Recensione: Joker in the Pack
A due anni dal precedente “F.U.B.A.R.“, tornano a riaccendere gli amplificatori i rocker nostrani Hell In The Club con il nuovo album “Joker in the Pack“. Un’uscita che desterà sicuramente una certa curiosità tra i fan e gli addetti ai lavori, trattandosi infatti della prima senza lo storico cantante Davide “Damnagoras” Moras, il quale esce di squadra per dedicarsi a tempo pieno agli Elvenking. Moras comunque, non abbandona completamente l’orbita degli Hell In The Club, ma non potendo più dedicare il 100% alla band, sceglie di limitarsi a lavorare da dietro le quinte.
Per sostituire un ruolo così importante, la band opta per la svedese Tezzi Persson, vocalist che abbiamo già avuto modo di conoscere dietro al microfono degli Infinite & Divine, di cui abbiamo parlato anche su queste pagine. Rimangono tutti al loro posto invece gli altri membri della formazione, ovvero Andrea Buratto al basso, Andrea Piccardi alla chitarra e Marco Lazzarini alla batteria.
Edito da Frontiers, il nuovo album ha gli occhi di tutti puntati sulla prova della nuova arrivata, alla quale spetta il compito di non far rimpiangere ai fan della band il defezionario Moras. Il vocalist pordenonese, infatti, grazie alla sua timbrica particolare, aveva contribuito a creare quel marchio di fabbrica che rendeva molto distinguibili i lavori degli Hell In The Club, i quali si ritrovano ad effettuare una nuova ripartenza. Una situazione che, se da un lato può apparire come un contrattempo rilevante, dall’altro rappresenta una sfida stimolante che permette al gruppo di mettersi nuovamente in gioco.
Già dalla prima traccia, “The Devil Won’t Forget Me“, il motore della band sembrerebbe ruggire con i giusti giri, con Tezzi Persson che dimostra da subito di essere una scelta indovinata. Senza togliere nulla al validissimo ex cantante, Davide Moras possedeva una voce particolare e molto espressiva, ma aveva sempre cucito addosso quel sapore power/folk, bagaglio del suo lavoro con gli Elvenking. Un paragone ricorrente con la formazione friulana, tanto che a volte, anche nei brani degli Hell In The Club, pareva potesse spuntare fuori da un momento all’altro il suono di un violino. La Persson, invece, mette in campo uno stile che pare ritagliato apposta per esprimere il meglio su riff bollenti e seducenti finiture tipicamente rock n’roll. Una voce, capace anche di una certa duttilità, che può essere l’arma vincente per donare alle composizioni sfaccettature interessanti. Caratteristiche che possiamo facilmente riscontrare in pezzi come “Robert The Doll” oppure lo sleaze stradaiolo di “Dirty Love“, due tracce che vedono la cantante svedese destreggiarsi con particolare disinvoltura. La nuova line-up degli Hell In The Club funziona bene, e questa intesa si rispecchia nella qualità dei brani, come l’hard rock focoso di “New Desire“, dove la ritmica di batteria vibrante ad opera di Lazzarini dà lo slancio al resto del gruppo. Sul finale sale in cattedra anche la chitarra di Andrea Piccardi per un assolo scoppiettante. Le nuove canzoni hanno una giusta carica di adrenalina mista ad un certo piglio moderno, frutto del buon lavoro fatto in fase di produzione. La band dimostra sicurezza ed appare molto consapevole delle sue potenzialità.
La parte centrale del disco si direbbe essere dedicata alle composizioni più radiofoniche dell’album, come ad esempio “Fairytale“, con melodie mature in cui si distinguono il lavoro di basso ed un buon assolo di chitarra. “The Ocean” è una ballata introspettiva costruita su un arpeggio di chitarra con Tezzi nuovamente protagonista. Ancora hard rock orecchiabile con “Magnetars“, traccia solare dal forte retrogusto anni 80 che strizza l’occhio ai Bon Jovi dei tempi migliori.
Gli Hell In The Club si confermano abili nel creare intrecci di riff taglienti, groove potenti e ritornelli esplosivi, amalgamando con maestria soluzioni ad alta tensione e trovate più orecchiabili.
Si cambia un po’ registro con “Pretty Little Freak Show“, un pezzo venato di Led Zeppelin dove Tezzi Persson dà prova della sua versatilità sfoderando una prestazione dai contorni blues. Fra i pezzi degni di interesse, una menzione va fatta per “Out In The Distance“, dove si gioca sull’alternanza tra passaggi soft e robuste impennate di chitarra, creando un avvincente effetto chiaroscuro. Rimane il tempo per un’ultima traccia con la conclusiva “When The Veil Of The Night Falls“, un hard rock carico di elettricità che nel finale accelera in un adrenalinica corsa.
“Joker in the Pack” è un disco fresco ed ispirato, con cui l’ostacolo del cambio cantante viene superato in modo indolore. Anche se, rispetto ai vecchi lavori, magari qualche particolare deve ancora essere messo meglio a fuoco.
In ogni caso la sintonia fra Tezzi Persson ed il resto del gruppo pare però essere già bene avviata, e probabilmente entro tempi brevi tutto potrebbe funzionare a pieno regime.
Gli Hell In The Club hanno in mano le carte giuste da giocare, e come l’inquietante Joker ritratto in copertina se la ridono di gusto: hanno tutte le buone ragioni per poterlo fare.
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