Recensione: Infinity

Di Alessandro Calvi - 19 Febbraio 2010 - 0:00
Infinity
Band: Crematory
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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50

Vent’anni di carriera, più di dieci album all’attivo (senza contare live e singoli) e una storia che affonda le radici nel genere gothic come poche altre band. I Crematory tornano tra noi con questo nuovo “Infinity” dopo il precedente (e decisamente deludente) “Prey”. La ricetta sembra presto fatta: le evoluzioni sonore ed elettroniche dell’ultimo disco non hanno dato i risultati sperati, quindi si torna indietro, addirittura agli anni ’90.

Potrebbe essere riassunta tutta in quest’ultima frase questa fatica dei Crematory. La band tedesca, infatti, fa una vera e propria operazione di archeologia musicale a tutti i livelli.
Via le sperimentazioni elettroniche di “Prey” (se non in pochi, brevi, frangenti) e spazio alle chitarre, demandate a dar vita a riff granitici e pesanti, ma mai troppo complessi. La struttura delle canzoni del gruppo non ha mai brillato per particolare complessità, ma in questo caso viene ulteriormente semplificata prevedendo solo saltuariamente uno stacco più lento e atmosferico, privilegiando i ritornelli orecchiabili e maliconici.
La scelta stessa di coverizzare un classico come “Black Celebration” dei Depeche Mode, poi, parla da sola quasi meglio di questa intera recensione.
Diverse band hanno, però, già fatto operazioni simili tornando alle origini del proprio sound, spesso con risultati altalenanti. Chi ritrovando una vena che era andata perduta, chi scontentando i propri fan. Rimane, quindi, da domandarsi cosa ne sia dei Crematory.
La risposta è nell’album stesso che, in definitiva, risulta nè carne nè pesce. Il ritorno a un precedente modo di suonare e fare gothic c’è stato, e questo è sicuramente un miglioramento rispetto alle fallimentari sperimentazioni di “Prey”. Dall’altra c’è, però, da mettere in conto come il sound che negli anni ’90 funzionava oggi risulti decisamente datato. Oltre a questo bisogna sottolineare come l’ispirazione, almeno su questo album, non sia assolutamente paragobabile ai capisaldi del genere di quegli anni e ai migliori dischi della band stessa.
Un’operazione che, quindi, sembra poter promettere bene in prospettiva, ma che sul momento lascia un po’ delusi dal mancato ritorno di una band storica.

Per concludere i Crematory tornano indietro nel tempo e ripresentano, con questo “Infinity”, il sound e lo stile che li aveva portati alla ribalta negli anni ’90. Il sound datato da una parte e la mancanza dell’ispirazione degli albori, però, fa mancare il bersaglio ai tedeschi. La scelta di tornare indietro sembra, però, poter funzionare, speriamo solo che con i prossimi cd riescano a ritrovare la vena creativa che li ha resi una delle band di punta del panorama gothic di quegli anni.

Tracklist:
01 Infinity
02 Sense of Time
03 Out of Mind
04 Black Celebration (Depeche Mode cover)
05 Never Look Back
06 Broken Halo
07 Where Are You Now
08 A Story About…
09 No One Knows
10 Auf Der Flucht

Alex “Engash-Krul” Calvi

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