Recensione: Machine Hell
Cileni, attivi dal 1986, alle spalle una manciata di demo, due album ufficiali, senza farsi mancare un Best Of d’ordinanza, il Live di prassi e anche un Dvd. Machine Hell, la Loro ultima prova in studio oggetto della recensione, segue a tre anni di distanza Hell Only Knows e vede la luce, ancora una volta, sotto il moniker dell’etichetta francese Inferno Records. Un paio di ospiti illustri a conferire maggior appeal internazionale al prodotto – Metal Mike Chlasciak (Halford) alla chitarra su Hawker Hunter e Veronica Freeman dei Benedictum al duetto vocale in The Gods Give No Reply -, videoclip dello stesso brano, copertina ben congegnata e poi via con la proverbiale dose di violenza metallica vergata Vastator fino al termine.
Machine Hell è opener massiccia che denota l’attitudine a scimmiottare Rob Halford da parte di Nelson ‘Rob Díaz’ D’Aldunce il quale, onestamente, a tratti ci riesce davvero bene, anche se l’originale rimane altra cosa a livello di consistenza e valore assoluto. Nell’ibrido 8.8 i cileni tentano la carta eroica, con risultati altalenanti, The Gods Give No Reply, scusate il gioco di parole sulla traduzione letterale, ma non dà risposte particolarmente brillanti.
Cambio di registro in Fiend, figlia dei Metallica più profondi e discretamente convincente nonostante qualche passaggio ove la messa a fuoco generale urla al cielo vendetta. Basso bello marcio marchiato Overkill in apertura di X-Terminate, poi è furia cieca nel mucchio sempre di stampo Ellsworth&Verni, senza però la classe degli americani.
Anonima Hawker Hunter, al di là del ficcante lavoro di Peyote “Green Arrow” Barrera al proprio strumento, poi è la volta della pretenziosa e lenta Reminiscence, scommessa adulta da parte dei Vastator verosimilmente vinta senza per questo far gridare al miracolo. Per chi scrive, comunque, l’highlight di Machine Hell.
Ultimi quattro brani in lingua madre a partire da Combustible en la Sangre, aperto da generosi rombi di scarichi di motociclette custom. Vastator a Loro agio con l’idioma, indubbiamente, un po’ meno con il songwriting, di derivazione Muro nella fattispecie. Generose le galoppate di Puñado de Almas, il pezzo migliore del quartetto. El Ultimo Grito en el Inferno sterza verso atmosfere Dark senza perdere in velocità e chiude Caleuche, undici minuti e rotti di HM e sperimentazione – logicamente inquadrata nei canoni semplicistici dei Nostri – che alla lontana richiamano qualcosa dei tricolori Rosae Crucis, senza raggiungerne le vette e il pathos. In definitiva un pezzo senza infamia e senza lode.
Machine Hell: violenza bruta, crudezza, spesso approssimazione, songwriting grezzo, produzione così così, manchevolezze qua e là, niente lacca, trucchi, eye liner e comunicati ad effetto per attirare i grulli della situazione. E’ vero, ma non basta. Parafrasando il calcio, tanto agonismo, sì, con pochi risultati effettivi in termini di realizzazione.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist :
1. Machine Hell
2. 8.8
3. The Gods Give No Reply (feat. Veronica Freeman)
4. Fiend
5. X-Terminate
6. Hawker Hunter (feat. Metal Mike on lead guitar)
7. Reminiscense
8. Combustible En La Sangre
9. Puñado De Almas
10. El Ultimo Grito En El Infierno
11. Caleuche
+ Videoclip: “The Gods Give No Reply”
Line-up:
Nelson “Rob Díaz” D’Aldunce – Vocals
Felipe Hernandez – Guitars
Peyote “Green Arrow” Barrera – Bass
Gerardo Barrenechea – Drums