Recensione: Holy Live

Di mancino - 13 Luglio 2004 - 0:00
Holy Live
Band: Angra
Etichetta:
Genere:
Anno: 1997
Nazione:
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70

E’ possibile giustificare l’acquisto di un cd dal vivo della durata effimera di soli 35 minuti? Dipende. Se il disco in questione è l’unica testimonianza Live pubblicata dagli Angra prima dello split avvenuto dopo Fireworks la risposta alla domanda iniziale è: sicuramente si.

Nel 1996 i carioca avevano appena bissato, (se non superato), con immenso stupore generale il successo del debutto Angel’s Cry con il difficile, particolare e raffinato Holy Land. Un lavoro alla costante ricerca di una musica libera da qualsiasi tipo di stereotipo e che, per questo motivo, è molto difficile da catalogare. Il Live, (Holy Live appunto), che mi appresto a recensire è una pillola, un delizioso assaggio, un infimo “tocca e fuggi” che mi fa disperare pensando a cosa sarebbe potuto essere questo disco se fosse durato semplicemente di più.

Il fugace Show inizia con l’inscindibile uno – due Crossing / Nothing To Say. La prima fa crescere con instancabile lentezza l’attesa per l’opener. Una song da assaporare lasciandosi trasportare ora dalla sezione ritmica, ora dal lavoro delle chitarre di Kiko e Rafael prima di seguire il rappacificante cantato di Matos. Orchestrazioni raffinate si fondono in un tutt’uno con il metal nel break emozionante: “culla” di un assolo liberatorio che lancia il finale. Segue il power metal diretto e veloce di Z.I.T.O. Una continua evoluzione tra solos apparentemente disordinati. Successivamente giunge Carolina IV. Pura estasi, musica alla ricerca della sua dimensione. Per 13 minuti la track è viva: accarezza nei primi istanti atmosfere folk. Segue un aumento del ritmo, un inasprimento del sound e poi tanta dolcezza in orchestrazioni sempre più forti che portano in trionfo la melodia e la velocità. Chiude il cerchio il ritorno alle sonorità iniziali per un brano storico, unico che fortunatamente non perde un briciolo della sua bellezza anche dal vivo. “L’incompiuta” di Schubert (Unfinished Allegro) apre le porte per l’ingresso di Carry On. Un pezzo che, ad ogni ascolto, mi fa tremare con brividi dietro alla schiena volendo farmi capire che questa è la musica che io vado cercando. Il trionfo delle melodie divampanti del refrain, i solos incalzanti, la voce altissima e pulita ed il riffing possente.

Holy Live è ingiustamente corto ed il giudizio che ho dato è volutamente basso. Meriterebbe forse di più dal momento che il disco è superlativo, emozionante e privo di sbavature ma non posso essere troppo generoso in considerazione del fatto che la tracklist, strumentali escluse, comprende solo 4 tracce (una miseria in confronto ai Live normali). Quelle due cifre, forse un po’ severe, non devono comunque trarre in inganno perché non scalfiscono l’inebriante bellezza e la raffinata classe di questo breve cd.

Tracklist:

1. Crossing
2. Nothing To Say
3. Z.I.T.O.
4. Carolina IV
5. Unfinished Allegro
6. Carry On.

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