Recensione: Infernal Death

Di Daniele D'Adamo - 20 Agosto 2012 - 0:00
Infernal Death
Band: Gniew
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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70

Nell’avanguardia che, a cavallo degli anni ’80 ÷ ’90, diede origine al cosiddetto ‘polish death metal’ – assieme a Vader, Imperator, Armagedon e Betrayer – c’erano anche loro, gli Infernal Death. I polacchi, nati nel 1991, diedero alla luce un demo leggendario (“Twilight Tales”, 1992) seguito da un live (“Live 13.XI.92 r. w Piątek !”, 1992) per poi spegnersi nel 1993 con il cambiamento del moniker in Miscarriage. Nel 2009 la riunione e, quindi, un demo (“Promo 2010”, 2010) e, finalmente, il debut-album con la label compatriota Wydawnictwo Muzyczne Psycho: “Gniew”.

Inutile quasi scrivere quale sia il versante musicale preferito dai Nostri, stilisticamente rimasti ai primi anni novanta, anche se, occorre evidenziarlo, in grado di proporre un sound targato 2012. Allora, se l’old school appare inequivocabilmente il flavour preponderante di “Gniew”, bisogna far mente locale che nel biennio 1991 ÷ 1993 detto sottogenere death, ovviamente, non esisteva. Per cui, alla fine, la questione si risolve affermando che il polish death metal degli Infernal Death altri non è che death metal… puro. Un death che congloba a sé tutti gli stilemi che, nessuno escluso, definiscono, in modo si potrebbe affermare ‘enciclopedico’, il genere così come dovrebbe essere adesso. Se qualcuno dovesse chiedere, insomma: «qual è uno degli act che, oggi, si potrebbe prendere come esempio di death metal?», la risposta potrebbe essere, senza sbagliar colpo, «Infernal Death!».  

Il combo di Tomaszów Mazowiecki, peraltro, fa fruttare la propria esperienza rifinendo il suo stile con una precisione chirurgica. Il sound è scevro da difetti, e anzi manifesta una compattezza e una consistenza che lo rendono costantemente e uniformemente massiccio, potente, pulito e ordinato. Ogni cosa è al suo posto e, nonostante il death di “Gniew” sia violentissimo oltre che assai veloce, non c’è mai la sensazione che il caos possa far capolino dietro lo spesso muraglione di suono eretto da Marcin “Sponsor” Lepek e i suoi compagni. Per meglio dire, ascoltando le tracce che compongono il platter si prova, via via, una piacevole sensazione di sicurezza che deriva dalla consapevolezza, da parte del quintetto, della propria forza e di un ottimo mestiere. Del resto, si tratta di una percezione ‘a pelle’ grazie, in misura maggiore, a Lepek e al suo modo di affrontare le linee vocali: un semi-growling stentoreo a tutto petto che, non per caso, fa venire in mente quello di Piotr Paweł “Peter” Wiwczarek dei Vader. Inoltre, il possente rifferama elaborato da Łoś e Cymer deriva direttamente dal thrash, per cui l’ulteriore impatto che gli accordi stoppati e compressi delle chitarre danno al sound alimenta la sensazione di forza ed energia. Un po’ meno efficace, invece, Bogacz, che in occasione dei frequenti blast-beats perde potenza a discapito della velocità. Dei ritmi meno veementi e magari più cadenzati avrebbero, chissà, reso gli Infernal Death delle inarrestabili macchine da guerra.

Molto compatte, anche, le canzoni; tutte rivolte nella direzione stilistica imposta dalla band. Come si può immaginare, si tratta di una direzione che non esplora nulla di quanto non si sia già perlustrato in passato: gli Infernal Death non fanno rima né con progressione, né con evoluzione. Tuttavia, la bravura dei cinque come musicisti li rende capaci di creare un sound tutto sommato dotato di carattere, deciso anche se non troppo personale. Accanto a brani piuttosto scolastici come “Paragraf 148”, quindi, si trovano momenti più interessanti e vivi, come la successiva “Gdy Przyjdzie Śmierć”, dall’incedere maestoso e vario, che alterna stop’n’go ad accelerazioni fulminanti. “Ponura Przyszłość”, poi, fa ricordare che il polish death metal ingloba a sé, comunque, tracce più o meno (in questo caso) estese di black.  

“Gniew” è un disco suonato benissimo, stilisticamente ineccepibile ma un po’ vuoto; come se gli Infernal Death avessero voluto fissare un periodo che fa parte della loro storia ma che, ormai, è superato. In questi casi, allora, occorre pensare di meno e lasciare andare di più il cuore.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Piekielna Śmierć 5:04     
2. Paragraf 148 3:39     
3. Gdy Przyjdzie Śmierć? 4:42     
4. Ponura Przyszłość 4:12     
5. Nowy Ład 2:42     
6. Robactwo Allacha 2:57     
7. Gniew 3:53     
8. Człowiek Maszyna 2:58     
9. Twarz We Mgle 3:01     
10. Dość 4:00                
    
Durata 37 min.

Formazione:
Marcin “Sponsor” Lepek – Voce
Łoś – Chitarra
Cymer – Chitarra
Karol Goździk – Basso
Bogacz – Batteria
 

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