Recensione: Marching out

Di Paolo Beretta - 27 Aprile 2003 - 0:00
Marching out
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Anno: 1985
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90

6 corde, dita veloci, tendini d’acciaio, una buona chitarra e tanta passione. Queste, a mio parere, sono le caratteristiche fondamentali di ogni guitar player che si rispetti. Ma non tutti sono uguali, ce ne sono alcuni che hanno qualcosa in più, che riescono dove gli altri falliscono. Cosa differenzia un buon chitarrista accademico da un funambolo, un genio delle 6 corde? La risposta è sconcertante nella sua semplicità! Il gap, il divario non si basa “solo” nella tecnica ma anche nella capacità di far “parlare” nel vero senso della parola la propria anima tramite la chitarra ( strumento nobile ). Solo così facendo un riff può davvero esprimere la propria forza, potenza, solo così un assolo può far esplodere la rabbia, tristezza, voglia di vivere e tutte quelle sensazioni che esistono, talvolta represse, in ognuno di noi! Per acquisire tale capacità, quella di emozionare, la mera tecnica, per quanto sopraffina, non basta. Bisogna essere speciali, con due parole: Guitar Hero! Uno di questi è svedese, è presuntuoso quanto funambolico e si chiama Yngwie J. Malmsteen. Nel 1985 raggiunse l’apice della sua carriera dando vita ad un album destinato a non morire mai: Marching out. Un cd dove ogni singola nota è al suo posto e dove Yngwie e la sua band, i Rising Force, non ci annoiano con canzoni dalla struttura simile arricchite da un assolo. Quello che ho tra le mani ora che sto scrivendo è un lavoro stupendo, che nella mia stoltezza ho capito, apprezzato nella sua totalità, solo dopo diversi anni. Prima lo tenevo in un cassetto e non lo ascoltavo mai; poi musicalmente parlando sono cresciuto e ascolto dopo ascolto sono rimasto irrimediabilmente incantato dalla sua bellezza straripante. Uno dei più bei dischi della storia dell’Heavy anni ’80. Un album vario e completo dove prendono vita sonorità pesanti, relativamente lente e cadenzate come in I’ll see the light tonight, I’m a viking, Disciples of hell caratterizzate da atmosfere cupe e tenebrose ben evocate dalle tastiere e da tutto il gruppo. Non mancano tuttavia cavalcate travolgenti come Don’t let it end, Anguish and fear, Caught in the middle dotate di una sezione ritmica imponente e fulminante che fin dal primo distratto ascolto rimane marcata a fuoco, come un marchio, nella mente. Originali On the run again e Soldier without faith. Brani che alternano sapientemente melodie forti e decise ad altre più leggere e tristi ( negli assoli ), in totale contrapposizione con il resto dei brani. Semplicemente fantastici i pezzi strumentali Overture 1383 e la conclusiva title track dove Yngwie giustamente non si esibisce in delle futili scale; veloci, quanto vuote corse contro il tempo. Al contrario la Fender di Malmsteen sforna melodie e solos guitars melanconici, lenti, toccanti che portano la nostra mente lontano, lontano! Un cd storico sapientemente suonato da tutta la formazione, che tra l’altro comprende nomi illustri come quelli del giovane tastierista Jens Johansson e del singer Jeff Scott Soto, che ha supportato divinamente Yngwie nella creazione di questo raro capolavoro che testimonia la sopraffina qualità del miglior Heavy Metal degli anni ’80.

TRACKLIST
1. PRELUDE
2. I’LL SEE THE LIGHT TONIGHT
3. DON’T LET IT END
4. DISCIPLES OF HELL
5. I AM A VIKING
6. OVERTURE 1383
7. ANGUISH AND FEAR
8. ON THE RUN AGAIN
9. SOLDIER WITHOUT FAITH
10. CAUGHT IN THE MIDDLE 11. MARCHING OUT.

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