Recensione: Lustdriven

Di Gabriele Pintaudi - 18 Agosto 2010 - 0:00
Lustdriven
Band: Kiuas
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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78

I Kiuas, sono una band finlandese che con Lustdriven pubblica il quarto lavoro in studio, il più maturo ed elaborato. Il gruppo rappresenta il sunto di tutto ciò che dovrebbe essere il power metal, se per “power” intendiamo potenza, rabbia, melodia, velocità e a volte anche cattiveria, grazie anche al cantante che plasma la sua voce in ogni modo.

L’opener Kiuassalut travolge come un treno l’ascoltatore già dalle prime note; si tratta di una canzone perfetta da ogni punto di vista: potente, melodica e veloce, il cui ritornello fa fatica ad andare via dalla testa. La seconda, Cry Little Angel, si muove sulle stesse coordinate del brano precedente con strofa aggressiva e ritornello melodico che, per l’ariosità della composizione unita alla velocità della stessa, ad opinione di chi scrive ricorda molto da vicino gli Angra.
Piccola variazione con la terza traccia Of Lust, Love and Human Nature, più ragionata e meno di impatto, accompagnata da orchestrazioni che donano epicità senza appesantire troppo il sound, caratteristica che rappresenta una piccola novità in casa Kiuas.
Con Afterman si spinge nuovamente sull’acceleratore con maggiore decisione: forse questa è la traccia più dura del disco, ma non altrettanto efficace come melodia infatti, stilisticamente parlando, si avvicina molto al primo lavoro della band, The Spirit of Ukko.
Light Are Many è una ballad non troppo riuscita e prevedibile, godibile, ma non all’altezza delle precedenti canzoni, mentre The Visionary rappresenta un altro punto forte dell’album, essendo molto teatrale e articolata, vicina allo stile degli ultimi lavori dei Blind Guardian. Si ritorna al power metal, semplice ma efficace con Heart And Will, altro buon pezzo, che però non riesce a superare l’opener in qualità.
È ora il turno di The Quickening: qui è la melodia a fare da padrona mettendo da parte i ritmi serrati e il buon ritornello ne aumenta il valore anche in questo caso. Rispetto ai primi dischi, sicuramente questo Lustdriven è il più vario che abbiano mai composto i Kiuas, infatti può venire incontro ai gusti di molti ascoltatori.
Summer’s End è il lento del disco, riflessivo con un’anima folk, particolare e originale grazie anche a un finale inaspettato. La conclusiva Winter’s Sting è un altro grandissimo pezzo, insieme a Kiuassalut forse la migliore del disco: come la traccia precedente ha un leggero sapore folk e riesce a emozionare soprattutto grazie al ritmo in crescendo, ed è l’esempio lampante della maturazione dei Kiuas, soprattutto in chiave melodica, vero e proprio passo avanti rispetto ai comunque validi lavori precedenti.

In conclusione un gran bel lavoro, robusto, originale, coinvolgente che, però, non esalta completamente per alcuni brani leggermente sottotono.

Gabriele “Xan” Pintaudi

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Tracklist:
1. Kiuassault
2. Cry Little Angel
3. Of Lust, Love and Human Nature
4. Aftermath
5. Lights Are Many
6. The Visionary
7. Heart and Will
8. The Quickening
9. Summer’s End
10. Winter’s Sting

Line-up:
Ilja Jalkanen [vocals]
Mikko Salovaara [guitars]
Markku Näreneva [drums]
Teemu Tuominen [bass]
Atte Tanskanen [keyboards]

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