Recensione: Human

Di Onirica - 14 Giugno 2002 - 0:00
Human
Band: Death
Etichetta:
Genere:
Anno: 1991
Nazione:
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85

Ennesimo capolavoro del gruppo americano ai comandi di uno degli indimenticabili protagonisti della storia del metal. Chuck Schuldiner conquista un nuovo successo in compagnia dei futuri Cynic Sean Reinert e Paul Masvidal, del celebre bassista Steve DiGiorgio, successivamente impegnato in numerosi altri progetti.

La batteria di Sean apre le danze con un crescendo minaccioso e mentre incalza il suono acido della chitarra di Chuck, in un secondo siamo circondati da Flattening Of Emotions e dalla tempesta di riff che l’accomuna alla tradizione Death. Pezzo storico, Suicide Machine si differenzia da quello iniziale per il particolare contenuto lirico: le parole, sostenute da una potenza sonora micidiale, si riferiscono ad un sistema sociale che definirei quasi totalitario, dove coloro che soffrono sono quelli che non hanno voce di fronte alla posizione dei potenti, i quali controllano il nostro vivere dall’inizio alla fine, sino a decidere il giorno della nostra morte. Vittima delle scelte di qualcun’altro, l’uomo consapevole di questo strazio, non può che chiedere di morire con dignità.

Neanche un istante di tregua fino al pezzo forte dell’album. Dai primi secondi sembrerebbe il brano più triste e decadente, ma Lack Of Comprehension conserva un’armonia distruttiva fra i riff di chitarra ed il martellante procedere della batteria: superati i tre minuti, le corde di Chuck sembrano orchestrare la stupenda composizione con brevissimi istanti di silenzio che danno i brividi, gli altri strumenti si uniscono ed all’unisono creano un’onda d’urto spaventosa. L’evoluzione sembra completata, da questo momento i Death non possono che migliorarsi: dopo Scream Bloody Gore, Leprosy, e Spiritual Healing, il sound che per anni ha contraddistinto questo storico gruppo si è ormai consolidato. Seguiranno, un capolavoro dietro l’altro, Individual Thought Pattern, Symbolic e The Sound Of Perseverance dove Chuck Schuldiner riesce definitivamente a stabilire il songwriting del proprio gruppo verso un più alto livello melodico delle composizione, abbandonando, come lui stesso afferma, ‘il luogo comune dei testi satanici diffusi in questo genere di musica’.

Sinceramente consiglio l’intera discografia di questo gruppo. Ma se non sapete ancora da dove iniziare, non posso che consigliarvi il disco forte della migliore formazione mai raggiunta in anni di ripetuti cambiamenti, Human dei Death.   

Andrea’Onirica’Perdichizzi

TrackList:

1. Flattening Of Emotions
2. Suicide Machine
3. Together As One
4. Secret Face
5. Lack Of Comprehension
6. See The Trough Dreams
7. Cosmic Sea
8. Vacant Planets

 

 

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