Recensione: Home Truths

Di Daniele D'Adamo - 29 Gennaio 2012 - 0:00
Home Truths
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Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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79

Non c’è niente da fare: quando si tratta di death metal contaminato con l’hardcore e lo sludge, bisogna girare lo sguardo in Gran Bretagna, per trovare i migliori esempi in materia. Fra questi si possono annoverare gli Against The Flood che, con “Home Truths”, provano a farsi vedere fuori dalle nebbie dell’underground.

Nonostante una gestazione assai breve, cominciata nel 2009, a carico dei Nostri ci sono un EP (“Against The Flood”, 2011), l’album in questione e parecchie date nelle quali sono stati messi a ferro e fuoco numerosi stage lungo l’isola di Albione. Tutto quanto in linea, più o meno, con quanto fatto da altre realtà britanniche tanto giovani quanto agguerrite e ricche di talento come i Devil Sold This Soul, giusto per fare un nome non a caso. Una sorta di marea tinta dai colori dell’Union Jack, insomma, che lentamente sta prendendo un consistente spazio nel convulso e congestionato Mondo del metal estremo.

Si può allora ben scrivere di musica dura ma melodica, asciutta ma profonda, dal ritmo possente e avvolgente, mai troppo veloce (a parte un blast beats nell’opener “Idle Hands”…). Anzi, una delle caratteristiche di questo genere è insita, proprio, nella cadenza delle battute; a volte ipnotica, a volte rallentata sino al breakdown (“Upon Red Shores”). A tutto ciò, gli Against The Flood sommano parecchie incursioni nel technical death metal (“Roads”) che, con buon senso del gusto, movimentano e arricchiscono una proposta altrimenti statica ed essenziale. I due chitarristi (Jono Weakner e James Kentfield), peraltro, mostrano – accanto a un’esecuzione senza pecche – una vivacità intellettuale notevole, in grado di definire un guitarwork tanto robusto nella sua faccia ritmica, quando raffinato e armonico in quella solista. Può stancare un po’, invece, la voce di Matt Church, allineata al 100% alle harsh vocals tipiche del metalcore. Si tratta, però, di un elemento che difficilmente si potrebbe pensare diverso da quello che è, in rapporto alla tipizzazione della musica: se lo stile degli Against The Flood non piace, l’antipatia per come sono affrontate le relative linee vocali è una naturale conseguenza.  
I tre di cui sopra, assieme a Stefan Whiting (basso) e a Dan Spry (batteria), formano un insieme affiatato e compatto, scevro dalla benché minima indecisione sia in termini di direzione musicale da intraprendere, sia per ciò che riguarda la quantità d’energia messa in campo. Una vera squadra, insomma.    

Più di tutto, bisogna evidenziarlo con forza, è l’anima – cioè l’indefinibile e invisibile forza vitale – che sorregge tale formazione, a rendere peculiare come pochi un sound apparentemente banale invece ricco di phatos, di sentimento. La sensazione che si percepisce ascoltando le tracce di “Home Truths” è di malinconia, di struggente nostalgia. Certi accordi semi-distorti di chitarra, alcune roche intonazioni della voce, più di una dolce melodia (“A Promise In Gold”), mandano il pensiero lontano, a vagare nel grigiore dell’Oceano Atlantico in inverno; quando fra cielo e mare non c’è demarcazione ma una continua illusione d’infinito (“Equators”). Si potrebbe obiettare che la durata del lavoro non sia granché (trentatré minuti), tuttavia la qualità artistica media dei vari brani è elevata: non ci sono riempitivi, e gli stessi sono – per un motivo o per l’altro – tutti interessanti e piacevoli all’ascolto. Con la vetta rappresentata da “Where The Compass Doesn’t Lead”, piccolo capolavoro il cui ritornello, intonato in clean dal guest star Paul Green (The Arusha Accord), attraversa tutto il corpo come un brivido freddo.   

Agli Against The Flood manca un pizzico di originalità per avere tutte le carte in regola e sfondare ai massimi livelli del music business internazionale. Concentrando l’attenzione solo e soltanto sull’oggetto ‘canzone’, “Home Truths” si rivela un buon disco. Spesso, tosto e accattivante. Non male, come opera prima di un gruppo nato tre anni fa.  

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Idle Hands 2:41        
2. Left With Us 3:50        
3. Upon Red Shores 4:25        
4. Sleepless 3:30        
5. Turn Towards The Sky 4:08        
6. Equators 1:12        
7. A Promise In Gold 4:35        
8. Roads 3:32        
9. Where The Compass Doesn’t Lead 5:02

Durata 33 min.

Formazione:
Matt Church – Voce
Jono Weakner – Chitarra
James Kentfield – Chitarra
Stefan Whiting – Basso
Dan Spry – Batteria

Ospite:
Paul Green (The Arusha Accord) – Voce in “Where The Compass Doesn’t Lead”
 

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