Recensione: Mater of All Evil

Di Alessandro Calvi - 2 Maggio 2004 - 0:00
Mater of All Evil
Band: Necrodeath
Etichetta:
Genere:
Anno: 1999
Nazione:
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88

Secondo album dalla reunion per i liguri Necrodeath, ma primo con la nuova formazione datata 1998, terzo se contiamo tutti i dischi usciti sotto a questo monicker.
A metà anni ’80 i Necrodeath erano diventati un gruppo culto nell’ambito dell’underground, grazie soprattutto al demo intitolato The Shining Pentagram che li aveva di botto catapultati all’attenzione di tutti grazie alla mistura di thrash/death/black che aveva fatto gridare al miracolo molti giornalisti dell’epoca. Poi era stata la volta di due album: Into the Macabre e Fragments of Insanity, molto ben accolti da pubblico e critica ma poi le incomprensioni all’interno del gruppo e i problemi con l’etichetta misero la parola fine ai Necrodeath, il gruppo si sciolse.
Per fortuna fu una fine solo momentanea, nel 1998 Peso, il batterista, in seguito alla sua uscita dal nuovo gruppo che aveva formato, decide di rifondare i Necrodeath insieme a Claudio. La prima uscita di questa rifondata band è la ristampa del loro primo cd, Into the Macabre, con pezzi storici come Mater Tenebrarum e At the Mountain of Madness. Ma sarebbero stati capaci dopo 10 anni, e soprattutto il cambio di line-up quasi totale, a reggere il raffronto con le leggende che erano stati?

La risposta è affidata a questo Mater of All Evil uscito nel 1999 a solo un anno di distanza dalla rifondazione dei Necrodeath e, almeno per quanto mi riguarda, la risposta è stata più che positiva. Il gruppo ligure è tornato, ed è tornato alla grande.
L’album si apre con The Creature, un brano veloce e aggressivo con tutta la violenza dei Necrodeath che ci ricordavamo, e già la testa fa fatica a non lasciarsi andare a un forsennato head-banging. Le canzoni si susseguono veloci, cattive, potenti e quando inizia l’attacco di Black Soul quasi si fatica a credere alle proprie orecchie. Si stenta a credere che la chitarra acustica centri qualcosa con la violenza da cui sono normalmente caratterizzate le song dei Necrodeath e nonostante poi il ritmo della traccia salga, potremmo quasi dire di trovarci di fronte a un brano lento se lo raffrontassimo con gli altri pezzi del lotto.
Al quarto posto poi troviamo una delle canzoni che meglio di tutte tratteggiano quello che è lo stile dei Necrodeath, una song che risponde al titolo di Hate and Scorn, sicuramente la mia preferita dell’album e una di quelle che mi piacciono di più in assoluto tra quelle di questo gruppo in copia con Mater Tenebrarum.
L’album prosegue con Iconoclast, un altro brano di potenza e violenza davvero mostruosi, ma è difficile anche riuscire a estrapolare un titolo piuttosto di un altro dal lotto delle undici tracce che compongono questo Mater of All Evil. L’album infatti non ha cadute di tono, non ha brani che possono piacere di meno perché sono di fatto tutti di alta qualità, difficile quindi fare una cernita. Mi viene ancora da citare Void of Naxir o At the Roots of Evil, o ancora l’ultima traccia Fathers che chiude l’album ma sono nomi dettati solo dai miei gusti personali. Chiunque altro probabilmente avrebbe detto altri titoli, o forse gli stessi che ho nominato io ma sulla base di gusti completamente diversi. L’unica certezza è l’assoluta validità di questo album e delle canzoni che vi sono contenute, tutti brani classici che hanno avuto il merito principale di averci restituito una band storica come i Necrodeath, ma non solo questo perché si tratta di tutte belle canzoni. Canzoni sulle quali non pende l’ombra di ciò che la band era stata, anzi che ci restituiscono e fanno brillare il gruppo ligure di una nuova luce.

Dal punto di vista della produzione secondo me ci troviamo di fronte a un altro centro perfetto. L’album suona in maniera sempre convincente con un ottimo bilanciamento tra gli strumenti e la voce, valorizzando ogni elemento nel modo migliore nel momento più opportuno. Sinceramente devo ammettere che prima di ascoltarlo non mi sarei mai aspettato una produzione di questo livello e così ben mirata. Insomma un album che se già dal punto di vista prettamente compositivo presenta il ritorno veramente alla grande di una band storica nell’ambito del metal estremo italiano, non è da meno dal punto di vista della produzione, consacrando decisamente questo album nell’elenco dei dischi che faranno storia.

In conclusione un album veramente ottimo. Ottime canzoni che hanno decretato il ritorno alla grande di una band italiana che ha fatto storia, riconfermandola come uno dei gruppi universalmente più seguiti. Un album che fa della violenza e della potenza marchiati a fuoco col nome Necrodeath la propria bandiera. Un album che non può mancare nella casa di tutti coloro che ascoltano e amano il metal più estremo. Un album che dimostra come i gruppi italiani quando vogliono non sono secondi a nessuno, al contrario sono in grado di divenire punti di riferimento per tutta una corrente musicale.

Tracklist:
01 The Creature
02 Flame of Malignance
03 Black Soul
04 Hate and Scorn
05 Iconoclast
06 Void of Naxir
07 Anticipation of Death
08 Experiment in Terror
09 Serpent
10 At the Roots of Evil
11 Fathers

Alex “Engash-Krul” Calvi

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