Recensione: Melpein

Di Riccardo Angelini - 6 Febbraio 2007 - 0:00
Melpein
Band: Melpein
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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75

Nuove leve giungono dall’antica Etruria a rimpinguare le schiere della scena progressive italiana – una delle più vitali in Europa e nel mondo. I Melpein nascono a Foligno, nel 2004, e giungono oggi al loro primo demo: un disco di tre tracce, incentrato su un progressive metal/rock dagli spiccati accenti melodici, nell’ambito del quale un largo spazio è concesso in particolare alle tastiere.

Meno di quindici minuti in tutto, ma ampiamente sufficienti a saggiare il valore di questi ragazzi.  Senza cadere nel diffuso vizio dell’emulazione a tutti i costi di realtà più celebri o in quello, ancor più pernicioso, del cosiddetto esibizionismo tecnico – quanti si sono rovinati nel tentativo di dimostrare che “lo sappiamo fare anche noi” – i Melpein riescono a creare un trio tracce eleganti ed equilibrate, saggiamente contenute entro la soglia dei cinque minuti. Senza rischiare un approccio forzatamente innovativo, i brani preferiscono lasciare fluire melodie docili e accattivanti, supportate da una struttura ritmica intelligente e bene articolata. L’iniziale “Kreta” apre con chitarre e tastiere arrembanti all’unisono, ma ben presto si accheta per lasciare spazio alla voce suadente ma decisa della singer Paola Covaccioli. Nonostante quale lieve incertezza nella primissima parte del brano, la giovane cantante dimostra ben presto le sue qualità – timbro piacevole, ottimo controllo della propria voce e buona personalità: un potenziale da seguire con molta attenzione. Grandi protagoniste anche le tastiere di Luca Lucidi – ora nelle vesti di sornione accompagnatrici, ora autrici di interventi puntuali e sempre azzeccati – capaci in particolare di distinguersi per alcune decisioni molto azzeccate nella scelta dei suoni. Il talento di Luca è ampiamente condiviso anche dal fratello Francesco: il giovane drummer si dimostra un elemento essenziale della band, dotato di una tecnica impeccabile della giusta dose di audacia. Restano purtroppo un po’ in ombra il basso di Fabio Menghini e, a tratti, le chitarre di Saulo Ferrata. La loro prova resta del tutto all’altezza, e alcune scorribande in fase di assolo o in coppia con le tastiere ne testimoniano il valore (sentire “Isteria” per credere), ma il loro riffing si ritrova spesso sormontato da copiose ondate di melodia, che invece potrebbero essere ulteriormente valorizzate da una dose supplementare di ruvidità e potenza. Il pericolo può infatti essere quello di prestare il fianco alla facilità di alcune soluzioni melodiche prossime al pop, apprezzabili finché si limitano a un refrain (come quello, piacevolissimo, di “Kreta”) o a qualche passaggio occasionale, ma deleterie se dovessero prendere il sopravvento. In attesa di verificare gli sviluppi futuri tuttavia non si può che essere colpiti piacevolmente da una band capace di comporre già con questo primo demo un brano maturo come “L’Alchimista”, per chi scrive il più riuscito del lotto.

Tecnica, talento, professionalità: le qualità ci sono e tre brani sono bastati a dimostrarlo. I Melpein si dimostrano tra i gruppi esordienti più interessanti degli ultimi tempi: ora si tratta di mettere a frutto quanto di buono si può trovare su questo demo: in particolar modo cementare l’affiatamento del gruppo, limare le già rare imperfezioni e soprattutto prestare più attenzione per quel che riguarda il lato rock/metal delle composizioni. Gli appassionati di prog intanto possono segnarsi fin da subito il loro nome, ne sentiranno parlare di nuovo.

Tracklist:
1. Kreta
2. L’Alchimista
3. Isteria

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Anno: 2006
75