Recensione: Laßt euch sagen aus alten Tagen
Prime impronte sulla neve fresca per gli Odroerir, primi passi mossi da Breitungen, città nel cuore della Germania, per questi cinque individui capitanati dal buon Fix, vecchia conoscenza del panorama grazie al suo ruolo nei Menhir. Quattro giovani e una fanciulla, che, dopo il demo Iring arrivano, alla prima uscita discografica ufficiale con questo Laßt euch sagen aus alten Tagen, sul quale risplende orgoglioso il logo della Skaldic Art di Vratyas Vakyas.
Secondo il parere di chi scrive, questo debut è una piccola perla di folk, che grazie a una lieve contaminazione black diviene una preziosa amalgama capace di sterzare spesso e volentieri verso sonorità decisamente viking. Un disco votato alle atmosfere sognanti e anacronistiche, le quali pervadono e dominano tutto il lavoro, dai gracchianti fiati e le rudi pelli che aprono Präludium, al conclusivo capitolo acustico Dolmar.
Non mancano pezzi epici e cadenzati dalle tinte bellicose come Menosgada o De Excidio Thuringiae. Quest’ultima introdotta dagli zoccoli di cavalieri al galoppo e forte di una prima parte piuttosto veloce, la quale però non manca di sfociare in un break acustico e un lento assolo dalle venature folk. Di simile fattura la seguente Salzschlacht, che nasce in un lungo arpeggio, per poi riprendere quegli stilemi epici mai veloci e mai frenetici che già si erano mostrati in tutta la loro efficacia ad inizio album. Segue la splendida Brudermord, lento acustico a doppia voce che non può non rimandare agli Ulver per via delle atmosfere iniziali, in cui la mente fugge per un attimo a quel capolavoro assoluto di Graablick Blev Hun Vaer (solenne inchino), e per l’uso della chitarra acustica nello stile dello splendido Kveldssanger (ancora inchino). Un album che è anche capace di mettere in mostra episodi più cupi come la bella Iring, di bathoryana influenza. Calma composizione condotta da una melodia di violino nata dall’incontro immaginario tra i modi finnici e i tratti distintivi centro-europei, che diviene magnificamente cullante grazie anche a un ritornello lento ma prepotentemente incisivo. Zur Taverne è infine l’ennesima materializzazione dell’anima folk di questo gruppo, una vivace e spensierate danza che si soda tra i vecchi tavoli di legno di una taverna medievale. Una divertente parentesi scanzonata condotta da un’ugola tutt’altro che educata, la quale potrebbe essere appena reduce da una discreta sequenza di pinte.
Bello, bello, bello. Laßt euch sagen aus alten Tagen scorre veloce, trasportando la mente lontano con la magia di composizioni evocative e senza tempo come solo chi ha visioni musicali al limite del mistico può comporre. Niente soluzioni virtuose, niente passaggi irripetibili, niente invenzioni stilistiche: tutto è sempre stato lì, alla portata di chiunque. Poche sono però le menti e i cuori capaci di concepire, comprendere e creare atmosfere del genere, e gli Odroerir hanno dimostrato con questo primo lavoro di fare parte di questa fortunata schiera.
Se la band continuerà il suo cammino battendo questo sentiero, con questa ispirazione e questa intensità, sono convinto che avremo di che sfregarci le mani prossimamente, magari intorno al fuoco, mentre accampati in una valle brinderemo alla gloria di questi cinque musicisti tedeschi. Intanto godiamoci Laßt euch sagen aus alten Tagen, un disco senza alcun dubbio di nicchia, ma che di quei pochi a cui è destinato farà sicuramente la gioia.
Tracklist:
1. Präludium
2. Menosgada
3. Salzschlacht
4. Brudermord
5. De Excidio Thuringiae
6. Iring
7. Zur Taverne
8. Dolmar
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini