Recensione: Ignite the Sky

Di Francesco Sgrò - 14 Luglio 2020 - 0:01
Ignite the Sky
Band: Bloody Heels
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Hard Rock 
Anno: 2020
Nazione:
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80

È proprio vero: la musica non conosce confini, arrivando da e ad ogni angolo del pianeta. A dimostrarlo ancora una volta sono i giovani rockers, provenienti dalla Lettonia, Bloody Heels.
Guidati dal carisma e dalla grintosa voce del frontman Vicky White, i nostri sono devoti a quel rock melodico, sognante e patinato che, fin dai gloriosi anni ’80, continua ad emozionare orde di appassionati sparsi in tutto il globo.
Le prime produzioni del gruppo lettone (l’EP “Summer Nights” del 2014 e lo scoppiettante esordio, intitolato “Through Mystery”, del 2017), hanno inevitabilmente attirato le attenzioni della nostrana Frontiers Music: il frutto di questo nuovo sodalizio artistico è costituito dal nuovissimo “Ignite The Sky”, pubblicato nell’estate del 2020.

Forti di una produzione limpida e di un songwriting assai ispirato, i Bloody Heels sprigionano tutta la loro energia con la rovente title track, elegante nell’alternare momenti di pura adrenalina a tratti squisitamente atmosferici, in cui la versatile ugola del bravissimo vocalist riesce ad esprimersi al meglio, regalando una performance ricca di pathos.
Meno patinata e più ruvida è la seguente “Criminal Masterminds”, caratterizzata anch’essa da una sezione ritmica precisa e affilata (affidata al bassista Gunner Everett e al batteista Gus Hawk), la quale si pone alla base di un brano comunque orecchiabile e perfettamente strutturato.

Subito dopo gli anni ’80 ruggiscono ancora nelle note della piacevole “No Matter”, il cui ritornello non potrà non coinvolgere chiunque abbia ancora nel cuore le magiche sonorità che resero immortali gruppi come FM e Trixter.
La successiva “Sugar Spice” mostra ancora (con successo) l’anima più sanguigna e stradaiola del combo lettone, il quale non disdegna di volgere uno sguardo d’ammirazione a quanto fatto dagli americani Skid Row nei loro primi anni di carriera.

Un pulsante giro di basso è poi il primo biglietto da visita della rocciosa e dinamica “Farewell To Yesterday”, altro ottimo affresco Hard Rock da cui filtra un po’ di fresca melodia nel bel ritornello che ne caratterizza l’essenza.
Melodie mistiche e atmosfere eteree sono proprie dell’intensa “Black Swan”, mentre “Stand Your Ground” torna su lidi più tipicamente Hard Rock, confermando la bontà di una proposta musicale sempre varia e interessante.
L’amore dei Bloody Heels per la musica di Night Ranger e Def Leppard è palese nella solare “Thin Line”, che pochi minuti dopo, cede il passo alla più rilassata e seducente “Silhouette”, la quale è interamente imperniata su bellissime sonorità elettro acustiche.

Con un altro tocco di grande eleganza, i Bloody Heels assestano un ultimo deciso colpo di coda, che si concretizza nelle granitiche “Healing Waters” e “Streets Of Misery”, le quali concludono un secondo album appagante e tecnicamente impeccabile, lasciando presagire ancora grandi soddisfazioni nel futuro del quartetto lettone.

 

 

 

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