Recensione: Hymns Of Blood And Thunder
The Gates Of Slumber è un combo proveniente da Indianapolis approdato al quarto full length con questo Hymns of Blood & Thunder, che esce sotto Metal Blade Records. Contrariamente a quanto scherzosamente si potrebbe pensare, i Nostri non fanno della velocità la Loro ragione di essere, consegnando un lavoro che nella ponderosità trova la miglior dimensione e collocazione.
Chaos Calling è il miglior biglietto da visita che poteva scegliersi l’album, che da subito si infrange su un muro di schitarrate assimilabile a quelle alle quali ci aveva abituato la “Ronnie James Dio Band” negli anni Ottanta, poi ci pensa la voce lamentosa di Karl Simon a ristabilire l’ordine – si fa per dire – in casa “Gates”. Inaspettata la parte melodica centrale, ben alternata a netti colpi di mannaia, pesanti come il piombo. Dopo cotanto incipit era onestamente troppo chiedere di meglio anche se Death Dealer fa il suo dovere fino in fondo, andando a scomodare perfino la Nwobhm più cupa dei Mythra, per via del cantato e del feeling “da cantina”. Doom allo stato brado in Beneath The Eyes Of Mars e la mattanza si perpetua con la successiva The Doom Of Aceldama che a botte di riff a la Black Sabbath per oltre otto lunghissimi minuti si accanisce sulle orecchie senza pietà. La dolce e strumentale Age Of Sorrow serve a stemperare gli animi che tornano a surriscaldarsi con i rantoli di The Bringer Of War, un greve degno dei migliori Saint Vitus mentre Descent Into Madness decreta un ulteriore, lungo viaggio – quasi undici minuti – attraverso le tenebre più scure del Doom scortati dal gemebondo timbro di Mr. Simon, perentorio allo sfinimento. Unico barlume di luce a 4’ dal termine, grazie al celestiale, lento assolo da parte del leader dei The Gates of Slumber, poi “into the gutter again”, accompagnati da tastiere in sottofondo.
Capocciate obbligatorie su e giù in occasione di Iron Hammer, brano dal titolo che è già uno spettacolo da solo, segue la traccia The Mist In The Mourning, che a sorpresa si apre con un vocalizzo paradisiaco che la porta poi a svilupparsi in un episodio recitato più che cantato, sulla scia di come ci avevano abituato i nostri Death SS in passato. Gran bella canzone, senza alcun dubbio. Cala il sipario con Blood And Thunder, inequivocabile nei toni e nell’impatto, ancora una volta al servizio dell’HM primitivo che fa del carico dei riff spaccaossa, dei ritmi ossessivi – e pesantissimi – la propria arma di forza.
Il disco, peraltro disponibile in tre differenti versioni in vinile, gode di una copertina fantasy bellissima, perpetuando la tradizione del gruppo proveniente dall’Indiana. Il booklet si presenta invece con solo quattro paginette, senza i testi della canzoni e con due di queste rispettivamente dedicate alle odi alla band e alla foto dei tre componenti, truci come da immaginario di default.
Hymns of Blood & Thunder costituisce una gran bella – nera – sorpresa in campo Heavy/Doom, nonostante la voce non proprio da fenomeno di Karl Simon, quantomeno in senso stretto, che però si svela estremamente efficace e profonda in un contesto come quello ove si muovono i The Gates Of Slumber, cioè i territori dell’HM dove il fiero e possente incedere non conosce, ancora oggi, alcun confine.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist
1. Chaos Calling
2. Death Dealer
3. Beneath The Eyes Of Mars
4. The Doom Of Aceldama
5. Age Of Sorrow
6. The Bringer Of War
7. Descent Into Madness
8. Iron Hammer
9. The Mist In The Mourning
10. Blood And Thunder
Line-up:
Karl Simon – Guitar, Vocals & Keyboards
Jason McCash – Bass & keyboards
“Iron” Bob Fouts – Drums