Recensione: Kreek

Di Manuel Gregorin - 13 Febbraio 2021 - 0:01
Kreek
Band: Kreek
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Hard Rock 
Anno: 2021
Nazione:
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77

Chi ha detto che il rock è morto?
Di certo non i Kreek ad ascoltare questo loro lavoro d’esordio: la formazione inglese con il debutto discografico ci propone, infatti, un hard rock vecchia scuola, figlio diretto di Led Zeppelin, Deep Purple e Lynyrd Skynyrd.
Quello suonato con le Gibson e gli amplificatori Marshall (rigorosamente valvolari), quello che odora di birra e sigarette in un pub di periferia…il rock nella sua forma più classica e genuina, insomma!
Approfondendo il discorso su questi Kreek, troviamo in formazione qualche vecchia conoscenza: ovvero Antony Ellis, ex cantante dei Bigfoot, altra promettente formazione britannica già autrice di due ep ed un album, purtroppo scioltasi in seguito all’abbandono dello stesso Ellis, ora di nuovo in pista con questo suo nuovo progetto.
Coadiuvato da una nuova agguerrita formazione e con un contratto con Frontiers Music, il singer britannico pare proprio intenzionato a riprendere il discorso lasciato in sospeso con i Bigfoot.

Come già anticipato ci troviamo di fronte ad un album di hard rock classico, di quello che basta semplicemente nominarlo per capire di cosa si tratta senza dilungarsi in troppi paragoni.  Lo si comprende già dalla traccia d’apertura “At The Bottom Of Hell“, un mid tempo di sei minuti abbondanti dove atmosfere evocative di grande effetto si mischiano a melodie ben studiate. Magari come pezzo iniziale ci si sarebbe aspettati una canzone più diretta, ma vista la sua buona qualità, “At The Bottom of Hell”  si rivela comunque una scelta azzeccata. La fast song però arriva comunque con la seconda canzone “Missiles“, irrobustita da un riff di chitarra veloce proprio come un missile e dalle rabbiose sfuriate di batteria. Si procede poi con l’impatto di “Meet You Maker“. una song dinamica che ci porta su territori più street. Arriviamo così a “Milion Dollar Man“, il singolo scelto come biglietto da visita per questo esordio: brano volutamente maistream con delle tinte vicine ai Led Zeppelin (o Greta Van Fleet..?!?).

I Kreek sanno il fatto loro e anche se a volte forse mancano un po’ di personalità riescono ad essere comunque convincenti con un mix di energia e melodie ricercate. Le composizioni grintose si alternano con altre più easy listening, come la suadente “One Voice“, “Man On My Shoulder” e “Stand Together“, tutti brani composti ed arrangiati con sapienza che scorrono via piacevoli.
Bisogna proprio dire che Antony Elis per questa sua esperienza post Bigfoot non si è affidato al caso nella scelta dei musicisti: Nick Clarke e Dan Collict alle chitarre formano un’affidabile coppia di axe man che tesse armonie di buon gusto mescolato ad un solido “tiro moderno”. Anche se Deep Purple e Black Sabbath sono le muse ispiratrici dei Kreek, le composizioni suonano comunque attuali, nonostante l’atmosfera volutamente retrò, mai tuttavia arcaica o fuori luogo

Down N’ Dirty” ricorda gli Europe dei lavori più recenti con delle soluzioni accattivanti ed un bell’assolo dal sapore blues. “Get Up” invece è un hard rock standard di alta qualità e dalla ritmica moderata, sostenuto dalle vibrazioni del basso di Lee Andrews.
In conclusione troviamo poi “You Are On Your Own“, una ballad riflessiva con richiami che vanno dai Whitesnake ai Lynyrd Skynyrd.

Una buona prova d’esordio per i Kreek, ed un buon intuito della sempre più consolidata Frontiers, che dopo aver lanciato i Bigfoot non si è ovviamente lasciata sfuggire la possibilità di dar voce alla nuova creatura di Ellis: il frontman inglese, supportato da una formazione di grande qualità ritorna, letteralmente, a far fischiare gli amplificatori.
In sostanza davvero una bella sorpresa: un lavoro valido di una band capace, che forse viaggia ancora con una marcia in meno rispetto ai clamorosi Bigfoot, ma pare in attesa di ingranarla definitivamente con i prossimi lavori.
Ellis e soci intanto stanno già scaldando i motori…

 

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