Recensione: Hysteria

Di Filippo Benedetto - 15 Ottobre 2003 - 0:00
Hysteria
Band: Def Leppard
Etichetta:
Genere:
Anno: 1987
Nazione:
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90

Anno 1979, un ragazzo amante di band come Thin Lizzy e UFO un giorno decide di fondare una band tutta sua insieme ad alcuni compagni di scuola, e decide di scegliere come nome del gruppo “Def Leppard” (da una storpiatura di deaf leopard: “leopardo assordato”). Quel ragazzo era l’ormai famosissimo Joe Elliott e i suoi amici erano Rick Savage (bassista), Steve Clark (chitarra), Pete Willis (chitarra) e Rick Allen (batteria)… quest’ultimo all’epoca appena quindicenne! Dopo un periodo di prove la neonata band incide il suo primo EP intitolato “Getcha Rock Off”, che miracolosamente comincia ad essere trasmesso in radio con una certa frequenza. Fu grazie a questo fortunato lancio pubblicitario che il combo britannico ebbe la possibilità di aprire i concerti di artisti famosi come Sammy Hagar e persino degli ACDC, il tutto aumentando ulteriormente la popolarità del gruppo in Gran Bretagna.
Il 1980 è l’anno del debutto discografico ufficiale per la band capitanata da Elliott, la quale incide “On throught the night” prodotto da Tom Allom, già produttore dei Judas Priest. Il disco ebbe un discreto successo, riuscendo a scalare le classifiche, portando la band in tour negli States in supporto a ACDC e Ted Nudgent. Dopo un secondo album che non fece altro che consolidare il discreto successo finora ottenuto dalla band e la pubblicazione del terzo, eccellente, Pyromania (1983), durante l’84 si apre una brutta pagina per i Def Leppard che rischierà in seguito di minare le fondamenta dell’intero progetto musicale. Infatti il batterista del combo britannico è vittima di un gravissimo incidente che lo priva di un braccio. La band, con molto coraggio e determinazione, decide di non rompere il sodalizio tra i membri fondatori del gruppo e, dopo un periodo di riabilitazione e allenamento del batterista su di un drumkit appositamente costruitogli dalla Simmons, si cimentarono nella composizione dell’album che ancora oggi viene considerato il loro più grande successo (sia a livello commerciale che a livello compositivo), ovvero “Histeria”.
L’album uscì nel 1987 e segnò una sorta di svolta a livello di arrangiamenti, di felling e , perché no, di approccio all’hard rock fino ad allora suonato dalla band britannica. Le composizioni in questo disco si fanno più sofisticate, arrangiate con un gusto per la melodia molto ricercato e con un Elliott davvero in forma.
L’operer è affidata a “Women” un pezzo con un incedere di batteria cadenzato che lascia intervenire dopo poco le chitarre creando un’armonia molto coinvolgente. L’affiatamento tra gli strumentisti si assesta su livelli molto elevati e la batteria elettronica di Rick Allen non stona affatto nelle parti leggermente più hard rock che si insinuano nella song. Il pezzo riesce quindi a catturare l’attenzione dell’ascoltatore e la gran classe degli arrangiamenti, vera sorpresa dell’album, rende il complesso della track scorrevole e godibile. Una intro affidata ad una specie di “contatto radio” tra una base aerea”e forse la band stessa ci introduce alla seguente track, “Rocket”. L’incedere cadenzato di questo brano esprime proprio il senso stesso del titolo, scandito nei chorus che lungo tutta la durata del brano si inseriscono prepotentemente più volte.

Con “Animal” si entra nel discorso musicale vero e proprio impostato in questo album, con una melodia molto ben azzeccata, un arrangiamento sopraffino e un ritornello che ti entra subito in testa. Il pezzo ha un inizio molto accattivante con le due chitarre ben sincronizzate su armonie semplici ma per nulla banali,

“Love Bites” è una ballad molto dolce nel suo incedere “discreto”, con pochi arpeggi che creano un’atmosfera quasi “sensuale” e centrando in pieno il senso stesso del titolo del pezzo. Anche qui la buona prova di Elliott non può sfuggire all’attenzione del ascoltatore che si può lasciare “trasportare” in un refrain molto accattivante. La seguente “Pour Some sugar on me” ha un incedere “rockeggiante” nel riffing e nel ritornello, con un Elliott molto grintoso nel suo ruolo di vocalist. Il ritornello è accattivante, e la pulizia di esecuzione è come al solito notevole tuttavia in alcuni momenti la song sembra “perdersi” in “stacchetti” superflui. “Armageddon it” ci riporta a sonorità energiche, vitali ma sempre senza perdere l’eleganza standard della esecuzione vocale e strumentale. Il pezzo è anche questa volta giocato su più atmosfere: da quella più d’impatto a quella melodica fino a sfociare ,verso la fine della track, in un gioco di chitarre che dà al pezzo un tocco di “solarità” . La seguente “Gods of War” presenta una suggestiva intro, con ben udibili (in sottofondo) suoni d’armi da fuoco, alla quale segue un classico riff d’apertura che poi troverà sbocco in un arpeggio portante dell’intera song eseguito con la consueta grazia dal duo Clark/Willis. Con “Don’t shoot shotgun” l’anima rock della band esce allo scoperto nuovamente e anche qui è ben evidente la bravura del combo nell’azzeccare semplici ed “edificanti” riff alternati a eleganti arpeggi lungo tutta la durata del brano. Il pezzo, anche se in maniera molto discreta, rimanda ad un certo sound hard-rock alla ACDC, specialmente in un riuscito riff “pizzicato” tipico della band capitanata dai fratelli Young. La nona track, “Run Riot”, ha un ritmo sostenuto e riff graffianti e la prova vocale di Eliott in questi frangenti risulta perfettamente a suo agio donando alla song notevole vitalità e spessore allo stesso tempo.
Con la tile track, “Histeria” appunto, la band torna ad esplorare sonorità calde e melodiche. Il pezzo ha la struttura di una semi-ballad ed è quasi tutto incentrato su di un pregevole quanto semplice arpeggio. Il brano scorre senza problemi e un bell’assolo, molto melodico nell’impostazione, ne impreziosisce l’arrangiamento. Il penultimo pezzo, “Excitable”, ha un riff molto “catchy” sostenuto da una sezione ritmica vigorosa. Quasi tutta la track è giocata su riff orecchiabili e però anche accattivanti e quasi “sensuali”, anche se il refrain forse viene ripetuto un po’ troppe volte non riuscendo a trovare sviluppi alternativi alla linea musicale complessiva intrapresa dal pezzo.
Il disco si chiude con “Love and Affection”, pezzo che si mantiene perfettamente nello standard “elegante” dell’intera opera risultando , nonostante l’ottimo arrangiamento ed esecuzione, più un riempitivo che una song fondamentale dell’album.
In sostanza possiamo dire che con questo album si chiuse il ciclo “heavy-rock” inaugurato dalla band con dischi come “On throught the night” e “Pyromania” e se ne aprì un altro più orientato verso un hard-rock melodico e ricercato ma sempre eseguito con la classe tipica dei “Leopardi assordati”.

Filippo “Oldmaidenfan73” Benedetto

Tracklist:
1. Women
2. Rocket
3. Animal
4. Love Bites
5. Pour Some Sugar On Me
6. Armegeddon It
7. Gods Of War
8. Don’t Shoot Shotgun
9. Run Riot
10. Hysteria
11. Excitable
12. Love And Affection

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