Recensione: If Nothing Is

Di Alessandro Rinaldi - 6 Ottobre 2021 - 13:56
If Nothing Is
Etichetta: Dark Essence
Genere: Avantgarde 
Anno: 2021
Nazione:
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82

La musica è piena di storie particolari, e quella degli If Nothing Is vale la pena di essere raccontata. Il quintetto norvegese di Trondheim, nasce dalla mente di Lars-Emil Maloy, bassista dei Dodheimsgard, e con Vegard Myrdal Berg alla batteria, Boeddelen alla voce, Håkon Grytvik e Mats Stenberg alle chitarre danno vita nel 2015 all’omonimo album che vedrà la luce in formato fisico soltanto dopo sei anni di “ibernazione”. Leggendo questa storia, il pensiero corre dritto verso un’altra forma d’arte e verso un personaggio, Vincent Van Gogh, conosciuto ai più soltanto post mortem, come se solo la Grande Consolatrice potesse dare lustro all’opera, al genio, al talento di un artista; oppure ad alcuni meravigliosi scritti di J. R. R. Tolkien, come “La Caduta di Gondolin” o “Il Silmarillon”, venuti alla luce solo dopo la sua dipartita.

Colta la palla al balzo, questo full length, viene “modernizzato”: una spolverata, un nuovo artwork, un nuovo mixaggio, e questa gemma viene messa in vendita nel 2021.

Siamo di fronte ad un grande gruppo, che sa suonare e far musica di alto livello, arte, per l’appunto. Ma si tratta di uno di quei dischi particolari, che vengono definiti avantgarde, e lo è, nel senso più stretto del termine: eterogeneo ma allo stesso tempo ben amalgamato, è caratterizzato da una pluralità di suoni talvolta dissonanti rispetto al motivo portante; è schizofrenico, avvolgente e talvolta sconvolgente, con forti connotazioni prog che esaltano la sezione ritmica. E’ tante cose, messe assieme. Un album che farà storcere il naso ai puristi del genere, legati a sonorità più dirette e violente, meno curate e sofisticate.

Se il buongiorno si vede dal mattino, 101 fa capire all’ascoltatore di avere a che fare con un gruppo originale e creativo: si tratta a tutti gli effetti di un’intro, con la peculiarità di avere un cantato. Sovereign è burrascosa, un grazioso collage di suoni e stili: l’animo è oscuro, per certi versi tetro, ma si evolve in una parte prog che evidenzia le capacità della base ritmica di elevato livello. Juvenihil sembra esser stata registrata in uno stadio, durante un concerto: atmosfera soffusa, voci bianche, basso in evidenza, un sassofono e batteria che tiene il tempo in modo perfetto, un piacere per gli amanti della buona musica. Anti Horde è un brano duro e potente, inframezzato dalle sonorità che rendono questo album particolare.

Dominant Outlaw è il momento più alto a livello musicale, la band sale in cattedra e fa sapiente uso di quelle che sono le sue peculiarità, una base prog, pronta a prendere forza durante l’evoluzione della canzone. Postapo Calypso è un arabesco musicale, come se diversi pentagrammi si intrecciassero tra loro; è schizofrenica e probabilmente è il manifesto della loro arte. L’alternanza tra growl e cantato eleva la loro opera. Una melodia spagnoleggiante apre Darkspace Navigator con un cantato parlato; pronto ad accelerare sulla stessa melodia fino ad acquisire potenza e caos. Intermezzanine è un meraviglioso brano musicale, su ritmi che ricordano i brani dei grandi chitarristi spagnoli che si evolve su tinte prog: si tratta di una vera e propria chicca, vera incompiuta che si interrompe all’improvviso. E dopo il dolce, l’amaro: Apsylum è un pugno allo stomaco. Una continua montagna russa, un sali e scendi emozionale e distorto, che catapulta l’ascoltatore nella schizofrenia che è propria della band: probabilmente il brano-manifesto di questo meraviglioso quintetto norvegese; notevole la nenia growl finale del cantante. Chiude la titletrack la canzone con maggior durata dell’intero album, quella che musicalmente si avvicina di più al black metal: rispetto alle tracce precedenti mantiene un livello di oscurità più elevato e sicuramente più possente.

Ci troviamo di fronte ad un grande gruppo, di cui si sa ben poco se non la cosa fondamentale: la musica. E si tratta di un’altra magia della tecnologia perché, se non ci fosse stato il digitale, oggi, questo album non sarebbe uscito. I vari canali usati dai gruppi, offrono una grande possibilità agli emergenti: quella di farsi conoscere al grande pubblico, e di poter aspettare la loro occasione, che può arrivare anche dopo un lustro, e ciò dà la possibilità a tutti di potersi esprimere. A tutti noi sarà capitato di scorrere i vari canali di musica su Youtube, e magari “scoprire” nuovi talenti con poche visualizzazioni.

Lo schema delle canzoni è sempre lo stesso: caoticamente ordinato, le note portano l’ascoltatore su diversi piani e dimensioni, in un viaggio onirico, dai contorni sfumati: un inizio col botto, per gli If Nothing Is, che accogliamo a braccia aperte.

Schizofrenia su pentagramma.

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