Recensione: Iridium

Di Antonio Guida - 10 Ottobre 2010 - 0:00
Iridium
Band: Empty Tremor
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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80

Empty Tremor : Iridium = Musica : Emozioni

A volte ciò che sembra scontato inserito in un contesto puramente razionale acquista una luce diversa. Le variabili sono scelte arbitrariamente ma, immergendosi in Iridium, il nuovo viaggio sonoro degli Empty Tremor, non si può non convenire con le stesse indicate sopra. La band, il cui fulcro ha origine nel ravennate, riesce a creare un lavoro (il quarto in studio) che è la esatta trascrizione in note di un ampio spettro che abbraccia il mondo delle sensazioni.
Marco Guerrini (chitarre), Dennis Randi (basso) e Christian Tombetti (chitarre) li avevamo lasciati con The Alien Inside, datato 2004. Nel 2010 troviamo Daniele Liverani (membro fondatore) e Stefano Ruzzi dimissionari e al loro posto rispettivamente Marco Scott Gilardi (tastierista, ingegnere del suono) e Dario Ciccioni (batteria). La voce storica del gruppo, Giovanni De Luigi, ritorna in formazione dopo la breve dipartita dal precedente album studio.
L’iridio lo troviamo al numero settantasette della tavola periodica ed è un elemento chimico altamente resistente alla corrosione e contemporaneamente molto fragile. Provando a trovare analogie, scorgiamo la determinazione dei ragazzi nell’andare avanti e il tema portante del disco che si apre ad una profonda analisi dell’amore nelle sue forme.

Breaking The Mirror ci catapulta nel nuovo materiale Empty Tremor e lo fa servendosi di un riff di tastiera di gusto e molto efficace, sostenuto dagli altri strumenti in modo mai invadente fino a quando le chitarre soliste squarciano il tessuto finora creato. Quasi a voler disintegrare lo specchio che riflette l’immagine di quello che la società impone all’individuo di essere, la voce di Giovanni spicca con prepotenza e, se lo avevamo lasciato con Eros & Thanatos in ottima forma, qui mostra una espressività inarrivabile. Impossibile non notare l’uso di polifonie vocali di grande impatto emotivo sapientemente distribuite all’interno dell’album.
Si prosegue con Run: le chitarre si irrobustiscono, le tastiere riempiono gli spazi con suoni settantiani alternandosi a guizzi di chitarra elettrica che seguono un ritmo frenetico; lo stesso che nella vita quotidiana tende a distogliere dai sogni personali e impone regole che vogliono solo ed esclusivamente vincitori. L’alienazione è palpabile nelle note e l’assolo di chitarra (uno dei più ispirati del lotto) richiama immagini cinematografiche al rallentatore; la frenesia trattenuta è lasciata esplodere. Dalla corsa quotidiana ci si abbandona ad un caldo abbraccio, Warm Embrace. Note di piano e arpeggi di chitarra introducono un lungo viaggio dove orchestrazioni strumentali e vocali aprono una parentesi di intrecciate parti soliste. Al culmine si ritorna con maggior pathos al motivo iniziale; la chitarra va in feedback regalando brividi come quelli che solo un abbraccio sentito può donare.

Falling in the autumn breeze, I’m falling, voices of my own beliefs are calling,
Floating softly with no wings I’m starting to decide my destiny, I’m flying high.

Sono le parole che chiudono il quarto brano Autumn Leaves e che, oltre alla bellezza dei testi, portano l’attenzione sulla consapevolezza e sulla volontà improvvisa di riappropriarsi delle aspirazioni individuali. Fra tutte, è la canzone che maggiormente rimanda ai Dream Theater. Friends in Progression è l’inno al valore supremo dell’Amicizia; valore che risplende ancor più forte nelle scelte difficili che la vita ci pone dinanzi. I cori qui vanno a interpretare la coscienza individuale e con la voce di De Luigi creano uno scambio di battute dal sapore teatrale.

I am fed with your true unconditional love
Forming a light all around me, warmth is sorrounding me

Unconditional Love, come suggerisce il titolo, scava ancora in profondità: nel brano l’amore incondizionato impersonifica un’entità che può essere ricondotta a figure genitoriali. Segue il mood della traccia precedente ma in modo più aggressivo. Everyday dimostra quanto il complesso riesca a muoversi bene anche nelle ballate: dolce, elegante, suadente nella melodia e nel testo dedicato alla compagna di vita. The Last Day On Earth spezza la riflessione e avvia un processo di azione. È la parte del disco dove emergono maggiormente le linee soliste di ognuno dei componenti, nessuno escluso. Tace però ogni pretesa di tecnicismo polemico, un disciplinato strumento padroneggiato con signorile disinvoltura. Iridium chiude il ciclo di brani incentrati sulle diverse forme d’amore. O meglio tende ad accentuare il lato combattivo, il riscatto, la sopravvivenza dell’Io dopo catastrofi di vario genere. Una suite di oltre nove minuti che sembra arrivare dallo spazio e portarci verso una nuova era. Minuziose ed incisive la parti strumentali a creare un ambiente virtuale dove lo spazio (inteso come universo) sembra attorniarci:

Night is falling, skies are burning,
A new dawning, for age of “Gemini”.

Il nuovo album si fa notare per la maturità compositiva, anche se coesistono elementi che rimandano al prog statunitense, Dream Theater in primis. Questi episodi, non frequenti, arrivano a seconda del soggetto che ascolta ma considerando la creatività di ognuno si auspica in una proposta slegata completamente dal contesto. Cosa indubbiamente già messa in atto con Iridium.
Dal punto di vista tecnico i suoni sono buoni; la produzione volutamente intima, calda per creare il climax; una produzione non convenzionale per chi mastica musica metal.
Quando si parla degli Empty Tremor (e qui più che mai) è impossibile considerare un brano trascurando i testi. Il talento della band sta nel riprodurre in suoni quello che di visionario si pensa e viceversa. La nuova verve, alimentata anche dal ritorno di De Luigi e l’arrivo di Marco Scott Gilardi, investe l’ascoltatore. E si apprezza dai due il dono particolare della sensualità melodica e vocale, il gusto innato per il bel canto. Le chitarre ispirate come da sempre ci hanno abituato. Dario alle pelli è una garanzia per chiunque abbia la fortuna di averlo come batterista. E il basso di Dennis vibra rispettoso degli altri strumenti nella completa soddisfazione per chi lo ascolta.
Iridium
irrompe con un potere di fascinazione non indifferente portando i caratteri che hanno contraddistinto la band in passato a sommarsi con quelli presenti giungendo ad una espressione alta e stimolante.
In ambito prog una delle uscite più interessanti dell’anno, da non perdere.

Antonio ‘kunstwollen’ Guida

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Tracklist

1.    Breaking the Mirror
2.    Run
3.    Warm Embrace
4.    Autumn Leaves
5.    Friends In Progression
6.    Unconditional Love
7.    Everyday
8.    The Last Day On Earth
9.    Iridium

Lineup:

Giò De Luigi: vocals
Marco Scott Gilardi: keyboards, vocals
Christian Tombetti: guitars
Marco Guerrini: guitars
Dennis Randi: bass
Dario Ciccioni: drums

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