Recensione: Invulnerable

Di Stefano Ricetti - 28 Novembre 2005 - 0:00
Invulnerable
Band: Centvrion
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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86

Da un album di una band italiana con una colata di metallo fuso in copertina e con un incipit dal titolo The Forge che pare fuoriuscire dall’officina di un fabbro cosa ci si poteva aspettare? Puro HM straight in your fuckin’ face e solamente quello! I Nostri fanno propria la lezione sia dei Judas Priest classici, che di quelli rinnegati di Jugulator e Demolition, con l’aggiunta di dosi da cavallo di Primal Fear e il classico metallone made in Germany figlio di Accept, Thunderhead e Unrest.

In inizio di recensione avevo appunto sottolineato che una band di compatrioti che si permette di mettere sulla cover del proprio disco un’immagine fortemente kitsch e metallara denota sicurezza e  coerenza di intenti, non come certi ensemble del nord Europa che riempiono le copertine dei loro dischi di teschi, budella al vento, guerrieri invincibili e lame insanguinate e poi… non appena la puntina (ooooppppppsssss… il laser!) emette i primi suoni fuoriescono solo chitarre a zanzara, doppie casse triggerate registrate basse, tastiere anche fra un pezzo e l’altro e voci fatte con lo stampino! Invulnerable è un album italiano che suona pochissimo italiano! Rappresenta la quarta fatica del combo marchigiano e succede al controverso Non plvs Ultra, targato 2002.

Sembra proprio che la band dei due Monti e di Germano Quintabà sia ripartita dal seme metallico gettato con l’esordio Arise of the Empire (a giudizio di chi scrive la loro migliore prova fra i primi tre album) e abbia tralasciato le divagazioni presenti in Hyper Matyrium e nel sopraccitato Non plvs Ultra. Evidentemente certi inutili orpelli e la ricerca ostentata di sonorità moderne non si confà ai Nostri che con Invulnerable hanno confezionato un monolite di HM massiccio e coriaceo permettendosi solo qualche divagazione nel thrash d’annata e ben due ballad di alto profilo.

Fare un noioso track by track mi sembra in questo caso ingeneroso: tutti i pezzi sono godibili e, incredibile ma vero, non ci sono tappabuchi! Tra i miei personali highlight metto senza ombra di dubbio i due episodi rallenty Standing on the Ruins e Transcendence, seguiti dalla devastante Procreation to High, che puzza di Metal Church fin dal primo secondo. Last but not Least il mid-tempo thrashy Soul Deliverance che al posto delle note ha macigni di granito dell’Adamello, altro che pietre nere della Ruhr!

Mi fermo qua: Invulnerable va gustato in blocco. E’ per me un vero piacere poter fare una recensione siffatta per una band italiana che ha avuto la capacità di farmi rammaricare di essere già arrivato alla fine dell’ascolto del disco. Quante volte si arriva stancamente a sentire un Cd di band ultracelebrate provenienti da oltre frontiera che tirano ormai stancamente a sbarcare il lunario?

Bravi Centvrion, dopo questo album anche l’Italia si può fregiare di avere la propria Panzer Division! (Marduk docet)

Stefano “Steven Rich” Ricetti

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