Recensione: Kolossus

Di Stefano Risso - 5 Giugno 2008 - 0:00
Kolossus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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80

A due anni di distanza dal successo ottenuto con Armada, il compito dei
Keep
of Kalessin
era quello di confermare lo status di una band in piena forma e in
pieno processo creativo, in rapida ascesa verso i piani nobili della scena. La classica prova del
nove, che alla luce di quanto offre Kolossus, possiamo dire essere stata
superata brillantemente.

Chi si aspettava un Armada parte seconda rimarrà fortemente deluso, dal
momento che i nostri si sono mossi nella direzione di un’evoluzione in
continuità col passato, cambiando molto rispetto al disco precedente, pur
mantenendo intatti i tratti caratteristici della band, sviluppando il proprio
stile, arricchendolo senza arrivare a snaturarlo. Dopo un disco molto
aggressivo, il leader, fondatore e compositore Obsidian C., ha voluto
enfatizzare il lato più spiccatamente melodico ed epico che traspariva gia con
le precedenti pubblicazioni, rallentando le composizioni, curando molto il
songwriting e il lavoro delle chitarre, nel tentativo di arrivare a una conclusione
organica di tutte le influenze mostrate dai Keep of Kalessin in Kolossus. Un
disco che si allontana ancor di più dal black metal “classico”, rimasto solo
come struttura portante, su cui Obsidian C. va a inserire di volta in volta
elementi death, thrash ed heavy, oltre a diverse aperture melodiche/atmosferiche
di grande classe, in un insieme che appare molto naturale, come puntualizzato
più volte in sede
d’intervista
, segno di un minuzioso lavoro svolto a monte.

Kolossus rimane comunque legato a doppio filo con Armada, non solo per
l’imprinting dato dai nostri, ma anche sotto l’aspetto lirico: se nel precedente
episodio venivano trattata con estrema violenza battaglie cruentissime, in
Kolossus
vediamo il vincitore della guerra appena conclusa che sta per fondare il proprio impero, dovendo
affrontare questa volta gli dei, in uno scontro che si fa più epico e maestoso.
Ovviamente anche la musica segue di pari passo il concept, sapendo adattarsi
benissimo alle varie vicende narrate. Avremo così A New Empire’s Birth a
inaugurare il viaggio, in cui si notano immediatamente i cambiamenti stilistici
apportati, con un andamento più ragionato e un riffing maggiormente ricercato
(che per bervi attimi ricorda vagamente le ultime sperimentazione “emperoriane”), con i suoi
ritornelli fieri, sofferti ma pervasi da un filo di speranza per il futuro. Lo
scontro con gli dei non tarda ad arrivare con Against The Gods, in un brano
votato alla violenza, sempre tenuta a bada e fatta sfociare con raziocinio, in
un susseguirsi di emozioni fino al marziale epilogo del brano. Epicità che
scorre a fiumi con la successiva The Rising Sun, tanto che pare iniziare come un
richiamo alle armi per poi rivelarsi come uno dei picchi emotivi di Kolossus,
con una progressione esemplare, dove le chitarre lasciano gradatamente spazio ad
archi e pianoforte, rubando la scena e portando l’attenzione dell’ascoltatore
letteralmente a un livello superiore rispetto al resto del brano. In Kolossus
tutto quanto è rivolto alla ricerca e alla valorizzazione del carattere epico
dei nostri, e in questo senso va visto lo stile particolare di Thebon, che
abbandona quasi completamente il classico screaming per adottare una via di
mezzo con il cantato pulito, assecondando il feeling del disco in modo
personale, lanciandosi anche in ritornelli decisamente inusuali, come in un
pezzo praticamente thrash metal in tutto e per tutto come Warmonger. Lo stesso
dicasi per Escape The Union, a mio avviso il momento più alto di tutto il
lavoro, dove violenza e sentimento si sposano a meraviglia, impreziosito da una
break centrale da brividi, con la chitarra di Obsidian C. in un assolo mai così
struggente. Le emozioni continuano con la “ballata” The Mark Of Power,
elegantissima e marziale, arrivando a un altro piccolo gioiello: Kolossus.
Purtroppo si corre il rischio di ripetersi, ma più passano i minuti e più i Keep
of Kalessin
sembrano voler dare sfoggio nell’abilità di dare anima e corpo a
canzoni incredibilmente trascinanti, maestose, cariche di patos… Ascoltare per
credere. Con Ascendant si giunge alla conclusione di questo affascinante
viaggio, riportandoci alla memoria all’intro Origin, riprendendone e il riffing
principale e cucendovi addosso un brano più semplice e diretto.

Non un disco facile, tutt’altro. Un lavoro che potrebbe spiazzare ai primi
ascolti, ma che ripaga alla distanza, sapendo far presa lentamente una volta che
ne viene colto lo spirito. Da rimarcare inoltre una prova strumentale da
applausi, specialmente perchè registrati “live in one take” (come
orgogliosamente riferitomi anche dallo stesso Obsidian C.), e una produzione che
valorizza il tutto. Una band in salute dunque, che non mancherà di stupirci con
il prossimo album, gia quasi pronto. Ormai una
splendida certezza del panorama estremo.

Stefano Risso

Tracklist:

1. Origin 02:28
2. A New Empire’s Birth 05:50
3. Against The Gods 08:46
4. The Rising Sun 07:27
5. Warmonger 05:20
6. Escape The Union 07:49
7. The Mark Of Power 04:55
8. Kolossus 07:15
9. Ascendant 04:31

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