al Metal (anche se rimaniamo nettamente nel rock) nel Cd. Anche un gran bell’assolo per il pezzo sicuramente più dinamico del disco.
Inizio tranquillo invece per “Shot Down in Flames” che poi si esibisce in riff molto ben marcati, anche se a mio avviso un po monocordi. Sempre degni di nota la grande festa del refrain e l’assolo, che comunque non esce molto dagli schemi ritmici della canzone, che complessivamente è godibile. Non molto aggressiva ma dotata (come sempre) di grande ritmo risulta essere invece “Get it Hot”, traccia dove la voce prevale sugli strumenti, che comunque fanno la loro parte, e la fanno come sempre egregiamente.
A mio avviso la terza grande song del Cd è “If You want Blood (you’ve got it)”, canzone potente, decisa, e che non risulta affatto noiosa nonostante si ripeta praticamente tutta sulla stessa scala. Gran assolo, di quelli che ti fanno dire : questo è Rock’n’Roll, e che rende pienamente fede al titolo della song. Molto più leggera e romantica (romantici gli Ac/Dc??, beh qui almeno nel ritornello e all’inizio sì), è la penultima canzone del disco, la bella “Love Hungry Man”. La voce è molto pulita, e il pezzo, nonostante non sia una ballad, riesce a mantenere un carico di emozioni davvero inusuale per un cd che si chiama “Autostrada per l’inferno”. Comunque un pezzo da sentire, così come va sentita “Night Prowler”, song dominata dalla lead guitar, lenta, di pathos, che chiude degnamente questo disco, perla di una delle rock Band più apprezzate e spettacolari di sempre.
Highway to Hell si compra ad occhi chiusi.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :

1) Highway to Hell 4:26
2) Girls got Rhythm  3:23
3) Walk All over you 5:08
4) Touch Too Much 4:24
5) Beating Around the Bush 3:55
6) Shot Down in Flames 3:21
7) Get it Hot 2:24
8) If You want blood (you’ve got it) 4:32
9) Love Hungry Man 4:14
10) Night Prowler 6:13

 

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