Recensione: Inhaling Blackness – Reflecting Light
“Inhaling Blackness – Reflecting Light” è l’esordio discografico dei tedeschi I Spit Ashes, band bavarese sotto contratto Massacre Records, label che sta investendo molto sugli esordienti, in particolari quelli dediti all’aspetto più moderno del metal sound, thrash o death che sia. È chiaro da tempo che molte band stanno ripescando dal passato meno recente gli stilemi imposti dal death metal melodico, per essere più precisi, dalla scena di Gothenburg.
In merito al sound delle tante produzioni in uscita al momento in cui parliamo, si coglie quanto abbiano inciso i dischi d’esordio di band quali In Flames, Dark Tranquillity, ma pure di gruppi che ricamavano il songwriting, pur non discostandosi dalle ispirazioni del movimento, quali Into Eternity piuttosto che Edge of Sanity.
Ora, la domanda che bisognerebbe porsi è la seguente: cosa vuol dire suonare melodic death metal oggi come oggi? Beh, di certo, chi scoppiazza pari pari i grandi del passato, suona a tutti gli effetti melodic death metal. Certo non passerà alla storia per originalità, ma può regalare ottimi momenti di revival. Un po’ più difficile sarebbe invece rivisitare un genere che, storia insegna, ha già dato quel che doveva dare, forse ancora prima che lo stesso eclissasse, ma il tentativo sarebbe apprezzato, perlomeno evidenzierebbe uno slancio di degna e riconosciuta personalità. Che succede invece con i nostri all’esordio? “Inhaling Blackness – Reflecting Light” non imbocca la strada della scopiazzatura, così come non trasuda volontà di innovazione o rivisitazione lodevole. Non è né carne, né pesce, non è buono, né cattivo… è insipido fino all’osso! A nostro parere, il limite più evidente è la capacità tecnica, percebile, ma non ancora formata in abilità e questo non consente al quintetto di esprimersi a tutto tondo. Percezione che qualcosa di buono si celi sotto il moniker I Spit Ashes è evidente in alcuni passaggi ‘disorientanti’ l’ascolto dei brani, che richiamano cioè l’attenzione per singolarità. Una singolarità che resta tale e non viene enfatizzata da un contorno compositivo in grado di realizzare l’idea, né rifguardo il riffing (scontatissimo), né riguardo gli arrangiamenti, incapaci a rendere coesa la struttura del brano stesso.
Ci si trova quindi di fronte ad un mediocre melodic death tinto di thrash, laccato di commerciali sfumature filo-metalcore statunitense e pompato da tappeti di tastiere, spesso, al limite dell’eccessivo. Pure il cantanto, per l’ennesima volta atonale (dove ca**o sono finiti i cantanti veri?), stona sulla sezione chitarristica, unico punticino a favore di “Inhaling Blackness – Reflecting Light” (ferma restando la carenza di soli, indice di chitarristi non proprio capaci…, chi vuol capire, capisca).
Concludendo, possiamo affermare che la band non è sufficientemente matura per potersi confrontare con un mercato in fermento, né tantomeno risulta in grado di rievocare il magico ed aggressivo stile romantico dei grandi maestri della scena scandivana di metà anni novanta. Sarebbe opportuno sedersi a tavolino e rivisitare un po’ questo progetto…
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Nicola Furlan
Tracce:
01. N.D.X. – 01:19
02. Missper – 04:24
03. Cracks in the Mirror – 03:14
04. Eclipse – 03:12
05. Crossing the Borderline – 03:28
06. One Star Per Tear – 03:12
07. Error Concept I – 03:36
08. Towards the Sun – 04:43
09. My Ulysses – 05:11
10. When Daylight Dies – 02:43
11. Moonray Guidance – 05:23
Durata: 40 minuti ca.
Formazione:
Benjamin Müller: Basso
Daniel Lammich: Batteria
Bernhard Lindner: Chitarra
Emanuel Seis: Chitarra
Benedikt Rathsmann: Voce