Recensione: Menschenmühle

Di Alessandro Rinaldi - 29 Marzo 2021 - 0:46
Menschenmühle
Genere: Black 
Anno: 2021
Nazione:
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82

Kanonenfieber, ovvero “Febbre da cannone”: al di là dei riferimenti, bellici, poco si sa di questa one man band; Menschenmühle risulta essere un pregevole album, un concept che ruota attorno alla Grande Guerra, il primo evento bellico di portata mondiale.

Il riferimento risulta evidente già dalla copertina, che offre un richiamo forte: uno scheletrico soldato in uniforme tedesca che ricarica il cannone non con la polvere da sparo, ma con i corpi dei civili, ossia le vere vittime della guerra. Possiamo distinguere due diverse categorie di artisti che affrontano questo tema: chi preferisce “paradisizzare” la terra, con immagini di un mondo unito che vive in pace e armonia, e chi preferisce raccontare gli orrori della guerra, il dolore e la sofferenza che provoca. I Kanonenfieber estremizzano questo concetto e lo plasmano secondo i canoni del black metal proponendoci immagini di guerra, ed il minimalismo che caratterizza il songwriting altro non fa che estremizzare il lato violento della stessa: Grabenlieder è il manifesto della filosofia dell’album, un brano che estremizza il concetto proponendo scene di vita (e guerra) dei soldati che, durante il giorno di Natale, ricevono in regalo granate. E, nel disco, non mancano i riferimenti storici: dalle rivendicazioni sull’Alsazia-Lorena di prussiana memoria, passando per il piano Schiefflen .

Musicalmente, abbiamo a che fare con una perfetta sincrasi tra black e death metal; l’album risulta essere davvero omogeneo all’ascolto, e anche chi avesse poca dimestichezza con la lingua tedesca intuirebbe il concept album offerto dai Kanonenfieber. Spesso vengono introdotti, ad inizio o fine canzone, dei segmenti di audio dei tempi della Grande Guerra: una scelta d’impatto, che riporta l’ascoltatore e lo immerge in quei tempi. Ed effettivamente l’album parte così, con Die Feuertaufe, canzone molto dura, e non poteva essere altrimenti: la guerra non è forse più aspra e violenta nei suoi momenti iniziali, in cui si riversano l’odio e le rivendicazioni dei popoli divisi dalle classi politiche? Dicke Bertha e Die Schalacht proseguono sulle orme dell’apertura, Der Letzte Flug ha un blast beat coinvolgente, da headbanging. E da qui, le acque si placano: probabilmente è passato del tempo, i soldati iniziano a pagare le ferite psicologiche degli eventi bellici, della morte dei compagni, della distanza della famiglia, e le atmosfere iniziano a diventare più cupe. La già citata Grabenlieber è un grandissimo pezzo, in cui la crudezza del testo e l’armonia si fondono all’unisono. Unterstandsangst è un bel pezzo che descrive lo stato fisico ed emotivo di un militare, con il consueto stile minimalista che colpisce l’ascoltatore come un pugno allo stomaco. Chiude la bellissima ballata folk Verscharrt Und Ungerühmt, che nichilisticamente ci ricorda come alla fine di tutto, il soldato verrà sepolto e dimenticato: la guerra è vana, fine a se stessa, e porta solo morte e distruzione.

Questo è uno di quei dischi “da leggere”, poiché ascoltarlo, significherebbe apprezzarlo a metà; i testi, la tematica affrontata, il significato, sono il valore aggiunto ad un ottimo lavoro, nato per ricordare che, come diceva Karl Von Clausewitz: “La guerra non è altro che la prosecuzione della politica con altri mezzi”. Non c’è nulla di glorioso per chi vi partecipa, solo morte, desolazione, dolore e tristezza – e questo concetto ci riporta al messaggio contenuto nell’artwork di Menschenmühle . Perché i riconoscimenti e le condanne della storia, spetteranno a chi non ha mai imbracciato un fucile.

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