Recensione: Live & Louder

Di Francesco Maraglino - 21 Maggio 2017 - 11:09
Live & Louder
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2017
Nazione:
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80

Ai tempi in cui il rock era il re, l’uscita di un live album poteva rappresentare un momento fondamentale nella carriera di una band: la fotografia di un istante di grazia, la chiusura di un ciclo, il racconto di un evento concertistico importante se non epocale. E, per molte band del passato, proprio il live rappresentava una delle uscite più alte e memorabili della propria storia artistica e discografica, quella per la quale il gruppo sarebbe stato ricordato, l’album da comprare per imparare a conoscerla, o quello da possedere assolutamente se di quella band ne volevi solo uno. Un esempio per tutti, “Made in Japan” dei Deep Purple.
Oggi questo significato così rilevante si è disperso nei tanti, troppo dischi dal vivo che vengono pubblicati. Per molte band, infatti, ad ogni studio album segue sistematicamente un live, in maniera routinaria e meccanica.

Il live album (CD e DVD) dei The Dead Daisies, “Live & Louder”, nel suo piccolo, sembra appartenere alla prima categoria, fatte le dovute proporzioni con i giganti citati.
Il gruppo, coagulatosi intorno al chitarrista David Lowy, infatti, dopo diversi cambi di formazione, che hanno visto sopravvivere dei musicisti del primo omonimo esordio del 2013 (passando per il ben accolto “Revolucion” di due anni più giovane), solo il citato fondatore, sembra essere arrivato proprio con “Make Some Noise” dell’anno scorso ad un vero e proprio momento di grazia. La line-up dell’ultimo studio album, davvero in modalità “supergruppo” con la presenza, oltre che di Lowy, di John Corabi (Mötley Crüe, The Scream) al canto, Doug Aldrich (Whitesnake, Dio) alle chitarre, Marco Mendoza (Thin Lizzy, Whitesnake) al basso e Brian Tichy (Ozzy Osbourne, Foreigner) dietro i tamburi, infatti, pare pervasa come una band di giovincelli dal sacro fuoco del rock’n’roll, saldando grinta e passione con la posseduta esperienza da navigati professionisti.
“Live & Louder” fotografa perfettamente questa magica situazione, proponendo al pubblico in rapida sequenza sedici fulminanti shots della band.

“Make Some Noise”, naturalmente, è il disco le cui canzoni spadroneggiano da queste parti.
“Long Way To Go” apre il concerto come apriva il disco in studio, ed è un incalzante rocker dal coro innodico. “Make Some Noise” è travolgente e aggressiva, e si palesa come un inno con accenni della serie  “rap meets hard rock” anni ottanta, mentre “Song And A Prayer” è, invece, un brano relativamente più contenuto e corale ma sempre elettrico e teso. Ancora, “We All Fall Down” (sempre da “Make…”) scuote gli ascoltatori grazie al suo hard rock energico con le sei-corde che colpiscono come mazze rotanti, mentre “Last Time I Saw The Sun” si segnala per il pregiato assolo di chitarra di Aldrich, lick saettanti e ritornello gradevole. Veloce ed adrenalinica pure “Mainline”.

“Revolucion” è rappresentato, invece, dalla ben nota “Mexico”, accattivante rock che apriva il lavoro da studio, da “Something I Said”, ballata comunque pervasa da elettricità, dalla corale “With You And I” e, in chiusura, dall’hard rock un tantino scanzonato di “Midnight Moses”.
“Lock’ N’ Load”, ballad ancora elettrificata e roots, tiene da sola alta la bandiera del disco d’esordio.

Tante sono, poi, sono qui le cover eseguite dai DD, quale divertimento per sé e per il pubblico, già presenti o meno nei lavori in studio.
“Fortunate Son” è la versione carica di forza che i nostri cinque musicisti danno del classico immortale dei Clearence Clearwater Revival, mentre “Join Together” omaggia gli  Who in maniera  trascinante e  torrenziale. “Helter Skelter” (“la canzone che Charles Manson rubò ai Beatles”, disse qualcuno negli anni Ottanta del secolo scorso) e “American Band”( Grand Funk Railroad) ma pure le varie fulminanti citazioni presenti in “Band Intros” sembrano dire: “ehi, noi siamo questi qui,  questo ci diverte, queste sono  le nostre radici, e siamo sicuri siano anche le vostre!”.
Anche il documentario ci fa piombare in un mondo familiare di chitarre, di passione per la musica, di locali arroventati dalla musica, di demin & leather, che ci piace assai e che ci fa sentire a casa.

“Live & Louder” , dunque, è animato da un suono classic rock ma che  non sa di stantio, perchè l’energia con cui viene presentato è davvero tanta, con adrenalina, scintille ed elettricità che debordano  dappertutto.
Anche qui i Dead Daisies confermano di essere posseduti da un grande spirito rock, che si esprime con chitarre taglienti, con una sezione ritmica groovy e potente come un treno in corsa, con la voce di Corabi che fa veramente percepire a proprio agio come non mai.

Francesco Maraglino


 

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