Recensione: Ice And Death

Un bell’attacco di batteria e basso apre “Ice And Death”, secondo album dei tedeschi (dalla North Rhine-Westphalia) Reinforcer, uscito a metà agosto, anche questa volta per la nostrana Scarlet Records. Il full-length è dotato di piacevole artwork, opera dell’artista Hendrick Noack (come per il debut), ed è composto da sole 9 tracce per la durata di circa 37 minuti e ½, segno che il songwriting è bello conciso e non si perde in inutili ammennicoli (a partire dalle solite inutilissime intro che questa band fortunatamente ha sempre evitato finora).
Le scuole del power metal teutonica e scandinava sono quelle che i Reinforcer seguono anche questa volta ed il risultato sono 9 canzoni decisamente godibili, orecchiabili, ricche di energia e potenza, con una notevole quantità di assoli di chitarra… insomma tutte le caratteristiche che ci fanno amare il power metal sono condensate in questo disco… tranne una: la voce del cantante Logan Lexi (all’anagrafe Luca Todorovic). L’ex-cantante dei CobraKill, infatti, non ha un’ugola squillante e potente come la maggior parte dei cantanti power, ma sembra una sorta di brutta copia di un incrocio tra Timo Kotipelto e Joacim Cans (10 minuti di vergogna per chi non conosce questi mostri sacri del metal mondiale!), il singer tedesco, inoltre, in alcuni passaggi sembra sia quasi “nasale” nella sua prestazione canora, il che non aiuta di certo. Sarà che non sono mai rimasto favorevolmente impressionato dalle performance di questo cantante, fatto sta che se proprio volessimo trovare un punto debole nei Reinforcer verrebbe spontaneo indicarlo. A parte questo, però, devo sottolineare che la band tedesca ci sa fare e sa benissimo come si deve comporre un disco di power metal per far breccia nei cuori di chi ama questo genere. Non addentriamoci in discorsi futili su innovazione ed originalità, perché sono concetti estranei a chi ama queste sonorità; limitiamoci quindi a godere della musica che ci piace e qui ne abbiamo in quantità! Sin dalla già citata opener “Heir Of The Bear”, passando per la title-track, ma anche per il singolo “The Witch Mayor”, o per la ruffiana “Five Brothers”, fino alla conclusiva “Bring Out Your Dead” (la meno veloce della tracklist) è tutto un susseguirsi di canzoni godibili ed orecchiabili, ritmate e frizzanti.
La formazione è sostanzialmente rimasta la medesima sin dalle origini (è cambiato solo il bassista, con Fabiàn Rodriguez entrato quest’anno) e la coesione al suo interno si sente e produce ottimi risultati. Avevo apprezzato ampiamente il primo disco dei Reinforcer, ma devo dire che con questo “Ice And Death” hanno fatto ancora meglio, rilasciando un lavoro compatto, efficace e convincente; se vi piacciono queste sonorità, qui avrete pane per i vostri denti.