Recensione: In The Constellation Of The Black Widow

Di Daniele D'Adamo - 26 Giugno 2009 - 0:00
In The Constellation Of The Black Widow
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Anno: 2009
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85

Birmingham, Inghilterra: non si placa la follia devastatrice della coppia Dave Hunt e di Mick Kenney.

Non sono passati nemmeno due anni dalla terribile bordata di Hell Is Empty, And All the Devils Are Here che il duo (coadiuvato in una canzone, “Oil Upon The Sores Of Lepers”, da  Zeitgeist Memento, vocalist dei Repvblika), sparge terrore e caos a profusione nelle lande sperdute ed infuocate del Metal estremo con il neonato In The Constellation Of The Black Widow, partorito nella loro abituale tana ubicata in corrispondenza dei Necrodeath Studio.

Rispetto alla mistura Black/Death dei lavori precedenti, a volte se non spesso sbilanciata verso la parte Black, In The Constellation Of The Black Widow presenta invece una certa predisposizione a cavalcare con piacere l’onda Death, anche se il parossismo generale che è tipico del gruppo rende assai ardua una classificazione musicale.

La title-track In The Constellation Of The Black Widow offre, giusto per intimorire l’ascoltatore sin da subito e per strizzare in ogni caso l’occhio al Black, l’orribile lamento dei dannati di chissà quale profondo girone infernale, con un intro di chitarra, sostenuto da una sezione ritmica cadenzata, dai toni tetri e decadenti. Ma dura poco: il schizofrenico scream di V.I.T.R.I.O.L. dà il la alla pazzia sonora, sostenuta da farneticanti blast-beats e da laceranti riffs d’ascia. Come più volte ama fare il binomio della terra di Albione, il chorus viene cantato in clean melodico, col risultato di armonizzare un mostruoso tappeto di debordante potenza.
Scream delirante in I Am The Wrath Of Gods And The Desolation Of The Earth Music, inno alla velocità più sfrenata ed alla rabbia più pura, feroce, incontaminata.
La violenza non si placa affatto con More Of Fire Than Blood, anzi. Muovendosi su solidissimi accordi portanti di chitarra ritmica, successive ondate della chitarra solista lacerano l’atmosfera, confluendo in un ritornello nuovamente melodioso.
Il substrato musicale è talmente estremo ed esagerato, che risulta praticamente impossibile riuscire descriverlo a parole.
Un rallentamento, che tuttavia produce l’effetto di rendere ancora più pesante, se umanamente possibile, il suono, si ha finalmente con la prima parte di The Unbearable Filth Of The Soul, anche se poi si precipita nel caos primordiale, in una sorta di ipnosi da esagerazione della velocità, pure esaltata da fulminanti stacchi ritmici.
Terror In The Mind Of God prosegue come un inarrestabile carro armato sul terreno già raso al suolo dalla forza d’urto delle canzone precedenti, demolendo così gli ultimi avamposti della resistenza umana. Da segnalare il melodico break centrale .
Un esempio invece di Death classico è So Be It, che addirittura potrebbe assimilarsi ad una sorta di proto-Speed Metal: contrariamente all’atmosfera caotica (ma non certo casuale) che permea l’intero lavoro, qui si nota un certo ordine, una certa linearità nella progressione musicale.
Massacro musicale totale, per contrasto, in The Lucifer Effect, condito da uno spaventoso ed inumano growl che pare nascere dal centro della Terra e da un refrain che, per inverso, potrà essere facilmente memorizzato per esser ripetuto in sede live.
Un più che azzeccato suono “marcio” di chitarra apre Oil Upon The Sores Of Lepers, mid-tempo caratterizzato da un piacevole chorus, urlato a squarciagola da V.I.T.R.I.O.L..
Spunta improvvisamente, poi, Satanarchrist, una sorta di cavalcata dalle sfumature epiche e dal groove orecchiabile, per quanto sia applicabile tale aggettivo a quanto prodotto dal binomio inglese.
Chiude Eagles Carved On The Backs Of Innocents, che riprende, inizialmente, l’incedere del brano precedente, salvo confluire nella parte più schizofrenica dell’universo Anaal Nathrakh.

Alla fine dei conti, V.I.T.R.I.O.L. e Mick Kenney, con In The Constellation Of The Black Widow, ripropongono il loro marchio di fabbrica incentrato sul Metal più allucinato ed oltranzista possibile, arrivando spesso e volentieri a valicare i limiti umani di velocità, saturazione e violenza sonora.
Tuttavia, un’evoluzione rispetto a Hell Is Empty, And All the Devils Are Here c’è stata, ed è consistita nella ricerca, assieme a quella, costante, della massima esagerazione musicale, di una certa singolarità da inserire nelle varie canzoni, soprattutto a livello di chorus. 
Canzoni che, dopo vari ascolti risultano, quasi incredibilmente, stampate o, meglio, spiaccicate all’interno della scatola cranica dell’ascoltatore.

Daniele “dani66” D’Adamo.

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Tracklist:

1. In The Constellation Of The Black Widow 4:45
2. I Am The Wrath Of Gods And The Desolation Of The Earth Music 2:24
3. More Of Fire Than Blood 3:26
4. The Unbearable Filth Of The Soul 3:31
5. Terror In The Mind Of God 3:27
6. So Be It 2:22
7. The Lucifer Effect 3:56
8. Oil Upon The Sores Of Lepers 2:47
9. Satanarchrist 4:40
10. Blood Eagles Carved On The Backs Of Innocents 3:17

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