Recensione: Live in Carthage [DVD]

Di Roberto Gelmi - 28 Aprile 2020 - 12:42
Live in Carthage [DVD]
Band: Myrath
Etichetta: earMUSIC
Genere: Progressive 
Anno: 2019
Nazione:
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75

Nel periodo di quarantena che stiamo vivendo è utile riscoprire alcuni dischi live di band che sono considerate secondarie (spesso a torto). Nel caso dei Myrath, Live in Carthage ha tutti gl’ingredienti per regalare allo spettatore un’ora e mezza di buona musica metal impreziosita da melodie arabe, senza contare la splendida location: niente meno che le rovine della gloriosa Cartagine, patria d’Annibale funestata dai romani, che la distrussero nel 146 a.C. sotto gli occhi (velati di lacrime) di Scipione l’Emiliano.

La scaletta si compone di una quindicina di brani per un’ora e mezza di musica diretta e potente. I “Symphony X tunisini” puntano, infatti, su uno sano sfoggio di tecnica esecutiva (suonare tanti abbellimenti a velocità sostenuta non è da tutti) accompagnato anche dalla gradita presenza di una danzatrice del ventre che rende lo stage (coperto di tappeti iperdecorati) infuocato ed elettrizzante.

A onor del vero l’inizio del live non è dei migliori, una decina di uomini compaiono on stage per suonare dei tamburi etnici senza utilità alcuna (non stiamo certo parlando degli Angra all’avvio di “Carolina IV”).

Superato un simile incipit, non mancano alcuni momenti notevoli: “Born to Survive” (dall’album Shehili) si rivela un ottimo cavallo da battaglia; le luci dei cellulari durante “Duat” regalano un momento suggestivo; scaldano il cuore, poi, le immagini di Daenerys Targaryen proiettate su maxi schermo durante l’esecuzione di “The Unburnt”; “Tales of the Sands” e “Believer”, infine, sono brani d’applausi.

Il sound dei Myrath alla lunga pecca di prevedibilità, vero, però la line-up messa in campo è indiscutibilmente esperta e affiatata (con decine e decine di concerti alle spalle è naturale del resto): Zaher Zorgati canta senza sbavature e riesce a coinvolgere un minimo il pubblico presente (bello vedere anche tante giovani ragazze nelle prime file); il calvo e occhialuto Malek Ben Arbia sfoggia una chitarra opera d’arte; Anis Jouini è completamente immerso nelle linee di basso; Elyes Bouchoucha dà vita alle melodie arabe con sintetizzatori e distorsioni varie. L’unico a convincere poco è il batterista a torso nudo Morgan Berthet, decisamente poco espressivo, peccato.

Per quanto riguarda la resa audio-video, considerato il budget a dosposizione, riprese e luci sono passabili, così la qualità audio; il problema semmai è il montaggio, a nostro vedere troppo “frenetico” e poco ragionato. Ringraziamo, dunque, i Myrath per aver filmato questo show e aspettiamo il loro sesto studio album, forte, magari, di una collaborazione illustre.

 

p.s. tra le sorprese del live c’è anche il trasformismo della danzatrice summenzionata, che arriva a sfoderare un candelabro come copricapo durante lo spettacolo. Forse noi occidentali non possiamo apprezzare una simile trovata kitsch…

 

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