Recensione: Metztli Obscura
Death metal con venature thrash/black e niente di più. Pochi fronzoli, pezzi diretti, semplici e assimilabili in una manciata di ascolti. Questo è quanto avevano da offrire al pubblico i messicani Hacavitz.
Nati nel 2003 in Queretaro, una zona centrale del Messico, i due musicisti cominciano la loro avventura discografica nel 2004 con l’EP “Hacavitz”, seguito, l’anno dopo, dal primo full-length “Venganza”, al quale succede, nel 2007, “Katun”.
È del 2010 la più recente uscita del combo che, con “Metztli Obscura”, da vita all’ultimo lavoro della propria carriera (il duo si dividerà infatti lo stesso anno). Rispetto ai precedenti parti, questo disco segna una leggera virata verso territori più propriamente black metal, sebbene rimangano ancora ben udibili le influenze death/brutal, Behemoth in primis, e quelle death/thrash, che riportano alla mente i Sepultura di inizio carriera.
Le canzoni qui contenute, lo si diceva in apertura di recensione, sono tutte costruite su strutture estremamente semplici e dirette, non presentando al loro interno alcun tipo di abbellimento. La violenza brutale viene vomitata sull’ascoltatore tramite il riffing serratissimo, ad opera di Antimo Buonanno, che non conosce decelerazioni di alcuna sorta; il chitarrista è inoltre fautore di tutte le vocals, sia scream che growl, che bene si sposano con le melodie sinistre tessute dai nostri.
La sezione ritmica svolge bene o male il suo compito senza evidenti pecche, risultando però poco varia e coinvolgente. Le ritmiche, infatti, sono forse la parte meno sviluppata e rischiano di appiattire non poco i brani, avendo un effetto negativo anche sull’impatto degli stessi.
Aperto da “To Meet Again”, l’album è composto da nove episodi molto simili per stile e composizioni. Proprio a causa di ciò, diventa assai difficoltoso trovare dei momenti particolarmente brillanti o, al contrario, decisamente sotto tono. Il tutto si mantiene su livelli qualitativi quasi sufficienti, senza mai far balzare dalla sedia l’ascoltatore, ma, allo stesso modo, senza indurre troppo spesso allo sbadiglio.
Quello che probabilmente manca a questo “Metztli Obscura” è un songwriting solido e veramente ispirato che possa permettere ai messicani di conferire un’impronta più personale alla propria musica. È infatti impossibile non notare che l’opera in questione attinga a piene mani da una serie di cliché ormai abusati e, per di più, rielaborati il più delle volte in maniera migliore da un numero infinito di formazioni molto più solide sotto ogni punto di vista.
Basta dare un ascolto a tracce come l’esasperata “Ye Patâni Xojtocomol”, o ancora all’agitata e spietata “Most Unclean”, piuttosto che alla classicissima “Sulphur Winds”, per rendersi conto che, al di là di un relativa gradevolezza d’ascolto e di una violenza inaudita, qui di sostanza non è che ve ne sia poi troppa.
A tutto ciò si aggiunga anche che la qualità di registrazione si attesta su livelli piuttosto scarsi per il genere: quest’aspetto incide molto negativamente sul risultato finale, poiché non riesce a mettere in risalto le -poche invero- sfumature più particolari che si potrebbero incontrare nei differenti pezzi.
La povertà dell’audio per di più non sottolinea assolutamente l’esecuzione tecnica dei nostri, di certo non malvagia (si nota infatti una certa cura per gli assoli di chitarra), se solo il mixing fosse all’altezza.
Siamo dunque giunti alle conclusioni. “Metztli Obscura”, pur se con qualche buona trovata, non riesce a imporsi come prodotto sul quale valga la pena concentrarsi. L’unica tipologia di ascoltatore che potrebbe essere realmente interessata ad acquistare ed ascoltare un cd del genere è quella del fan irriducibile della scena. Qualora siate alla ricerca di qualcosa di classico e pieno di cliché fino al midollo allora date un ascolto a questo disco, altrimenti, passate tranquillamente oltre.
Emanuele Calderone
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Tracklist:
01- To Meet Again
02- Ye Patâni Xojtocomol
03- Towards Black Pest
04- Hablan los Muertos
05- Most Unclean
06- Cautil Glalticpac
07- Angstkraftwerk
08- Sulphur Winds
09- Gorajtzin Miqui