Recensione: Iron Clad Soldiers

Di Stefano Ricetti - 19 Gennaio 2010 - 0:00
Iron Clad Soldiers
Band: Hjallarhorn
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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75

Non di solo Black Metal vive la Norvegia. Gli Hjallarhorn sono lì a dimostrarlo con Iron Clad Soldiers, dalla copertina ambigua, agognato debutto ufficiale dopo una serie di tre demo e una carriera iniziata nel 1993, poi interrotta e ripresa soltanto nel 2004, con la prima uscita Six Track Metal Attack.     

Inizio in pieno Motorhead-style con Battle Of Repulsion, song veloce e frizzante che denota la pulizia delle due chitarre e, in generale, di tutti gli altri strumenti. Interessanti i duelli fra le due asce a mo’ dei Metallica di Kill’Em All sul finale del pezzo. Saxon a tutto bordone con la seguente Iron Clad Soldier che si fa notare soprattutto per l’intonazione del singer Dani Nilsen, che per l’occasione sfoggia un incrocio bastardo fra l’ugola di Paul Di’Anno e quella di James Hetfield, seppur non raggiungendo l’intensità della strana coppia. Da segnalare l’assolo anni Ottanta a ¾ del brano, che  farà venire la pelle d’oca a più di un nostalgico. Brigade pesta a la Metallica con chitarroni invincibili e massicci, consegnando alla cronaca un mid tempo solido che non lascia spazio alla fantasia, poi ampia sterzata tramite Blood And Black Lace, song veloce che ripesca i riff della Nwobhm e il latrato di Lips degli Anvil nell’interpretazione del cantante. Un salutare tuffo nel passato delle origini insomma, che non fa mai male, un po’ come quando Alessandro Manzoni enunciò la necessità di “lavare i panni in Arno” da parte della lingua comune parlata da tutti. 

Lo spettro dei grandi e maledetti Running Wild irrompe con l’adrenalinica The Changeling – che stupisce poi di suo attraverso la struggente parte melodica finale – e la successiva The Horn, implacabile proprio come sapeva fare, e molto bene, il vecchio e molto rimpianto capitan Rolf, ora approdato ad altri lidi. Ancora piede a fondo sull’acceleratore nella seguente Scathed And Torn, vomitata direttamente dalla Bay Area anni Ottanta. L’immancabile lento di turno si paventa con la traccia numero otto, dal titolo Eye Of The Storm ma è solo un’illusione che dura poco, nel momento in cui le asce affilatissime della coppia Krogh/Nilsen rompono l’incantesimo ancora una volta scomodando i prodi pirati di Amburgo per via della veemenza dei riff alla tedesca. Chiusura nelle mani – e nei watt a profusione – di The Machinist, irresistibile mazzata in pieno viso con accelerazioni degne dei migliori Exodus del tempo che fu.   

Iron Clad Soldiers è un disco fresco, suonato con passione e dedizione che non denota particolari cali di tensione e di questo va dato ampiamente atto ai quattro di Oslo. Sa fondere con discreta abilità il Thrash della vecchia scuola americana, le vampate della Nwobhm e i rigurgiti oltranzisti dell’HM teutonico con maestria, senza strafare ma badando al sodo. Tanto di cappello, quindi, a questi vichinghi non omologati.  


Stefano “Steven Rich” Ricetti


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Tracklist:
01. Battle Of Repulsion
02. Iron Clad Soldier
03. Brigade
04. Blood And Black Lace
05. The Changeling
06. The Horn
07. Scathed And Torn
08. Eye Of The Storm
09. The Machinist

Line-up:
Dani Nilsen – Chitarra, Voce
Martin Krogh – Chitarra
Kjetil Krogvold – Batteria
Jonas Eid – Basso

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