Recensione: Humanihility

Quando si parla di metallo polacco, il riferimento fondamentale – a livello di band – sono indubbiamente i Behemoth. Ma anche i Vader non scherzano affatto quanto a vena compositiva e, addirittura, sotto il profilo della prolificità, gli sono superiori.
Formatisi nel lontano 1983 nella città di Olsztyn, Warmia-Masuria, vantano una discografia sconfinata, fatta di ben 16 full-length e una marea tra singoli ed EP, tutta incentrata su tematiche come morte, magia, guerra, oscurità ed anti-religiose. Un vero e proprio tsunami discografico di death/thrash metal che ha visto avvicendarsi una miriade di musicisti ma che ha sempre visto in Peter il proprio faro, la propria colonna portante; è stato uno dei fondatori della band, nella quale, agli inizi, era alle quattro corde.
A distanza di oltre 40 anni, è ancora lì a fungere da front man della band, con la sua chitarra taglientissima e la sua ugola al vetriolo. È ormai trascorso un lustro dall’ultimo album “Solitude in Madness”, marchiato 2020 e i fan sono sfibrati dalla attesa di una nuova release sulla lunga distanza. Come si suol fare in questi casi, la Nuclear Blast li sta tenendo a bada con singoli, live ed EP. È questa la ratio che ha ispirato questa ennesima uscita dei Vader, destinata a fungere da antipasto all’attesissimo full-length incendiario.
“Humanihility” (sintesi del concetto di annichilimento dell’umanità) si apre con una devastante “Genocide Designed” sparata a folle velocità in direzione della corteccia celebrale. Pura adrenalina che scorre nelle vene provocando brividi che solo i mitici Slayer erano in grado di cagionare ma con – in più – un assolo tipo lanciafiamme! Con la seguente traccia (“Rampage“) si accelera ulteriormente fino all’inevitabile schianto letale.
Chiude le ostilità “Unbending” (in realtà ultimo singolo poi accorpato a questo EP) pezzaccio alquanto articolato ma sempre votato a colpire durissimo i padiglioni auricolari, fino a demolirli ma non completamente: i nostri cinque ce li lasciano volutamente ancora miracolosamente in grado di reggere la spasmodica attesa per il nuovo, annichilente album.