Recensione: Lunatic
Noi italiani li abbiamo battuti nella finale degli ultimi campionati
mondiali: va bene. L’enogastronomia italiana non ha nulla da invidiare alla
loro: va bene. Ma diciamocelo, in ambito musicale i francesi ci battono
sonoramente senza neanche dover ricorrere ai calci di rigore. Perché? Perché
basta scorrere la lista di formazioni che può vantare la Francia in questi
ultimi anni e la qualità media delle loro proposte, per rendersene conto. Terra
di sperimentazioni futuristiche ma non solo (basti pensare alla “splendente”
scena black metal) che da oggi annovera fra le proprie fila i Pitbulls in the
Nursery.
Lunatic, il disco di debutto dei nostri, ha in seno tutte le
caratteristiche di una giovane formazione che cerca di proporre qualcosa di
innovativo (o non troppo omologato), riversando in queste tracce una mole
importante di idee, contaminazioni, passaggi irresistibili, senza però la giusta
dose di esperienza per riuscire a contenere e confezionare al meglio la
straripante musica contenuta in questo dischetto. Un sound meccanico e
industriale, poggiato su una solida base death metal, che incontra il gusto
cibernetico e chirurgico dei Meshuggah (in primis), intriso di riff
stoppati, stacchi arpeggiati, ritmiche sincopate, atmosfere apocalittiche. Le
chitarre di Simon Thevenet e Mathieu Commun ci prendono gusto a
sfidare la nostra attenzione nel seguire le moltissime variazioni, con un lavoro
a volte sin troppo cervellotico, ma di grande spessore.
Purtroppo è su questo aspetto che Lunatic cala leggermente, i
Pitbulls in the Nursery non riescono ancora a mantenere la stessa
tensione per tutta la durata del disco, attraverso una scaletta che presa nelle
singole parti non può che stupire, ma che nell’insieme tende ad uniformare
eccessivamente la proposta, causando uno spiacevole effetto di smarrimento.
Infatti le tracce tendono a lungo andare a perdere la propria identità,
risultando quasi un flusso continuo senza una reale differenza tra un brano e
l’altro. Cosa che in realtà non sussiste, in quanto ogni brano di Lunatic
ha un suo perchè, un suo svolgimento ben preciso, all’insegna della tecnica e
dell’imprevedibilità, con riferimenti lontani anche a melodie jazz-fusion. Una
durata eccessiva (poco meno di un’ora) probabilmente ha amplificato la carenza
da parte di questi musicisti di un po’ di scaltrezza, riversando tutto quello
che gli passava per la testa, invece di risparmiarsi e centellinare le idee per
esporle al meglio.
Ma ben vengano gruppi come i Pitbulls in the Nursery, che non si
risparmiano in nulla, neanche sotto l’aspetto della produzione, in pieno stile
cyber metal (con un suono di doppia cassa che ricorda un certo Raymond
Herrera) fredda, potentissima e disturbante. E dopo tutta la violenza
sprigionata, gli ultimi splendidi dieci minuti atmosferici di In My Veins,
sono un toccasana… un lontano sitar che accarezza le nostre povere orecchie
martoriate. Un gruppo e un disco da tenere in grande considerazione. Quando si
dice se il buongiorno si vede dal mattino…
Stefano Risso
Tracklist:
- Lente Agonie
- Lunatic Factory (mp3)
- W.Crew
- Impact
- Corrupt TV
- Strong
- Antagony
- Calibrated
- Monkey’s Masturbation
- La Norme
- In My Veins