Recensione: Ignis Aeternum

Di Daniele D'Adamo - 5 Giugno 2020 - 0:01
Ignis Aeternum
Band: Re-Armed
Etichetta: Black Lion Records
Genere: Death 
Anno: 2020
Nazione:
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78

Liberi argomenti che riguardano la positività, il costante cambiamento e l’osservazione della vita così com’è a ogni livello. È un viaggio, una vista mozzafiato sulla diversità della vita stessa.

Una dichiarazione d’Amore per la Vita, quella dei Re-Armed. Abituati a temi troppo spesso allineati a cliché triti e ritriti, ecco che il combo finlandese, ancora prima della musica, affida ai testi il suo nuovo nonché quarto disco in carriera, “Ignis Aeternum“. Un motivo per distanziarsi dagli altri in un segmento molto affollato come quello del death metal, ove si può mostrare che si può concepire qualcosa che non tratti l’onnipresente morte ‘et similia’ senza perdere lo spirito del metallo oltranzista.

Sì, perché i Nostri picchiano duro, esprimendo una grande potenza che sostiene una struttura articolata volta a mettere in cima, come la stella negli alberi di Natale, una grande predisposizione per la melodia. Caratteristiche che riportano il tutto al ‘gothenburg metal’ della prima metà degli anni ’90. Una tipologia ormai evolutasi nel corso del tempo in altre forme analoghe, che i Re-Armed, invece, riportano prepotentemente nel 2020.

Aggiornando ovviamente il tutto alle moderne sonorità senza perdere, tuttavia, lo spirito battagliero di ‘quel’ death metal, alzando anzi l’asticella dell’aggressività. Partorendo, in tal modo, uno stile piuttosto personale. Certo, nulla di sconvolgente in merito a originalità, ma comunque un qualcosa che sa sia di ‘vintage’, sia di moderno, che caratterizza in maniera marcata “Ignis Aeternum”. Un LP assai consistente, compatto, che non si perde mai per strada nel percorso lungo il quale si raccolgono gli elementi per formare un sound che sia l’antitesi fra roboante energia e azzeccate melodie. Molto aiutano le tastiere, utilizzate sia per formare un solido substrato atto a inspessire la musica del combo nordeuropeo, sia per inserire ariose orchestrazioni e effetti ambient.

Tutto quanto sopra contribuisce efficacemente a rendere i Re-Armed una macchina pesante e massiccia rivestita, però, di uno strato abbondante e luccicante d’indovinate armonizzazioni. Le quali rendono l’ascolto del CD, nel suo insieme, molto piacevole e duraturo. Nel senso che a ogni passaggio si scopre qualche dettaglio sfuggito durante quello precedente. Non mancano, difatti, bordate d’artiglieria pesante quando si alza il numero dei BPM sino a sfondare la barriera dei blast-beats. Assieme ai quali le chitarre triturano le ossa con una selva di riff decisi e quadrati, in mezzo ai quali si trovano assoli di ottima fattura. Sezione ritmica possente, asce a sei corde mulinate con perizia e precisione e… le voci. Come si può immaginare, data la foggia musicale, si trovano assieme growling e clean vocals, abbracciate per rendere netta e pulita l’antitesi di cui s’è scritto più sopra.

Molto buono, anche, l’impianto delle canzoni. Come detto, nel cammino fra ‘Murder of Crows’ e ‘Distant Call of Innocence’ c’è una consequenzialità irreprensibile, atta a impedire cali di tensione o, peggio, buchi e riempitivi. I Re-Armed, oltre a essere bravissimi esecutori, sono parimenti talentuosi songwriter. Ne sono prova l’eccellente, scoppiettante, furibonda, anthemica e assai melodica ‘Remain Unbounded’ – che rammenta gli In Flames ‘primo periodo’ – , e la successiva ‘Words Left Unsaid’, articolata nonché emotivamente spessa.

Insomma, quando ormai quasi tutti si sono dimenticati dello ‘swedish death metal’, arrivano loro, i Re-Armed, a riemettere le cose a posto.

Inaspettata quanto ottima sorpresa!

Daniele “dani66” D’Adamo

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