Recensione: Lost Horizons
Gli orizzonti perduti di Luca Turilli sembrano riapparire in concomitanza con la seconda uscita solista a pochi giorni dal discreto The Infinite Wonders of Creation e provano a materializzarsi tramite una creatura musicale divergente, quasi astratta, nata da una straripante abbondanza di idee che l’artista triestino coltiva di giorno in giorno.
Se con l’ultimo lavoro ci eravamo accorti di un sintomatico distaccamento dalle radici filologiche di rhapsodyana memoria, con Lost Horizons, Luca vuole porre l’accento su un genere da lui stesso definito Elettro-Metal-Sinfonico, appellativo che mi sento di sottoscrivere con qualche riserva.
Giusto far sapere ai lettori che difficilmente, il chitarrista, avrebbe avallato la decisione delle sue etichette (la Magic Circle Music per il nord America e la SPV per l’Europa) di uscire quasi contemporaneamente con due dischi ma, costretto da scadenze improrogabili, si è dedicato con fervore su un doppio lavoro di elevata caratura e di ragguardevole valenza artistica.
L’evocazione ossessiva di spirito e materia è alla base del concetto musicale del progetto e non faccio riferimento alle sole liriche affrontate nei cinquanta minuti a disposizione ma, mi baso principalmente su una digressione sonora che ha del metafisico, dell’etereo, probabilmente influenzata da un approccio compositivo mutato grazie, in particolar modo, all’utilizzo delle tastiere come strumento di partenza e non, come accadeva in precedenza, della chitarra.
Francamente, un volantino pubblicitario che definiva il sound di Lost Horizons come un miscuglio di elementi moderni di radice new metal, opera, musica tecno-elettronica condito da atmosfere gotico-sinfoniche, mi aveva preparato al peggio. Sì, in parte condivido questo tipo di lettura del disco ma vi assicuro che non rende l’idea su quello che si rivelerà essere il principio di fondo.
Luca Turilli non snatura il livello orchestrale sino ad oggi raggiunto e non ci propina un disco dance-oriented pertanto, restino tranquilli i sostenitori del fondatore del Film Score Metal, le caratteristiche boombastiche che l’hanno reso famoso in Europa prima e nel mondo poi sono immutate. Addio power metal però.
Ci si affida alla voce operistica di tale Mist che dovrebbe essere (uso il condizionale perché la line up verrà ufficializzata solo col secondo disco programmato per il prossimo anno) Floor Jansen degli After Forever autrice di una prova mastodontica proprio nei punti chiave che sintetizzo citando i seguenti brani:
Sospiro Divino: cantato interamente in italiano e naturale seguito di Lamento Eroico dei Rhapsody che sboccia nell’epicissimo ritornello;
Virus: decisamente il più elettronico dei pezzi a disposizione, vincente nel solito ritornello;
Dreamquest: il brano dove la fase orchestrale converge sino a toccare il suo picco massimo;
Ghotic Vision: la canzone che più si avvicina ai Rhapsody col gradito ritorno del famoso clavicembalo proprio nelle fasi conclusive.
Non so’ quanti di voi siano a conoscenza del fatto che Lost Horizons avrebbe dovuto trovare pubblicazione quattro anni fa e che, soltanto problemi di ordine burocratico hanno fatto slittare il rilascio definitivo. E’ difficile, pertanto, parlare di precisa evoluzione delle idee del maestro triestino anche se, a onor del vero, soltanto quattro dei dodici capitoli a disposizione sul promo (tredici sulla versione in vendita al pubblico) erano già pronti da diverso tempo.
Un ascolto approfondito lo meritano anche l’eclettica Dolphins Heart e l’oscura Frozen Star e il resto non è da relegare in un piano troppo inferiore. La produzione, che ve lo dico a fare, si attesta su livelli fantascientifici e l’album si lascia ascoltare in tutta la sua potenza su qualsiasi piattaforma audio; dalla più economica alla più costosa.
Il giudizio finale non può far altro che tangere quello espresso con The Infinite Wonders of Creation ribadendo che, il prodotto, è destinato ad una categoria di persone non ben definita ma avvezza alle enormi colonne sonore cinematografiche guarnite da rifiniture sfarzose ed estremamente appariscenti.
Gaetano “Knightrider” Loffredo
Tracklist:
1.Introspection
2.Virus
3.Dreamquest
4.Black Rose
5.Lost Horizons
6.Sospiro Divino
7. Shades of Eternity
8.Energy
9.Frozen Star
10.Too Late
11.Dolphins Heart
12.Gothic Vision