Recensione: Jaktens Tid

Di Alessandro Calvi - 18 Novembre 2001 - 0:00
Jaktens Tid
Band: Finntroll
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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88

(recensione modificata il 22-10-2008)

Alzi la mano chi ha mai ascoltato o sentito nominare questo gruppo finlandese.
Domanda più che lecita quando questo disco uscì, dato che i Finntroll eran ancora ben poco conosciuti al di fuori della loro patria. Io per primo ammetto la mia ignoranza di allora. Mi imbattei in questi “troll finnici” più per caso che per vero e proprio interesse, ma da allora di strada ne han fatta e parecchia.

Per il gruppo di Katla non era facilissimo bissare il buon risultato di “Midnattens Widunder” con questo disco, eppure ci son riusciti. Anzi, probabilmente nei pochi mesi che separano il primo parto da questo secondo “Jaktens Tid”, riuscirono a comporre il miglior album della loro storia.
Indubbiamente, per i pochi che ancora non conoscono i Finntroll, si tratta di un disco dallo strano sapore: ricorda uno di quei minestroni in cui tanti sono gli ingredienti che a ogni boccone si scopre qualcosa di nuovo. La musica che propongono ha fatto scuola, ma in quel momento, questa commistione di epic, folk e black metal, conditi anche da una certa dose di autoironia, era qualcosa di nuovo. Provate a pensare ai lavori più folkeggianti degli Skyclad, aggiungete una fisarmonica indiavolata di sottofondo che vi trascina su ritmiche da festa del paese e mettete sopra al tutto un vocione growl che canta in lingua finlandese di epiche battaglie, di gloria e di eroi immortali. Ecco, così, forse, vi potrete fare un’idea.
Certo, l’inizio non lascia presagire quasi nulla di tutto questo. L’introduttiva “Krig” è un brano strumentale molto epico, quasi marziale, che nulla ha della velocità e dell’allegria degli episodi più riusciti del disco. La prima traccia sfocia nella seconda “Fodosagan”, brano solo leggermente più veloce, quasi un mid-tempo di scuola black, ma già qualcosa si comincia a intravedere tra una strofa e l’altra e l’assolo di tastiera è lì a dimostrarcelo.
È con la successiva “Slaget Vid Blodsalv” che però si comincia a fare sul serio. Qui il connubio tra black metal e humppah (in pratica la polka finlandese) raggiunge uno dei suoi punti più alti. Quando attacca la fisarmonica, sorretta da una terremotate base di batteria, è veramente difficile riuscire a stare fermi e non cominciare subito a ballare.
Con questo trio di canzoni, fino, cioè, alla tracklist “Jaktens Tid”, si raggiunge forse l’apice folk dell’album. Un concentrato di sfuriate black alternate, e a volte anche sovrapposte, a passaggi assolutamente assimilabili a melodie da festa del paese. La sensazione di trovarsi seduti a un tavolo, in una qualche bettola con pareti e travi di legno, il soffitto basso, circondati da un gruppo di vichinghi ubriachi che tracannano birra dai corni è immensa. E bellissima.
Si diceva prima anche di una certa dose di “autoironia”. In effetti potrebbe essere problematico riuscire a capire dove si annidi, quando ci troviamo di fronte a un disco che si intitola “tempo di caccia”, e la caccia a cui ci si riferisce è, senza mezzi termini, quella ai cristiani. Dove sta l’ironia in testi che narrano di troll che nottetempo escono dalle grotte montane e dai boschi per scendere a valle e massacrare interi villaggi di cristiani, rei, agli occhi di questi spiriti della natura, di essere usurpatori e invasori della terra scandinava? Eppure di fronte alla strumentale “Bakon Varje Funa” che sembra estratta dalla colonna sonora di un videogioco stile Super Mario nel momento in cui il protagonista affronta la strega di fine livello, non si riesce a non farsi scappare un sorriso.
I Finntroll però non si fermano qui nel mostrarci la loro capacità di essere eclettici. Mancano ancora un pugno di canzoni per finire l’album e son pronti a stupirci un brano dopo l’altro. Non sarebbe forse troppo corretto togliere al lettore (e futuro ascoltatore) il piacere di scoprire da solo cosa ancora tiene in serbo questo cd. Ci permettiamo solo di segnalare, in ordine sparso, “Kyrkovisan”, traccia breve, di soli 2 minuti, l’inizio recitato in latino è una sorta di anatema contro i troll, interrotto, ovviamente, dal ruggito di una di queste creature. Questo segna anche l’inizio della canzone vera e propria, una delle più veloci e furiose dell’album.
“Aldhissla” è un’altra delle tracce più particolari, originali ed ispirate di tutta la tracklist. Il ritmo è ipnotico e trascinante, una sorta di canzone tribale resa brano black e suonato con tamburi, chitarre, basso, batteria e tastiere. Un’esperienza unica ed originale che forse solo Katla e soci potevano farci ascoltare.
Infine, a chiudere, un altro brano strumentale. Si tratta di “Tomhet Och Tystnad Harska” che gioca le sue carte a base di campionamenti del vento, effetti di tastiera e una melodia leggera ed eterea che riesce contemporaneamente a dirci addio e a farci già rimpiangere il disco che, sappiamo, sta purtroppo per terminare. Non schiacciate subito stop però! Una sorpresa vi attende subito dopo la fine. Ed è una sorpresa in pieno stile Finntroll.

Difficile, se non impossibile, trovare difetti a questo album anche dal punto di vista tecnico, tutti gli strumentisti sono veramente in forma e fanno un gran lavoro a partire dal tastierista Trollhorn, passando poi per il singer Katla e gli altri musicisti, uno più ispirato dell’altro. La produzione è stata realizzata presso i Finnvox studio, che già di per se sono una garanzia. L’unico difetto del disco è casomai quello di esser così corto e di non aver avuto eredi naturali. A causa della tragica scomparsa del chitarrista Somnium e del tumore alla gola che ha relegato Katla lontano dal microfono, questo capitolo dei Finntroll segna la fine di una line-up che, con ogni probabilità, avrebbe saputo regalare altri, immensi, capolavori.

In conclusione il consiglio è: provate ad ascoltare una loro canzone e ne rimarrete conquistati. Strani, particolari, diversi da tutto quanto il folk aveva partorito fino a quel momento, i Finntroll sfornano un album che non lascia indifferenti. Una pietra miliare che ha fatto scuola e che merita di trovarsi nelle case di tutti gli amanti della musica nordica.

Tracklist:
01 Krig (Intro)
02 Fodosagan
03 Slaget Vid Blodsalv
04 Skogens Hamnd
05 Jaktens Tid
06 Bakon Varye Funa
07 Kitteldags
08 Krigsmjod
09 VargTimmen
10 Kyrkovisan
11 Den Hornkronte Konungen
12 Aldhissla
13 Tomhet Och Tystnad Harska (Outro)

Alex “Engash-Krul” Calvi

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